Raccontiamo la gente della Saracca e speriamo che riesca stare tutta in un video
Report dal Funerale della Saracca 2018 a Oliveto
Pubblicato il 07/05/18
Sicuramente non siamo riusciti a raccontarvi tutti, ma proprio tutti gli organizzatori, i volontari e sostenitori del tradizionale Funerale della Saracca di Oliveto ma quello che a noi interessava raccontarvi è lo spirito goliardico, divertente e fuori dai canoni prestabiliti (da chi?) che identificano molte feste contemporanee. Questo abbiamo voluto fare con questo nostro secondo video sulla Saracca. Ci vediamo al prossimo.
Pubblicato il 05/05/2018
Iniziamo a raccontarvi il Funerale della Saracca cominciando dalla musica
Musica con Bolognina Roots Family
Gli argomenti che possiamo trovare in una festa come il Funerale della Saracca sono veramente molti; abbiamo pensato di iniziare a raccontarveli partendo da un brano che Bolognina Roots Family ha dedicato a questo evento unico che, sia per unicità che per quantità di pubblico, riesce ad attirare in Valsamoggia ; il brano è una dedica alla Saracca.
Il funerale della Saracca, quello vero e proprio, si svolgerà al termine della festa organizzata; prima di quel momento potrete trovare i concerti nel palco principale e tanti piccoli “angoli” musicali distribuiti nell’unica strada ad anello che unisce il paese di Oliveto.
Come abbiamo detto iniziamo quindi a raccontare il Funerale della Saracca con un po’ di musica. Buon ascolto.
Pubblicato il 09/03/2018
Ora che la data di una delle feste più antiche della Valsamoggia è stata ufficializzata dalla organizzazione degli Olivetani possiamo scrivere un invito con accorate considerazioni perché, ciò che siamo o abbiamo, continua a dipendere da noi.
I lettori più assidui di Millecolline ricorderanno l’attaccamento che la nostra rivista mostra nei confronti di questa festa che risale ad una tradizione dovuta all’antica dominazione spagnola che, anche qui da noi, ha seminato un po’ di tradizioni e qualche parola storpiata dal dialetto. Per coloro che ancora non conoscessero questo funerale laico in cui la musica tradizionale, il ballo sgangherato (al Bâl dal Scuciôl, richiesto a viva voce) e l’omelia dialettale del sempiterno Baraldi si mischia con il primo tepore della primavera (in arrivo) vi forniamo un sereno consiglio: non fate i furbi e non nascondete il vino nei vostri zaini perché questo è il modo migliore per far del male alle nostre tradizioni.
Per quelli che, invece, lo giudicano uno zibaldone senza capo ne coda darei un consiglio: vestitevi con costumi improbabili e buttatevi nella mischia; la speranza è che con un forte quantità di persone responsabili annichilisca i pochi che arrivano solo per ubriacarsi senza conoscere il valore di questa nostra tradizione.
A quei tanti illusi che suppongono che il “divertimento” faccia rima con “stato di ebbrezza” possiamo tranquillamente consigliare molte ripetizioni di italiano, anche se fanno i fuorisede l’Università a Bologna (ne ho incontrati molti in questi anni).
Per tutti coloro che amano le canne posso consigliare molte rive sui nostri vecchi maceri in campagna e bellissime aree sulle rive del fiume Samoggia; quindi: fermatevi lì fintanto che non vi passa.
Ai coloro che amano sentenziare osservando dalla loro finestra darei un amorevole consiglio; quella domenica potrebbe essere assolata, tiepida e con ore di sole allungate; andate al mare.
Ai tanti che voglio passare una intera giornata all’aperto con giochi, musica, cibo e divertimento “campestre” consiglio di arrivare a questa festa comprendendo che, a tardo pomeriggio, si celebrerà un rito di benvenuto alla primavera facendo il funerale alla saracca, simbolo della povertà di cibo dei nostri nonni contadini, con l’augurio di una buona nuova stagione propizia e abbondante. Questo è il Funerale della Saracca e lo dobbiamo al Comitato organizzatore Olivetano, alla Compagnia dialettale L’Aj strêcà un pôo e al gruppo ospite di quest’anno: Fragole e Tempesta. Non dimenticate che potrete mandarci i vostri articoli o fotografie sul Funerale della Saracca, come fece Erdiola Mustafai l’anno scorso. Ci vediamo al campo.
Testo e fotografie di Roberto Cerè per la rivista Millecolline
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