Il Funerale della Saracca secondo Erdiola

Reportage di una festa samoggina

 

Pubblicato il 21/03/17

 

Non è semplice trovare una giovane che scatta fotografie con una macchina fotografica; noi di Millecolline potevamo farcela scappare? Mentre stavo eseguendo le foto per documentare l’evento olivetano per antonomasia mi sono imbattuto spesso in una ragazza che, con una fotocamera e un obiettivo fisso (!) si buttava in mezzo alla calca e scattava. Si, avete capito bene, non solo non aveva uno di quelle cotolette telefoniche ma aveva una fotocamera con obiettivo fisso. Qualcuno ricorda quanti zoom c’erano al Funerale della Saracca 2017? Tanti. E quanti con obiettivi fissi? Io ho visto solo lei. Questo è, per me una doppia ragione per premiare la buona volontà di Erdiola Mustafaj e, speriamo, che trovi il coraggio di raccontare altre storie senza fermarsi a questo primo reportage.

 

Erdiola Mustafaj

Erdiola ci scrive il racconto della sua giornata:

Ciliegi in fiore, una bellissima giornata di sole, inaspettatamente calda, accoglie come ormai da tradizione la popolare festa della Saracca. Vi chiederete cos’è la Saracca, la Saracca (un pesce) è una festa tipicamente carnevalesca, non mancano maschere, musica e balli, buon cibo e vino. Viene celebrato nel piccolo borgo di Oliveto (Bologna) dal 1527, anticamente di tradizione spagnola, in cui viene inscenato il funerale della Saracca, ossia della piccola aringa, per simboleggiare la fine dell’inverno e l’inizio della quaresima.  

Ma la Saracca è molto di più, è energia pura, è vitalità, è assenza di filtri, esce dagli schemi di ogni irrazionale immaginazione, è rotolarsi giù per la collina, è Dionisiaca, ma più di tutto è esageratamente vera ed emozionante.  

E’ così che ho cercato di rappresentarla attraverso le mie fotografie, da vicino, molto vicino, forse troppo a volte; probabilmente si può quasi entrare nella scena del suggestivo corteo funebre ai piedi del monte o degli scatenati balli  detti “Scuciol” che lo contraddistinguono, fino al pittoresco tramonto che, tra colline verdi, oliveti e due o tre file di vigna, incornicia un’indimenticabile giornata di festa. 

 

Testo e foto sono di Erdiola Mustafaj

 

 

 

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