Editoriale Millecolline. Li voglio tutti!

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 27/02/2022

Li voglio tutti !

In una pubblicità giornaliera ed “ossessiva” della famosa casa dolciaria Elah, si presenta la solita visita al super mercato e l’inquadratura chiave è riprendere una bambina meravigliata e muta di fronte ad un’intero scaffale pieno di prodotti dolciari Elah. La mamma, momentaneamente, distratta da altro reparto, si gira per  cercare  la propria figlia indipendente.

Raggiunta le chiede cosa preferisce. E la bambina con compiacente disponibilità e desiderio: Tutti !!

Poi questo desiderio totalizzante ed onnivoro continua in scene successive con l’invito ad altri bambini e bambine. Tutte golose di budini, caramelle ed altri prodotti confezionati.

Ormai siamo abituati anche all’impoverimento del modulo pubblicitario. La cultura deve essere cancellata, la pubblicità, con le sue amenità e povertà espositive, aiuta a questo distruttivo processo dell’educazione e formazione della persona.

In questa pubblicità manca la figura maschile. La spesa è solo femminile. Le cretinerie sono affidate alle bambine. E la famiglia è inesistente. L’incontro è per mangiare cose artificiali, industriali, preconfezionate. Tutti input per capire che viviamo sempre più un mondo findus ed artefatto.

Ma l’aspetto più diseducativo e deformante è la risposta Tutti e la immediata soddisfazione del desiderio da parte della mamma ( tutta truccata e pronta per un defilè ) che non è presente  neppure nella più vivace fantasia delle fiabe più demodé.

Nei secoli si è cresciuti tra gli opposti e tra i divieti o prove di coraggio e di sacrificio.

Oggi in nome del consumismo ogni barriera deve esser abbattuta, soprattutto quella che regola il controllo dei nostri comportamenti e la buona educazione alle ragionevoli limitazioni. Che non si significa rinunciare o trasformarsi in un “Calimero piccolo e nero”, ma aver coscienza della misura e della cura del proprio corpo, della propria salute, del vivere in comunità, a partire dalla famiglia tradizionale (che non c’è ).

Quel “Tutti” è anche la spia di un populismo volto all’acquisto indiscriminato. La spesa politica del rigurgito sessantottino. Quando si entra in un centro commerciale è la pancia che comanda ed ordina ed alla fine carrelli strapieni in uscita, ostentando benessere e spreco ed ogni valore cambia nome: pizza, birra, polpette, sughi, salcicce, prosciutto, vini, pane in quantità, minestre già pronte da scaldare, dolci con conservanti e non, pasta senza limiti da cuocere o già cotte e super condite, senza contare l’innumerevole serie di scatolame in cui ci manca solo di scegliere i piedi dei coccodrilli.

Il messaggio, come si può ricavare, non è solo banale ma diseducativo: fin da bambini abituarsi ad avere tutto, anche se poi tutto viene buttato via, senza però imparare a costruire ambienti di vita sana, di lavoro, di giusta ricompensa ai propri sacrifici. Quasi ad affermare la pedagogia della mala educaciòn. L’Eden pubblicitario continua la sua schizofrenia  e dissociazione culturale e sociale.

Un tempo si insegnava che “chi troppo vuole nulla stringe”.

 

                                                              Franchino Falsetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *