Editoriale Millecolline. Abbiamo bisogno di una Spoon River dei bravi Maestri

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 13/01/2021

Abbiamo bisogno di una Spoon River dei bravi Maestri

Oggi, più che mai, nella tormentata ed inquieta vita che viviamo, più facilmente di un tempo, siamo privi di ricordi educativi e riconoscenti. E non facciamo nulla per renderli vivi e considerarli motivo importante della nostra consolazione e stimolazione e considerarli come “testimone” per i giovani attuali e prossime generazioni, ormai, a rischio per una deviante ed insulsa eredità culturale e sociale. Non è vero che la Storia siamo noi. Questo slogan del sessantotto, inventato per anticipare le operazioni di reset che poi abbiamo assistito e tuttora continuano sotto  denominazioni apocalittiche. La Storia è partecipazione, è accesso, è testimonianza, è  vita vissuta,  è protagonismo.

La menzogna che la Storia fosse degli eroi, dei geni, dei poeti, degli artisti, dei filosofi, delle caste e delle loro dinastie, ha prodotto solo inganni e falsità. Tutto in funzione del potere e delle perverse malie per poterlo mantenere e tramandare.

Noi su Millecolline abbiamo creato una nuova Rubrica dal titolo “La Spoon River dei dimenticati”, a cui invito i lettori a contribuire con loro ricordi e memoria per non dimenticare persone che non ci sono più, ma che hanno contribuito alla propria crescita morale e maturità formativa. E quindi diventano indimenticabili e continuano a vivere con noi. Le vostre esperienze diventeranno il genuino materiale per scrivere una Storia minore, fatta di affetti, di emozioni, di indelebili storie per conoscere meglio e proteggere questa malandata Umanità. Questa rubrica è sotto la mia cura, ma i vostri contributi dovranno essere indirizzati al Direttore Roberto Cerè.

Ma questo Editoriale non è nato per fare propaganda pro domo nostra, ma per iscrivere nel nostro Album d’onore, un valente professore di Storia e Filosofia, Pietro Carmina, di 68 anni, morto, tragicamente, nell’esplosione recente avvenuta a Ravanusa.

Il quotidiano “ Il Corriere della Sera”, ha ricordato questo professore, non tra i nomi delle vittime accertate, ma per un toccante discorso dedicato ai suoi studenti, in occasione del pensionamento (che ha pubblicato integralmente, 14/12/21) e che è rintracciabile, dal giorno della sua scomparsa, sui social.

Io ho letto questo discorso è mi sono commosso ed ho pensato che i Maestri ci sono ancora. Quelli che amano la loro professione, ed in particolare coloro che hanno il compito delicatissimo di docente, di insegnante, di modello a cui guardare e sentirsi rassicurati nelle proprie autonome scelte di vita.

Desidero trascrivere alcuni stralci del suo discorso, per farvi capire quanto amore e quanta sensibilità d’insegnamento avesse questo Maestro da ricordare.

“Ai miei ragazzi di ieri e di oggi. Ho appena chiuso il registro di classe. Per l’ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni”.[…]

“Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di aver tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca , si azzanna, si conquista. Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’entusiasmo, la voglia di vivere”. […]

“ Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando: usate le parole che vi ho insegnato per difenderci e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordete la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente”. […]

Come è evidente siamo di fronte ad Maestro di lungo corso, che , senza troppe fantasie o facili superficialità, ha saputo insegnare non per l’effimera gloria di sedere in cattedra, ma per consigliare  e sostenere, anche con fermezza, che gli ideali sono il motore unico  della nostra esistenza.

                                                                                                                                              Franchino Falsetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *