Perché questa imposizione ambientalista ed animalista?
Cattivi Pensieri
Pubblicato il 08/03/2021
Siamo tutti convinti che la salvezza dell’Umanità sia legata alla buona salute del nostro vecchio pianeta Terra. Lo sono tutti i popoli e gli esseri viventi che respirano per vivere. Lo sono meno coloro che pur respirando come tutti i mortali, pospongono la cura della Natura ad interessi di vario tipo e alla bramosia della ricchezza, attraverso lo sfruttamento più cieco e distruttivo dell’Ambiente in senso di rottura dell’ecosistema.
Forse si dovrebbe pensare ad un vero progetto universale di educazione civica da insegnare in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Non solo come purtroppo avviene solo nella scuola di base (scuola primaria e media superiore di primo grado), ma anche nei gradi successivi, Università compresa!
Fatta questa doverosa premessa, desidero soffermarmi sulle “campagne” promosse dai mass media e su certe ossessioni pubblicitarie, in particolare sugli animali domestici: cani e gatti. È un atto di civiltà il rispetto verso questi animali definiti, da secoli, gli amici dell’uomo, ma è anche vero che l’uomo non può essere identificato o – peggio ancora- essere succube fino ad arrivare a forme patologiche, incapace cioè di riconoscere la distinzione tra il genere umano e quello animale.
Mentre sto scrivendo queste considerazioni che confermano il declino dell’Occidente, leggo in prima pagina sul quotidiano “Libero”, diretto dal caustico Vittorio Feltri: “La tutela degli animali sia nella Costituzione”. “Oltre tre milioni hanno un amico a 4 zampe. E’ ora che le bestiole siano considerate esseri senzienti”. Segue un articolo firmato dalla giornalista Azzurra Barbuto, che riportando alcuni brevi stralci dell’appello a Draghi di numerose associazioni, conclude il suo servizio riprendendo una frase dalla lettera inviata al Presidente Draghi dalla Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente, di cui è portavoce la deputata nonché fondatrice della Leida Michela Vittoria Brambilla, strenua difensora verso il mondo di chi “non ha la parola”: “Siamo fermamente convinti che non si possa perdere l’occasione di dare rango costituzionale alla tutela degli animali, allineando la nostra Carta alle altre europee”.
Può essere a questo punto importante trascrivere l’articolo 9 della Costituzione, proposto dal Senato in favore dei diritti degli animali. All’articolo in cui – dopo il secondo comma – è aggiunto il seguente: “Gli animali sono esseri senzienti e la Repubblica ne promuove e garantisce la vita, la salute e un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche etologiche”. Mi sembra tutto lodevole, ma fuori posto. Forse bisogna chiedersi che cosa è la Costituzione di uno Stato democratico e repubblicano e a cosa serve.
Penso che fin dall’antichità questo sia stato un problema, anzi una riflessione, una provocazione per un dibattito di civiltà e non di barbarie. Da Aristotele a Sant’Agostino, da San Tommaso a Descartes (in particolare), tutti hanno ragionato sulla considerazione e rispetto degli animali e delle piante, con dissertazioni se anche loro avessero un’anima e se avessero anche “razionalità”.
C’è in tutta questa lunga storia da sottolineare che oggi, indubbiamente, nel mondo si registra una maggiore brutalità e disinteresse, se non consumistico, degli amici dell’uomo a quattro zampe. Certo che l’uomo deve avere maggiore sensibilità e considerazione verso gli animali in generale, ma sono anche convinto che non possiamo confondere l’educazione ed il rispetto verso chi non “parla” ma risponde con affetto e calore sensitivo, con l’uguaglianza dei diritti da collocarsi persino nella Carta Costituzionale.
Sarebbe un segno di declino battersi perché l’uomo sia pari all’animale, o peggio ancora che l’uomo consideri l’animale, culturalmente e socialmente, alla sua pari. Non mescoliamo le carte: siamo tutti esseri viventi, ma con le opportune diversità e distanze fisiche ed etologiche.
Non sono realtà omologabili e mi farebbe orrore pensare che lo straordinario romanzo politico “La fattoria degli animali” di G. Orwell, divenisse, un domani, una tragica realtà.
Franchino Falsetti