EDITORIALE Millecolline. Nell’epoca delle “passioni tristi” domina l’incertezza

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 04/05/2025

Nell’epoca delle “passioni tristi” domina l’incertezza

Distratti da eventi internazionali e da improvvisi nuovi scenari che ci condizionano e ci rendono sempre più impreparati a capirli ed inadeguati a sentirci, consapevolmente, partecipi, un fenomeno sociale, frutto di precedenti abbondanze e di opulenze prodotte dalla “civiltà” del consumo, ha determinato la nascita di un particolare malessere che sta minando il tessuto connettivo del nostro sistema ideologico (ancora presente) nella sua compatta organicità e sicurezza.

Non viviamo solo la paura del convivere senza insidie, assedi, attacchi, mattanze di ogni tipo, viviamo, soprattutto, l’angoscia di una vera ideologia della crisi, quella che Spinoza definiva dalle passioni tristi, cioè, siamo attraversati e coinvolti da una certa impotenza e disgregazione non solo delle relazioni sociali, dello stare e del comunicare, ma del possedere l’innata voglia d’esistere, di costruire la propria identità, di pensare e caratterizzare il proprio futuro e di tramandare la propria esperienza, il senso proprio del vivere, di avere saputo dare un significato alla propria fragilità esistenziale.

Questo album non dei desideri di carne, ma spirituali, di riscoperta del perché sono qui, su questa Terra sconosciuta, impossibile a decifrarla e renderla oggetto di certezze o di nebbiose speranze.

Ecco questa lettura semplice della vita, presente fine ad alcuni decenni fa, si è sgretolata, ha perso la sua solidità, si parla di pensiero liquido e di azioni liquide di qualcosa che sfugge che non rimane con noi e non ci appartiene.

Viviamo forme di utilitarismo sotto il dominio della crisi, dell’incertezza, dei modelli effimeri, evanescenti, di sconforto, di odio, di deprivazione affettiva, culturale e sociale.

Siamo una Società senza Famiglia.  Gli anni che sembravano rivoluzionari, portatori di nuove idee e nuovi orizzonti di conquiste morali e sociali, si sono trasformati in veri processi di restaurazione e regressione, cioè di progressiva cancellazione di ogni valore, precedentemente, vissuto e determinante per caratterizzare un ruolo cosciente nel nostro agire e produrre nel tempo che il destino ci ha riservato.

Questo è il vero focus che dobbiamo mettere sul lettino di Freud! Se i giovani (oltre due milioni) non leggono e non lavorano in Italia, qualcosa non funziona.

E non sono i politici che vanno rimodellati o cambiati, ma saper ricostruire, in modo sistemico, una nuova Società dove si ricompongano, in senso innovativo e costruttivo, quelle che io definisco le unità formative: dalla scuola alla famiglia alle ideologie come guida culturale e non come indottrinamento per gli adeguamenti strutturali e non solo tecnologici, dei modelli di vita, di costume, di relazioni, di partecipazioni.

Evitiamo di nascondere le nostre incapacità dietro parole insulse come: condivisione, inclusivo, integrazione, accoglienza, fratellanza, multiculturale, emigrazione ad libitum (a piacere)…

Lo stesso dizionario della lingua italiana non è sufficiente per far comprendere queste “insignificanti” parole, nate da un uso popolare e strumentale di vocaboli costretti a modificare, persino, il dizionario dei sinonimi.

Questa è ideologia dei poteri occulti, che ha piegato la nostra lingua, insieme con altre forme come quelle sessiste e del pensiero unico (woke) ed hanno modificato quindi il modo apprendere e di comunicare.

Pertanto come si può cogliere da questi brevi appunti di valutazioni della nostra deriva sociale e culturale, ciò di cui dobbiamo preoccuparci sono le distanze tra le generazioni, ma, soprattutto, la visione della separazione che distingue il nostro modo di rapportarci: non sappiamo più cosa sia il sentimento, l’amore, l’amicizia, il rispetto, la considerazione tra le diverse età della vita.

Siamo una Società allo sbando che ha sostituito le certezze (anche se con senso critico) con i valori del benessere ansiolitico e del vuoto consumismo.

Una Società così deprivata, smarrita, liquida, urlante ed indifferente, quali garanzie potrà dare ai giovani ed alle nuove generazioni, nonché alle varie età della vita? Come potranno i politici governare per un mondo migliore, se loro stessi vivono di queste contraddizioni e miopie?

Invece di vedere abbracci e baci tra i vari Governanti di questo “Mondo Stranamore”, illudendosi di ricreare una nuova Yalta e negando, senza alcuna saggezza prospettica per il futuro, una nuova ecologia della cultura e delle menti dell’uomo, che sarà e diventerà, e per non soccombere nella, già presente, Solitudine e del suo pericoloso isolamento, che stiamo già vivendo e potrà essere la fine anche della Speranza.

“Non stiamo vivendo in un’Europa più pericolosa di quanto lo fosse cinquanta o cento anni fa, ma ciò non importa: sono i sentimenti al riguardo che si sono invertiti, si cerca avidamente qualsiasi informazione che confermi le proprie aspettative di pericolo. Da qualche parte questo circolo vizioso deve essere interrotto”.

(Zygmunt Bauman, Il buio del postmoderno,2011)

 

Franchino Falsetti

One thought on “EDITORIALE Millecolline. Nell’epoca delle “passioni tristi” domina l’incertezza

  1. Il “solito” sig Franchino… “ la Solitudine e isolamento… fine anche della Speranza”.. la prossima pubblicazione sarà un “ Manuale del suicidio “ collettivo?

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