Uscire dallo schema prima che diventi prigione
A complete Unknown
Pubblicato il 03/02/2025
Ho deciso di non prendere l’auto in questa sera d’inverno; me ne andrò al cinema Astra di Bazzano a piedi, come si faceva tanto tempo fa, più o meno in quei tempi cantati dal film che ho deciso di andare a vedere: “A complete Unknown”.
Perché “unknown” (sconosciuto)?
Quel termine, “sconosciuto”, mi ha incuriosito e proverò a cercare una risposta perché mi sa che la risposta non sia legata a nuove rivelazioni gossip su Bob Dylan nel racconto di questi suoi primi 5 anni di carriera.
So che l’unica concessione “filmica” che non sia rigorosa (Bob Dylan stesso ha dichiarato di aver rivisto se stesso in questa pellicola) è relativa al fatto che la visita del giovane e sconosciuto cantautore al ben più famoso Woodie Guthrie non fu all’ospedale ma a casa del folksinger stesso. Poco male.
Inoltre il brano che Dylan dedica a Guthrie cantandolo accanto al letto d’ospedale lo compose solo una volta conosciuto il vecchio Guthrie. Poco male. Non sono elementi che distraggono dalla storia.
La storia, ecco l’elemento chiave: non la storia narrativa di una vita, ma quella in cui erano intrisi quei tempi, quegli uomini e quelle donne, in cui la guerra fredda si era appena sostituita al maccartismo più sfrenato e dilaniante, in cui la televisione – a tamburo battente – sembrava voler spalmare la propria isteria governativa a tutti i cittadini in modo che regnasse un clima di tensione e paura.
“Non sappiamo se domani ci sveglieremo ancora o se saremo scomparsi a seguito di una esplosione nucleare”. Ovvero: abbiate paura, siate consapevoli della precarietà che vi abbiamo raccontato, ma sappiate che ci saremo noi a difendere la nostra civiltà.
Suona molto contemporaneo.
Perché “unknown” (sconosciuto)?
Ebbene, in quelli anni e in quelle terre così controllate, c’erano ancora persone disposte a riconoscere l’equilibrio e a mantenere una via, sebbene fortemente contrastata dal conformismo richiesto.
Ecco un’altra parola che da quanti anni non sento pronunciare seriamente: “conformista”.
Il conformismo imperante e obbediente riceve scossoni artistici dalle parole e dalla musica di questo giovane spuntato dal nulla. Chi è quello sciocchino che ritiene ancora che la musica non si debba occupare di politica? Un conformista.
Pete Seeger entra in campo riconoscendo l’autenticità di Dylan e inizia a promuovere quel ventenne compositore di testi mai ascoltati prima, cresce la loro amicizia e la loro stima.
Ventenne, capite? Solo venti anni. Che succede oggi ai nostri ventenni?
Né gli impresari né l’amore riescono a tenere a freno l’istinto di Dylan per non rimanere imprigionato in gabbie preparate o costruite da lui stesso, dalla sua stessa musica, dai suoi stessi fans.
Egli attraversa tutto il film ricurvo su se stesso, infilando occhiali scuri anche all’interno dei locali, sfuggendo a quei parametri che oggi troviamo completamente invertiti: la ricerca spasmodica dei “like”.
Sapeva di dover combattere anche contro coloro che gli erano vicini perché loro malgrado lo avrebbero trascinato in un ennesimo cortile entro cui identificarsi. A volte pare gridare il proprio pensiero e contemporaneamente capire che non sarebbe servito a nulla, tanto era solido il pensiero opposto.
-“Sei una merda”
-“Lo so”
Perché “unknown” (sconosciuto)?
Chi ascoltava Dylan, quindi, fino a farlo diventare una star della “musica folk” di protesta? I giovani. Quei giovani che probabilmente non ne potevano più di quel mondo inneggiante alla paura e alle armi, quei giovani che stavano cercando un portavoce che togliesse per loro il coperchio del vaso di Pandora.
L’ossessione per la creazione di nuovi testi e nuove sonorità sono ben descritti in questo film in cui Dylan è il protagonista indiscusso che sembra muoversi in un mondo ricolmo di luoghi comuni in cui lui inciampa pur cercando di evitarlo.
Credo che questo comportamento, finalmente rivelato in questa pellicola, abbia fatto in modo di dare più di una possibilità di critica a chi non poteva sopportare il suo atteggiamento, descrivendolo come una sorta di orso troppo indipendente, troppo ai confini di quel tipo di legalità amata dai poteri forti.
-“Continua a sfidare i poteri forti, continua a sfidare!” gli dice Johnny Cash.
E Dylan lo fa, per natura o per istinto, pur sapendo che su questa linea perderà pian piano tutti coloro che da lui si aspettavano altro.
Perché “unknown” (sconosciuto)?
Arriva il 1965 e arriva il Newport Folk Festival dove, come tutti sanno (almeno quelli che seguono le vicende musicali), Dylan si presentò con un gruppo musicale e le chitarre elettriche, stravolgendo completamente ancora una volta, ma questa volta più pesantemente, tutti gli schemi e le gabbie in cui avevano cercato di inserire il giovane.
Uscire dallo schema prima che diventi prigione.
Inconsapevolmente o gridato ad alta voce, questo messaggio venne accolto dai giovani di quasi tutto il mondo che, dopo qualche anno, iniziarono il tentativo di smantellare ciò che impediva una visione aperta e non settaria di un solo tipo di mondo. Rischiando però a loro volta di ricreare schemi di conflitto generazionale perfetti per rivoltarglisi contro.
Dylan comprende che sta diventando la bandiera di qualcosa che non riesce ad essere e non riuscirà a mantenere. Ne escono due direzioni nette e definite: una tracciata da un uomo che mantiene la propria integrità rimando fedele nel tempo ai propri principi e una tracciata da un altro uomo che mantiene la propria integrità rimando fedele ai propri principi cambiandola quando rischia di diventare un cliché.
Quando nel cinema si riaccendono le luci mi guardo intorno per vedere quale pubblico ha condiviso con me questa pellicola e vedo solo coetanei o ancora più attempati.
In questo caso non penso che sia un peccato che le nuove generazioni abbiano disertato la sala, sottolineando così la loro distanza dalla curiosità nei riguardi del sapere ciò che li ha preceduti, perché non credo capirebbero o potrebbero giudicarlo guardandone solo le figure (come è stato insegnato loro).
Se riuscite ad andare a vedere questo film, andateci, per me merita. Altrimenti continuate con le cosucce di Netflix e compagnia.
Perché “unknown” (sconosciuto)?
La mia risposta è forse che ancora tutt’oggi non si è pronti ad interpretare quella parola e la si continua a tradurre come “sconosciuto”, ma in questo caso l’eccezione sarebbe tradurla con: “indipendente”.
Roberto Cerè