EDITORIALE Millecolline. A cosa serve il Parlamento in democrazia?

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 09/02/2025

A cosa serve il Parlamento in democrazia?

“Il Parlamento è un’istituzione fondamentale nei sistemi democratici contemporanei. Esso è un organo per lo più elettivo, che svolge tre funzioni essenziali: rappresenta la volontà sovrana del popolo, espressa in libere elezioni; esercita il potere legislativo; controlla in modo continuativo l’operato del governo”. (Dizionario Treccani)

Il giorno 5 febbraio, in piena disinformazione, con emittenti che improvvisavano collegamenti col Parlamento italiano, si è cercato di ascoltare i ministri Nordio e Piantedosi sulla vicenda complessa del caso Almasri. Una vicenda solo per gli addetti ai lavori: il popolo italiano non ha partecipato ed i mezzi d’informazioni nazionali non hanno dato alcun rilievo, né sollecitato l’interesse che meritava e merita.

Il nostro Paese è da settimane in piena fibrillazione. Le pagine dei giornali straripano di verità e di post verità. Tutti ne vogliono parlare insieme alla questione emigranti e paesi sicuri. Insomma il diffuso parlare e scrivere senza conoscere, hanno trovato la loro presenza e radicata collazione nel nostro Parlamento.

Altro che “bivacco”!!!

Il 5 febbraio abbiamo ascoltato i due ministri che hanno relazionato leggendo le loro relazioni scritte, mentre nei due rami del Parlamento (mezzi vuoti) abbiamo ascoltato, successivamente, solo urla scomposte, deliri di parole, incompetenze sull’argomento in questione, veleni personali ed oltraggi di ogni sorta da parte degli onorevoli esponenti dei partiti.

Nella piena indifferenza della sovrana volontà del popolo, si è consumata l’ennesima farsa, anzi, l’ennesima offesa alla sacralità del luogo (1861) e del rispetto dei nostri padri costituenti.

Ho ricordato i partiti, questa voce che si è usurata come tutto il vocabolario della politica come scienza e conoscenza, ma continuano ad essere presenti perché il Parlamento è un organo elettivo.

Ma chi sono questi eletti? Che cosa, di fatto rappresentano? E, mi domando, sono degni di sedere sugli scranni di Carducci, Manzoni, Croce, Matteotti, Terracini, Einaudi, Nenni, Berlinguer?

“Un uomo che aderisce a un partito ha verosimilmente visto nell’azione e nella propaganda di quel partito cose che gli sono parse giuste e buone. Ma non hanno mai studiato la posizione del partito relativamente a tutti i problemi della vita pubblica. Entrando a far parte del partito, accetta posizioni che ignora. Sottomette così il suo pensiero all’autorità del partito. Quando, poco a poco, conoscerà le posizioni che oggi ignora, le accetterà senza esaminarle”. (Simone Weil, Manifesto per la soppressione dei partiti politici, Gallimard 1957- Castelvecchi 2008)

Un’analisi che guardava i partiti tradizionali del secolo scorso, che oggi non esistono più, se non nell’animosità con cui si predispongono ancora le campagne elettorali.

Ma, comunque, le considerazioni della giovane studiosa Weil, rimangono, anche quando i partiti si chiamano “liste civiche”. Continua una formazione a contatto, per ascolto diretto ed indiretto, ma senza alcun studio, ricerca, formazione del rappresentante del popolo.

Gli onorevoli leggono i titoli dei giornali, i dispacci di agenzie giornalistiche, i messaggi predisposti via social o altra emittente informativa. Pertanto sono incapaci di argomentare, di essere preparati a sostenere un eventuale contraddittorio, in modo civile ed intelligente.

Anche dalla politica, un tempo, s’imparava ed era occasione per arricchire la propria cultura e la propria formazione civica. Oggi cosa s’impara? Si ascoltano molti onorevoli che non sanno parlare l’italiano: è una sorta di collage destrutturato di parole prese a prestito e non pensate. E’ un chiassoso circo equestre, dove prevale l’arroganza e la propria vanità.

In Italia sarà sempre più difficile governare (democraticamente!) perché si è sostituita la competenza sulle varie opportunità decisionali con la libera opinione, priva di consistenza culturale e di conoscenze nel merito. E gli onorevoli, oggi, sono esponenti del declino generale e somigliano più a degli impiegati ben vestiti ed annoiati che a consapevoli e preparati sostenitori dei diritti e del benessere dei cittadini.

 

                                                                     Franchino Falsetti

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