EDITORIALE Millecolline. Tutto ed il contrario di tutto

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 17/12/2023

Tutto ed il contrario di tutto

Questo Editoriale che uscirà a pochi giorni dal fatidico, ormai, giorno del Santo Natale 2023, desidero scriverlo in modo futurista, in libertà, senza giochi di parole e senza strumentali ammiccamenti rispetto alle stravaganze, alle pretestuosità, agli odi agli spaghetti western, alle schermaglie, alle dissociazioni culturali, sociali ed ambientali, al senso di anarchia che si stanno diffondendo nel popolo italiano che fino a ieri tramandava alle nuove generazioni le gesta garibaldine e gli ideali del Risorgimento e dell’Unità d’Italia e poi del Comitato di Liberazione Nazionale (1943-45).

La Patria raccontata dalla nascente letteratura per ragazzi e da un certo liberalismo che apportò le prime ed importanti riforme del nuovo Stato italiano nelle sue diverse trasformazioni fino alla proclamazione della nascita della Costituzione repubblicana e democratica (del 1947).

Un piccolo riepilogo (limitato) di oltre 150 anni di storia patria. Ma gli anni degli oltre settant’anni di pace nel vecchio Continente, non hanno interrotto il clima belligerante.

In Italia sotto forme diverse ci sono stati gli anni della contestazione operaia e studentesca, il terrorismo con intervento dei carri armati a Bologna, le continue censure e caroselli della famigerata “celere” ed i tentativi di ribaltare i colori della politica, anche in modo violento, fino al fantasma del governo Tambroni.

Qualcuno può ricordare quegli anni come anni di prova, di esperimenti (vedi il centro-sinistra), un modo per parlare di laboratorio permanente del fare e del disfare, senza alcuna visione futura legata alle trasformazioni, ai cambiamenti, al gioco distruttivo, già in atto, di come non saremo mai più stati come prima.

Leggere oggi le pagine degli anni della ripresa economica, sembra di leggere pensieri di una certa leggerezza politica: diffuso ottimismo, ipotesi costruttive per ri-lanciare la Locomotiva Italia. Una parentesi felice fu il famoso boom economico che sorprese l’Europa quando le nostre Industrie divennero competitive a livello mondiale. In pochi decenni si divenne la settima potenza economica.

Ma come sempre accade questi bagliori divennero presto motivi di contrapposizione interna con innesti di crisi politica che resero fragile un’invidiata potenza economica.

La democrazia cominciò a vacillare si parlò di fine della Prima Repubblica e dopo l’intervallo delle “mani pulite”, nacque la Seconda Repubblica.

Oggi si pensa alla nascita della Terza Repubblica per i ribaltoni avvenuti e forse per la diaspora in corso della perdita di ideali, di valori, di furori progettuali per collegare nuovi “vagoni” alla nostalgica Locomotiva Italia.

I vecchi problemi sono ritornati, l’economia segna il passo, l’Europa vuol imporre un suo decalogo, livellando le autonomie dei paesi membri e condizionando le regole del mercato e della produzione.

La nostra ricchezza industriale, le famose e storiche produzioni che avevano conquistato il mercato mondiale non ci sono più. Il nostro Paese è un territorio di conquista, di invasione, di sottomissione e di sostituzione.

Il nostro parlamento dimezzato è una corrida allo sbaraglio.

Tutti parlano senza essere competenti: ciò che dicono lo leggono sui giornali o sui social e quindi, incapaci di pensare, inveiscono trasformando la sede legislativa in un parco di divertimento, anzi di avvilimento del ruolo di parlamentare, della sua integrità e dignità. Si discute sui “pizzini”, quelli che si scrivono per alimentare le violenze verbali e le varie disubbidienze provocate nelle diverse Istituzioni di governo decentrate e realtà sociali rappresentative dell’elettorato popolare.

Questo disordine morale, politico, Istituzionale (pubblico e privato) ha creato una forma di sonnifero della ragione, dell’autorevolezza, del decisionismo Istituzionale e quindi viviamo un tempo delle grandi contraddizioni, dei personalismi, del populismo da Varietà, del tutto ed il contrario di tutto con l’aggiunta di due gravi conflitti bellici che sembrano scene di un film, ma siamo alle porte della Terza Guerra Mondiale.

 

                                                                   Franchino Falsetti

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