EDITORIALE Millecolline. Come vorrei non essere stato smentito

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 10/12/2023

Come vorrei non essere stato smentito

È un’amara constatazione che dovrebbero fare tutti.

È con il Battesimo che si aprono le porte della dissimulazione, della bugia, della manipolazione, della mistificazione, degli inganni, delle storie fantastiche sulla realtà, delle favole, delle fiabe, della falsa morale, del dolore di mettere in relazione delle belle parole del Maestro, del Sacerdote e la realtà che rompe ogni schemi prefissati o le terne illusioni insegnate, come se fossero le nostre finalità naturali.

I Maestri, i Sacerdoti, i Professori, i Buon Pastori, anche in questo esordio, sono solo fantasmi, ma hanno fino alle generazioni del Novecento, impresso valori non traducibili, non permeabili, non trasferibili nella vita di ogni giorno.

Abbiamo vissuto in modo dissociato, in un mondo incantato, sia mentalmente che moralmente. La nostra Infanzia era vissuta e ci veniva disegnata come il primo e fondamentale periodo per costruire il mondo, la sua rappresentazione, i suoi modelli.

Tutti da imitare e renderli poi operanti, concreti, come se fossero la nostra proiezione, la nostra identità incancellabile.

Quei Maestri erano consapevoli di questa pedagogia della separazione, della doppia realtà, ma sapevano anche che bisognava costruire le “fondamenta” che poi avrebbero sostenuto i pesi delle disillusioni, delle amarezze di trovarsi, improvvisamente, grandi, il famoso battessimo della Vita, le quotidiane prove che eravamo stati ingannati ed anche i libri ci avevano mentiti.

Da bambino e poi da ragazzo, avendo una casa piena di libri di varie tematizzazioni ed enciclopedie (anche in lingua inglese e francese), nonché numerosi dizionari, dal mitico Melzi del primo Novecento (ed altri dell’Ottocento, compreso il Dizionario dei Sinonimi del Tommaseo), dopo gli obblighi scolastici, rincorrendo un po’ la mia fervida fantasia, armato di un grosso taccuino e penna stilografica, sceglievo un testo che fosse scientifico e non letterario, che fosse un dizionario e non un libro di Storia. E poi mi addentravo nelle spiegazioni dei termini, dei concetti, e delle “storie delle idee”. Quest’ultimo mi aiutò a superare il guado, la melma degli stereotipi, del già detto, del già conosciuto e definito per l’eternità.

Io andavo cercando la conoscenza, i modi del conoscere e le contraddizioni filosofiche che ne caratterizzavano i significati e le tendenze. Per cui tutto era veramente un problem in solving!

Molti miei dubbi o piccoli interrogativi cercavo di discuterne in casa e poi con amici intelligenti che avevano la mia stessa fortuna: vivere non in modo dissociato ma critico.

Avevo già capito prima che arrivasse Don Milani che la conoscenza è potere e chi conosce di più ha più possibilità di scegliere e finalizzare il proprio sapere.

Ed avevo anche capito che chi conosce è più tentato ad essere “rivoluzionario”, come Don Milani con la sua Scuola di Barbiana.

Lui di nobili origini, insofferente più che anticonformista, ma particolarmente colto, si fermò ai ragazzi sbandati in una piccola ed emarginata realtà territoriale della Toscana e ne volle fare un centro pedagogico alternativo in cui si poteva “sanare” la dispersione scolastica, l’emarginazione sociale, le deprivazioni e carenze d’istruzione degli scolari bocciati e rifiutati dalla Scuola di Stato.

Non è vero!

Non è sufficiente saper leggere, saper scrivere, far di conto e possedere il dizionario del padrone, bisogna saper andare oltre essere capace di costruire, di scoprire i limiti di una cultura trasmessa, anche se divergente, perché l’obiettivo di potenziare l’alfabetizzazione non vuol dire essere uguale ai padroni (massimalismo gratuito) ma godere di un privilegio di partenza per poter poi sviluppare al meglio (con altri studi, esperienze diverse ed approfondimenti culturali comparati) la propria personalità , la propria professionalità.

Non dobbiamo essere istruiti per essere buoni impiegati, ma protagonisti capaci di produrre in modo creativo e progettuale.

Per non sentirsi ingannati dobbiamo ri-creare la conoscenza e ri-scoprire nuove motivazioni e nuove visioni per raggiungere davvero quel razionalismo etico (di richiamo a Socrate e Platone), per raggiungere la Scienza del bene.

Oggi viviamo in una perversa Babele e tutto si è ribaltato, anzi, si sta affermando la volontà della cancellazione di tutto ciò che è stato costruito finora, compreso il mistero meraviglioso della Maternità: “Non partoriremo per sempre. Nasceremo dalle macchine: un giorno, la tecnologia libererà le donne dalla gravidanza”. (La Stampa, sabato 2 dicembre 2023)

In queste settimane dell’Avvento, di preparazione del rinnovo della Nascita di Gesù Bambino, sa di una terribile bestemmia, non solo in senso cristiano, ma nel senso Morale e nel senso della Storia del Genere Umano un modo per considerare la Nascita come un bullone per un centro di produzione e per un’impresa invisibile ed ingannatrice finalizzata al profitto.

(La prospettiva delle prossime generazioni).

 

                                                              Franchino Falsetti

 

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