EDITORIALE Millecolline. È l’associazionismo che ha cancellato l’individualità

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 22/10/2023

È l’associazionismo che ha cancellato l’individualità

Vivendo, ormai, in una democrazia minimalista, si è tentati a ripercorrere alcune conoscenze che dalla fine dell’Ottocento hanno mutato antropologicamente il nostro modo di pensare, di vedere, di conoscere, di comunicare, di agire e di credere.

Non è opportuno ricostruire, antologicamente, pensieri, movimenti filosofici, letterari e culturali, approfondimenti tematici che hanno concorso a questo radicale cambiamento perché la ricerca dovrà essere interdisciplinare e quindi vastissima.

Ma non è necessario condensare il mondo del sapere del recente passato (poco più di cent’anni) per trovare motivazioni attendibili e verità trasformabili per rendersi conto che il disordine attuale deriva dall’incessante “guerra ideologica” che hanno animato la filosofia Kantiana e la sinistra Hegeliana.

In questi mondi l’uomo è venuto ad essere l’oggetto del contenzioso e la sua centralità ha dominato fino all’avvento dell’uomo massa, cioè fino alla caduta “degli angeli”, quelli che custodivano i valori ereditati, sostenuti e difesi contro ogni tentativo di cancellazione che voleva, fin da tempi lontani, atomizzare l’identità e l’individualità dell’Uomo e della sua Esistenza.

L’associazionismo nasce con la cultura di massa, con il mercato ideologico e l’appiattimento delle singole volontà.

Le illuminate parole del poco noto ma geniale storico delle idee Christopher Lasch (1932 -1994), possono aiutarci, senza alcun dubbio:

“La crescita di un mercato di massa che distrugge la privacy, scoraggia l’autosufficienza e produce dipendenza dai costumi per la soddisfazione dei propri bisogni”.

Ciò significa che non è la cultura che ha cambiato il mondo ma la sua materialità e quello che ricordava l’insuperabile Epitteto la interpretazione che gli uomini fanno di ogni evento e di ogni lettura personale della realtà.

Per cui alla fine tutti gioiscono e tutti patiscono e tutti diventano succubi delle cose che vengono animate attorno a noi per vivere non di idee ma di usi e di consumi.

Ed anche da qui la nascita del “buonismo”, del pensiero unico e della rivolta degli “angeli neri”, quelli che provocano la sepoltura di ogni resistenza dell’Ulisse moderno, che ritornato in Patria ha cercato e cerca di argine ogni legione del disonore e del seppellimento della Storia delle idee.

La cultura di massa se da un lato ha elevato il livello di partecipazione e di sollecitazioni di un certo pluralismo di opportunità e di condizionamenti legati ad una crescita più consapevole e produttiva, dall’altro ha desimbolizzato ogni utopia, ogni capacità di pensare secondo scelte individuali.

È stata neutralizzata la “libertà di scelta” non di essere massa, ma di essere individuo autonomo, privo di quel protagonismo che rende l’uomo inventivo, progettuale, responsabile della dialettica esistenziale.

L’uomo ha perso il suo decisionismo, la sua personalità, i modelli di aggregazione o le modalità per sapersi inserire in un gruppo, mantenendo la sua identità e la sua formazione.

Non possiamo alimentare la buona democrazia con la politica dei risvegli, con le alchimie dell’intelligenza artificiale, poiché l’uomo contemporaneo è un “disimpegnato attivo” ed il suo essere “ad una dimensione”, lo limita e lo rende efficace come coptato nelle diramazioni sociali, politiche e culturali.

Per sentirsi realizzato l’uomo deve essere coptato nelle associazioni che come piccole comuni dànno identità, premi, riconoscimenti, cariche non per premiare l’eccellenza dell’individualità, ma per pianificare un modello di massa che legittima la validità dell’appartenenza.

Pertanto si pensa come vuole l’orientamento dell’Associazione, della Fondazione del gruppo di potere che ne determina i comportamenti e le qualità dell’agire. Ma tutto ruota nel magma della cultura del mercato ed alla fine tutti fanno le stesse cose, con le stesse finalità e con lo stesso pensiero massificato.

 

                                                                   Franchino Falsetti

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