CATTIVI PENSIERI. A scuola senza libri

Inviti ad abbandonare il pensiero unico

Sono considerazioni come fossero Cattivi Pensieri per chiedersi altro: siamo tutti colpevoli ?

Pubblicato il 14/12/2022

A scuola senza libri

Bologna vuole continuare ad occupare le pagine dei quotidiani senza valutare l’entità dell’informazione e puntando solo al sensazionale, utilizzando il diktat del nuovo imperialismo tecnologico e scientifico.

Bologna non è una città contro, non ama la dialettica, segue la logica del lunario radicata nel suo humus ciarliero, tipico degli ambulanti dell’antica Piazzòla. Non dimentichiamoci che la nostra maschera distintiva del Carnevale è quella di Balanzone: il dottor tutto fare e senza testa.

Il classico ciarlatano!

Su “il Resto del Carlino”, da tempo il giornale portavoce di Palazzo d’Accursio, del 7 dicembre 2022, si legge, a grandi caratteri, alla pagina 23, il seguente titolo:

Ecco la prima scuola senza libri

A Bologna si studia con l’Ipad.

Così innoviamo la didattica

Da gennaio via alla sperimentazione in due classi dell’Ipsas Aldrovandi Rubbiani: coinvolti 45 ragazzi

Da settembre tutte le future prime classi dell’indirizzo aziendale saranno Digital class, quindi dotate del device. (Nota dall’articolo)

Non so se far partire questa sperimentazione, la scelta di un Istituto Professionale, sia indicativo per le antiche polemiche e “naturali” declassamenti. Certo che la preside Teresa Pintori, dichiara alla giornalista Gieri Samoggia, alcuni giudizi molto interrogativi: “È un investimento molto importante, così vogliamo abbattere il fenomeno della dispersione”. Poi continua: “Tutto, comunque, avverrà in modo graduale per tutti: professori e studenti”. Infine: “In questa primissima fase libro elettronico e cartaceo convivranno perché “il contatto con la parola scritta è imprescindibile” sottolinea la Preside, poi conclude: ”Con I’Pad i ragazzi sono avviati all’auto-apprendimento: guardano, osservano, toccano lo schermo, cercano. Creano il loro sapere attraverso uno strumento che piace. […]”.

Fino a quando i docenti seguiranno a memoria le “tassonomie”(1) trascritte sui libri della didattica, continueremo a leggere queste superficialità dell’apprendimento “virtuale”. I ragazzi imparano da soli. Cosa imparano? Come trasformeranno i loro pensieri in categorie mentali? Come impareranno a pensare? Queste esperienze come si potranno valutare?  E poi il pensiero autonomo non nasce per consolazioni, per ansiolitici didattici, per percorsi sensoriali toccando l’oggetto (che piace!).

In una società malata, in cui agiscono contesti socio-culturali problematici, assediati e sabotati, in un tempo in cui prevale l’individualismo più sfrenato, l’autodeterminismo, l’unicum nell’avere idee personali determinanti e predisposizioni creative e talentuose indiscutibili, tutta questa “innovazione” pensata contro i drammatici dati della dispersione scolastica, non alzano nessun argine, se non il venire a scuola perché ci sono i corsi di ballo o d’intrattenimento oggettuale oppure si apprende senza leggere, senza interiorizzare i generi letterari, poetici, artistici, culturali.

Questi studenti come potranno interpretare e commentare un testo? Come faranno a capire il modulo poetico, artistico, e tutti gli altri linguaggi espressivi e comunicativi?

La lettura elettronica è fatta per chi sa leggere. Non per chi deve imparare ad imparare!

Anche questa pagina esaltante del quotidiano bolognese ci mostra come, in modo irrimediabile, la scuola è allo sbando. Non è più l’Istituzione cardine dello Stato, non serve più per imparare, per conoscere, per avere istruzione ed erudizione e, in questo particolare caso, per godere di strumenti efficienti per le scelte professionali. La scuola è un bazar, un grande magazzino, dove la merce è contraffatta e ci si istruisce guardando le etichette.

La scuola italiana è da diversi decenni che sta confondendo la didattica con la Cultura. Una scuola senza progetti culturali è destinata ad essere  finalizzata, esclusivamente, al mondo imprenditoriale  del lavoro e ad un rinnovato clientelismo della solidarietà lavorativa.

 

                                                                                                                                                                                                  Franchino Falsetti

 

(1) Tassonomia. Si definisce “tassonomia” (dal greco: τάξις, tàxis, ordinamento e νόμος, nòmos, norma o regola) un insieme di regole per la nomenclatura e la classificazione degli oggetti ovvero per la loro collocazione in un sistema tassonomico di entità. Per ‘classificazione’ s’intende uno schema tassonomico idoneo a nominare, definire e classificare gli oggetti di osservazione, organizzandoli in gruppi e sottogruppi.(datalog.it)

 

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