Editoriale Millecolline. Svegliamoci!

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 02/10/2022

Svegliamoci!

È un titolo preso a prestito dall’ultimo pamphlet del vitalissimo e geniale intellettuale francese Edgar Morin, che l’8 luglio scorso ha compiuto i suoi primi meravigliosi 101 anni.

È una conversazione ricca di descrizioni attuali che riguardano i temi del degrado sociale ed ambientale, di cui da tempo si parla ma che non si notano ancora le debite offensive perché alla fine sia troppo tardi.  Noi siamo convinti di essere entrati nel periodo delle “vacche magre”, ma ciò non toglie che i problemi che si sono moltiplicati a causa di calamità naturali, pandemie, trasformazioni del clima e dell’ecosistema, delle diffuse forme di deregulation nel campo della economia e produzione, fino alle endemiche conflittualità delle diversità delle condizioni sociali e delle irrisolte uguaglianze delle opportunità esistenziali per tutti, non possano essere oggetto per ogni realtà nazionale, in particolare per i paesi più evoluti come gli USA e la Comunità europea, non solo di responsabili attenzioni, ma di attivare ogni risorsa utile per salvare questo nostro mondo non solo smarrito ma estremamente malato.

L’uomo contemporaneo continua la sua corsa: il potere per il potere. Il pianeta come terra da conquista, da sfruttare senza valutare nessun tipo di conseguenza. Sembra che tutto duri in eterno e che nulla possa preoccuparci.

La civiltà di massa è il peccato originale.

Tutto nasce da quando la produzione e l’era dell’industrializzazione ha imposto le leggi di mercato ed una nuova mentalità che ha determinato la cultura del consumo, della omologazione, della globalizzazione. Tutti uguali non per formazione, ma per loghi, cioè marchi di fabbrica che hanno uniformato il costume, la morale, la cultura. Prodotti come la Coca cola, i jeans, sono universali. E sono universali tutti i prodotti che sono stati imposti come motivo di distinzione, di prestigio, al punto d’inventare che qualcosa cosa doveva essere diversa, chic, si diffuse il termine: boutique.

Pertanto per sentirsi meno massificato bastava aggiungere: è di boutique, che si metteva tutti a tacere. Adesso le cose non sono cambiate ma si usano altri modi che fanno riferimento agli influencer. Ci si veste alla Ferragni e questo marchio è apparso persino sui diari scolastici, sui quaderni ed utensili più comuni e dozzinali. Vestire alla moda è il nuovo obiettivo, e non richiama solo l’abbigliamento, ma un nostro modo di essere e di vivere.

Potrei ricordare che nel 2011 lo scrittore francese Hessel scrisse un libricino che cercò di sintetizzare lo spirito del tempo e concluse che non potevamo solo subire, essere passivi, deprivati di ogni legittima partecipazione, di poter credere ai valori, agli ideali. A questa disarmante constatazione lanciò il grido della ribellione: Indignatevi!  Ispirandosi alla Resistenza francese, in cui aveva militato, sostenne che per essere Indignati bisognava resistere, cioè riprendere i valori della Resistenza e riproporli nel nuovo contesto dell’era liquida. Questa esortazione morale e culturale diventerà, per esempio in Spagna, subito dopo l’uscita di questo intelligente libretto, un nuovo partito che si chiamerà: “Los Indignados”. Ma i contesti che viviamo sono molto più complessi di quanto possano immaginare anche impegnati intellettuali come Hussel e Morin. Non si può solo riproporre il solito elenco delle cose che si sono rotte, né i vasti campi delle disillusioni e delle sepolte utopie e morti delle ideologie. Non possiamo scrivere ogni giorno dei necrologi che ci immobilizzano e ci conducono ad una graduale disperazione culturale e morale.

Sono convinto che sia arrivato il momento delle sinergie delle risorse che abbiamo, potenzialmente, ancora a disposizione.

Risorse mai cancellate, semmai sotterrate, per l’onda invasiva del dominio dell’ignoranza e della furbizia.

Ben vengano le “sveglie”, ma svegliarsi senza impegnarsi, senza indignarsi e senza ritorno alla partecipazione attiva, sarebbe ancora una volta sognare l’isola che non c’è.

Non sono gli eventi che ci condizionano, sono le interpretazioni che l’uomo ricerca per finalizzarle secondo le proprie bramosie ed avidità di potere. L’obiettivo è realizzare un nuovo Umanesimo, ri-foggiare un uomo nuovo, un Homo novus che sappia “risvegliare” il pensiero, che riproponga visioni del mondo nella più pura tradizione etica e valoriale. Non valgano le nuove etichette “giornalistiche” che inneggiano ad un Secondo Rinascimento. È un obiettivo borghese. È un ritorno ad una mentalità aristocratica, ancora una volta di divisione tra scuole di pensiero diverso. Un ritorno alle lotte di religione, alle contrapposizioni ideologiche.

Non dimentichiamoci che dopo il Rinascimento arrivò l’Illuminismo e la Rivoluzione francese. E poi in due secoli dalla Restaurazione domina il “sonno della Ragione”. Oggi la Storia sembra ripetersi. Le guerre continuano. Ritornano nuove suggestioni del passato nero edulcorato come il vecchio rosolio.  Ritornano le follie del dott. Stranamore.  Tutto nuovamente scorre ma, nel frattempo, i popoli si sono dispersi, smarriti, stanno scomparendo nel rincorrere gli oggetti della propria sopravvivenza.

Svegliamoci sicuramente e riprendiamoci i valori di libertà, di convivenza, della cultura del passato, costruendo nuovo Fortezze, nuovi Castelli contro spregiudicati nemici che vogliono addormentarci con i loro eserciti artificiali, meccanici e controllori automi privi d’intelligenza.

“L’identità di un popolo o di una civiltà si riflette e si riassume nell’insieme delle creazioni spirituali che solitamente definiamo “cultura”. Allorché tale identità è mortalmente minacciata, la vita culturale si intensifica, si acuisce, e la cultura diventa il valore vivo intorno al quale tutto il popolo si stringe”. (Kundera, Un Occidente prigioniero, 1983 )

 

                                                                                                                                                                                                       Franchino Falsetti

 

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