Editoriale Millecolline. Campagna elettorale balneare senza pedalo’

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 04/09/2022

Campagna elettorale balneare senza pedalo’

Nella storia politica italiana mai si è aperta una crisi parlamentare durante il periodo estivo, notoriamente periodo dedicato alle ferie, alle vacanze, alle distensioni, agli svaghi, alle ricreazioni illimitate.

Un periodo più di ogni altro in cui è vietato pensare e partecipare ad alcuno impegno o sociale o di risveglio dei desideri di cambiamento o polemiche incendiare.

Non mi soffermerò sulle proiezioni dei soliti totip su come andranno le votazioni elettorali del prossimo 25 settembre. Se ne parla e se ne continua a parlare come se si stesse allestendo un nuovo padiglione del Festival del cinema di Venezia, anch’esso di prossima apertura.

Abbiamo assistito a delle prove maldestre d’orchestra (ricordo l’insuperabile e quanto mai attuale film politico del grande Fellini) per fotografare le abilità più o meno divertenti dei protagonisti, dei veri o fasulli candidati, mentre cercando di forzare la famosa porta girevole del grande Albergo Parlamento, luogo dalle nobili sfide ai balbettii dei questuanti decaduti in cerca di un posto.

Senza offendere nessuno, ma lo spettacolo finora offerto agli italiani è proprio questo: una piccola casta autoreferenziale che in nome del popolo italiano ha aperto non solo una crisi politica, ma un rimescolamento dell’indecifrabile mazzo dei tarocchi.

È una crisi taroccata dove non prevalgono idee o programmi sistemici per il futuro dell’Italia, ma giochi di potere, particolarmente, indicati per le sedute psicoanalitiche di cui molti degli attori inquieti avrebbero bisogno. E nella situazione in cui tutto si agita, quella balneare, avrebbero bisogno del mitico pedalo’

Metafora popolare che sta per “liberi con le proprie forze” e pensare di essere provetti marinai, bagnini, nuotatori per affrontare il mare aperto, dimenticandoci di aver abbandonato velocemente la riva.  Un piccolo oggetto per illuderci di affrontare grandi avventure, a partire dai piccoli tradimenti alle rovinose cadute in acqua e relativi, a volte, pericolosi capovolgimenti, rischiando di fare la fine del topo. Ma il pedalo’ è stato per alcune generazione il piccolo cavallo di Troia: si potevano “rimorchiare” le bellezze nordiche, le ingenue sirene nostrane e produrre emozioni come se si fosse a bordo di un panfilo: l’illusione continuava anche nei momenti in cui si voleva stare tranquilli.

Il pedalo’ tentatore e intrigante, stimolatore di desideri proibiti, di voglia di provare, e per le bianche braccia nordiche, di essere trasportate in alto mare sulle onde dolci e scivolose come la risacca dei pensieri che in quei momenti si andavano ad arrovellare.  Sembrano le fantasie dei parvenu della politica del XXI secolo. I Comandanti sono scesi da cavallo e camminano a piedi in cerca di un nuovo mezzo di collegamento, di comunicazione rapida e convincente. Ma nel frattempo sono cresciuti di gran lunga gli “scudieri”, quelli che una volta si chiamavano portaborse, i collaboratori, i consiglieri, i suggeritori di idee, i faccendieri, i disoccupati a vita, gli elemosinieri. Una truppa infinita che sgomita un posto per sopravvivere, non certo perché vuol sacrificare la propria vita in nome del popolo italiano.

Vogliono essere tutti cavalieri per servire sé stessi. Tutti in cerca di un provvido salvagente. Il pedalo’ però nessuno lo riconosce e si è arenato sulla sabbia rischiando di diventare il memorabile “oggetto misterioso”. Il mare è troppo lontano e mancano le istruzioni per l’uso.

Una campagna che mentre scrivo è fatta solo di incontri, di baruffe chiozzotte, di meeting all’iodio (odio), di festival ostinatamente obsoleti, ma utili per incassare, per far quadrare i bilanci e per fornire le solite tribune ai soliti tromboncini e vecchi arnesi da museo. I giovani aspiranti ed in particolare l’esercito delle giovani pressanti per occupare questa nuova professione, questo mestiere da venditori di bomboloni e cocco fresco aggiungono colori di avanspettacolo al quadro deludente, incomunicabile, privo di ogni attendibilità e serietà. La vecchia e la nuova classe politica sulla giostra del “calcio in culo”: sono protagonisti per una stagione perché rincorsi dai mass media e poi scenderà la notte più profonda della incapacità, dell’impreparazione a saper gestire la cosa pubblica, dell’ignoranza professionale, dell’illimitata lingua biforcuta. Oggi avrete notato che si racconta non solo un semplice episodio familiare, ma la vita nelle sue molteplici sfaccettature ed esperienze. I nuovi pifferai magici hanno scoperto che raccontare, narrare, ci allontana dalla realtà e ci rendono indifferenti e succubi delle inondazioni verbali.

Il dominio dello storytelling  (dell’affabulazione).

Ma manca il pedalo’ : quello strano oggetto che stimola la forza fisica e del pensiero. Che ci permette di prendere il largo e di sognare di cacciare le balene come il mitico Capitano Achab.

Una campagna elettorale dove primeggia il rancore, la scelta inequivocabile del vero nemico l’eterno fascismo, dei personalismi ad orologeria, del veleno e del fango verso chi vorrebbe pensarla diversamente. Della campagna acquisti fatta di slogan, di promesse ridicole ed ingenue come quelle fatte dai bambini a Gesù Bambino. Tutti si presentano con l’enunciazione di frammenti di proposte o di provvedimenti (dal PD alle destre o Centro). Tutto viene riproposto come per le precedenti legislature. Interventi di emergenze, solidarietà demagogiche, rigurgiti statalisti, nessun orgoglio autarchico. Non esistono programmi elettorali, direi meglio, progetti articolati per ristrutturare e rilanciare l’Italia. Nessuna specifica attenzione alla Cultura, all’Educazione, alla Formazione, all’ Università, al Lavoro. Cioè non esiste l’identità di questo paese verso cosa intendere per Cultura, per Università, per Scuola, Istruzione, Educazione, Formazione, Lavoro.  Vengono, volutamente, create delle equazioni ricreative da strapaese: turismo= cultura; musei, pinacoteche, fiere d’arte = cultura, educazione, formazione; università = l avoro.  Uno spettacolo quotidiano di una certa casta di miracolati che gira con affanno da un lato all’altro dell’Italia per vendere prodotti scaduti, senza più alcuna credibilità, e, soprattutto, garanzie. L’effetto Covid ha trovato facile permeabilità anche nella politica: vivere nella paura, nel disagio permanente, nell’incertezza del futuro, nelle favole svalutate e perverse. Nel nessun rilancio per una nuova locomotiva Italia: stiamo perdendo le nostre fabbriche, i nostri prodotti rinomati in tutto il mondo, i nostri “marchi” di produzione tra le più prestigiose. Tutto si chiude, si licenzia, si discrimina, si svende (compreso i nostri territori, le nostre ville d’epoca, i nostri patrimoni storici e di grande bellezza artistica).  Ma nel frattempo si continua ad insignire la nomenclatura italiana di medaglie, di targhe, di patacche, ricordando questo od altro povero intellettuale defunto e suo malgrado complice di queste operazioni senza salvagente, senza pedalo’.

Un processo di sottomissione in salsa-italiana che produrrà solo titanici sacrifici insieme agli effetti del permanente conflitto russo-ucraino, delle relative emergenze, delle risorse di primaria necessità ed ancora una volta vivremo nei peggiori dei modi e prepareranno la definita morte della democrazia.

“Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia che litigare con una situazione che non puoi cambiare”.

(Dalai Lama)

 

                                                                      Franchino Falsetti

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