Editoriale Millecolline. Arrivederci ragazzi

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 26/06/2022

Arrivederci ragazzi

Con questo affettuoso saluto, un tempo, ormai, lontano, i maestri e i professori salutavano i loro scolari e studenti alla fine del lungo e faticoso anno scolastico. Un anno che era parte di un particolare pianeta della giovane stagione dell’uomo, della sua crescita, della sua educazione e formazione. Ogni anno fino al compimento degli studi, la popolazione scolastica italiana si ritirava nei suoi “castelli” privilegiati dove per molte ore al giorno vivevano esperienze di studio, di relazioni, di svago, di sogni, di desideri, di amicizia. Isole di una particolare Comunità fatta di scolari, di studenti e di insegnanti che per molte generazioni hanno connotato con entusiasmi e prime sofferenze la nostra più importante stagione della vita: l’età dell’infanzia, dell’adolescenza, della giovinezza.

In questo meraviglioso microcosmo, abbiamo gioito, pianto, vissuto l’anteprima della vita, i dissapori, gli amori, la solidarietà, l’amicizia e la convivenza. Insomma lo spirito di essere qualcosa di aggregante, di magico, di narrante, di sognante.

Chi può cancellare i ricordi di scuola?  Il suo primo giorno, titubanti e timorosi, davanti ai gradini di un misterioso portone? Chi ha dimenticato i compagni, i maestri, i professori? E un’esperienza indimenticabile! Ancora oggi è una grande gioia potersi ritrovare dopo 10, 20 ,30 anni dall’ultimo : arrivederci ragazzi!

A volte tutti presenti. Altre, meno fortunate, con qualcuno che, nel frattempo, ci ha lasciati. Ma tutti, come se fossero ancora nelle aule affollate, pieni di quel fervore, quasi infantile, di studente ancora emozionato, con l’antica ansia di una interrogazione od esame di fine percorso.

Un quadro che forse evoca i sentimenti di ancora qualche generazione fa e non, probabilmente, le nuove. Anche in questo incontaminato “pianeta” separato dalla società degli adulti, molte cose sono cambiate ed in particolare il rapporto tra il discente ed il docente. Le mode dell’omologazione hanno tolto quell’atmosfera che ci avvolgeva, ci rendeva esclusivi, sembrava di appartenere ad un feudo privilegiato di cui sentirsi orgogliosi.

Le competizioni tra scuole erano diffuse ed alimentate. Come la difesa d’appartenenza ai vari indirizzi d’istruzione. Nessuno si sentiva defraudato od emarginato. Tutti con diverse capacità ed adattabilità partecipavano con “spirito di corpo” alla vita della Comunità: dalle sfide sportive con altri Istituti, alle feste di fine anno con l’invito a tutte le classi a partecipare. E poi la foto ricordo della classe con i propri maestri o professori. Questo era un rito fondamentale: in una semplice istantanea tutti eravamo silenziosi testimoni di un anno trascorso, soprattutto, insieme. E quella foto ci rinviava ai vari momenti vissuti individualmente ed insieme: alle nostre aspirazioni, alle nostre delusioni, alle nostre aspettative.

Una foto che in un attimo riepilogava un intero anno per farci sentire ancora una volta tutti uniti, senza alcuna distinzione o selezioni. Una foto che molti di noi si ritrovano e che ogni tanto ci viene in mente e guardandola l’emozione è sempre la stessa.

Come quando, dopo avere rifatto la cartella e sistemato l’aula, al suon dell’amica campanella, i nostri maestri e professori, con una toccante nostalgia ci salutavano con l’augurio più fervido: Arrivederci ragazzi.

 

                                                             Franchino Falsetti

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