Editoriale Millecolline. Bologna in controluce qualche necessaria riflessione

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 03/04/2022

 

Bologna in controluce qualche necessaria riflessione

E’ da tempo che verifico personalmente che la nostra amata città è cambiata! E’ diventata una città ospitale solo per i turisti, i nuovi oggetti del desiderio del consumismo di massa. Ma è diventata inospitale per i residenti, per i pochi bolognesi rimasti.

Il grande “giacimento culturale” che vantava la meraviglia Felsinea, a partire dagli anni ottanta del secolo scorso è andata sfaldandosi delle sue secolari tradizioni, abitudini, orgoglio e della sua perduta ed indispensabile bolognesità.

E’ inutile rivendicare il glorioso passato con qualche maldestro rigurgito o ridicola patacca. Le meraviglie e le vicende storiche consumate sul nostro “crescentone”, non si ripetono più da decenni, anzi la gloria e l’arte del passato, oggi vengono calpestate dalle manifestazioni senza identità. Il famoso “crescentone” è oltraggiato da concerti insulsi, dai comizi dei vaffa, dalle installazioni alla moda dei perditempo o dei bambineschi condizionamenti legati a slogan come “La vita ha bisogno di sorriso”, “ Tutto andrà bene”,  “Nessuno è solo “, “Uno è uguale a uno “ , oltre agli striscioni dedicati ad ogni tipo di salvezza, tranne quella della propria città!

E’ una baraonda, un circo equestre, dove prevale un ridicola autostima e l’ignorante presunzione di essere originale, inventivo, costruttivo, positivo.

Siamo nel mondo non di Lucignolo ma in nuove barbarie che anche a Bologna si stanno manifestando con l’insano obiettivo di perseguire ed emarginare chi non la pensa come l’Amministrazione Comunale, o come il PD, o come la Lega, o come i Fratelli d’Italia o come i  Centri sociali (istituzione benemerita), o come i vari gruppuscoli o cricche che vivono dei loro bicchieri di vino.

Un mondo parziale, perché non sto facendo un quadro statistico e sociologico delle nuove tipologie  politico-culturali della città di Bologna, ma certamente queste che ho ricordato sono quelle che maggiormente leggiamo sui giornali locali (nazionali) e che ci parlano delle loro conquiste, ambizioni, progetti fatiscenti, nullità, scelte di convenienza, limitazioni e censure. Nel frattempo i Portici diventano un bene per l’Umanità, ma sono sporchi, imbrattati permanentemente. Uno spettacolo a dir poco vergognoso per un tale prestigioso riconoscimento. Sono cinquant’anni che viviamo di questo immondo spettacolo. E questo, indirettamente, ha abbruttito il proverbiale e bonario carattere del bolognese. Ha prevalso e prevale la mala education, indirettamente giustificata e protetta, nel nome di un permissivismo “goliardico”, in cui però si esprimono i cascami dell’ostilità e dell’odio verso questa città, una perla del mondo occidentale e delle sue civiltà.

A Bologna non vivono più i bolognesi, ma realtà multietniche e diversità culturali lontane ed ignare dell’humus bolognensis.

Non siamo quelli di una volta: città sporca, muri vandalizzati, invasione di immigrati (non si parla più italiano, ma c’è, in compenso, qualche abate Faria che vuole parlare agli immigrati in dialetto), un miscuglio di esperienze che servono solo per avere contributi e per compilare un totip di iniziative  con l’illusione, ma anche con convinta demagogia, che a Bologna si fa cultura. Ma forse sarebbe meglio dire che cosa è la cultura oggi dopo la Pandemia e sotto i rumori di guerra, le censure, e la cancel culture? La ricchezza editoriale (libri, riviste, stampa, radio e televisione )nel primo Novecento facevano cultura, educazione e formazione ed il concetto era quello di unificare e aggregare per un comune sentire, una comune solidarietà e comprensione della vita, delle sue avversità e del suo futuro.

Oggi tutto questo è scomparso miseramente.

Bologna, città europea, non ha la presenza e la diffusione dei giornali o riviste europee. Si fa fatica persino a trovare Le Monde, un giornale tra i più noti. Ma che  a Bologna durante la settimana appare due o tre volte. Gli altri giorni non è in edicola. Le Figaro, France-soir, El Pais, Time, Newsweek,  e così per i giornali tedeschi ed altri in lingua spagnola, greca, ect…  le varie riviste specializzate o monografiche sui grandi temi del mondo sociale ed internazionale, nessuna traccia!

Fino agli anni settanta, del secolo scorso, all’edicola dell’angolo dei “cretini”, si trovava persino la Pravda.

A Bologna esiste una Facoltà di lingue straniere: dove e cosa  leggono gli studenti? Sui libri riassunti da altri? Sulle grammatiche strutturaliste- formaliste – destrutturaliste? Dovrebbero leggere i giornali e le riviste straniere per conoscere visioni diverse, ma, soprattutto, Culture diverse.

Ma questo, inspiegabilmente, non avviene.

Altra grave disattenzione o manovra tendenziosa per non essere europei, ma solo dei venditori di souvenirs ?

 

                                                                      Franchino Falsetti

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