Quando il nome Patria racchiude il senso della nostra memoria
Sono tante le poesie o racconti che hanno descritto, esaltato i sentimenti più vivi, nel rendere sacro il “credo” di patria e dell’appartenenza, a volte, scadendo in frasi artefatte, trasformate in insopportabili stereotipi. Espressioni per “reclamizzare” e non per “agitare” il nostro più profondo sentire.
C’è una straordinaria poesia di Patrizia Cavalli, presentata, magistralmente, dallo scrittore ed intellettuale napoletano Raffaele La Capria, che, come lui, mi sento di apprezzare e vorrei, con questa trascrizione, trasmettere la bellezza nella semplicità delle sue parole e l’infinita emozione che queste mi hanno procurato e penso potranno coinvolgere ogni sensibile lettore.
La poesia si intitola : La Patria
Capita a volte
che hai un mezzo pomeriggio in una delle tante
belle città italiane di provincia.
Vai dove devi andare, non hai voglia
di fare la turista, e anzi scegli
stradine laterali, senza gente;
camminando t’imbatti in uno slargo
con una chiesa, di quelle un po’ neglette,
spesso chiuse; sei già in ritardo, ma guardi
la facciata che sonnecchia, e subito
i tuoi passi si allentano, si disfano,
si fanno trasognati finché non resti
immobile a chiederti cos’è
quel denso concentrato di esistenza
sorpresa dentro un tempo che ti assorbe
in una proporzione originaria.
Più che bellezza: è un’appartenenza
Elementare, semplice, già data.
Ah, non toccate niente, non sciupate!
C’è la mia patria in quelle pietre addormentata.
Franchino Falsetti
Produzioni Millecolline
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