Ugo Foscolo antesignano dell’Italianità e dei sentimenti patriottici
Nel centonovantesimo della morte (1827 – 2017 ), mentre si continua a tacere o dimenticare coloro che hanno costruito le basi dell’Unità d’Italia e la cultura dell’italianità, ricordare la grande e significativa figura del poeta, scrittore, patriota,soldato,traduttore Ugo ( Niccolò ) Foscolo, potrebbe far sorprendere, con una certa ilarità, i soliti radical chic, come avvenne qualche mese addietro, quando la nota giornalista Aspesi, dichiarò sul quotidiano “la Repubblica”, di non aver mai letto la poesia “A Zacinto” e di non conoscere nulla di questo “perfetto” poeta, giudicato dal sommo Croce con questa sottolineatura critica : “…la sua vita di cittadino, di soldato, di artista, di dotto, di amico e d’innamorato: una vita della quale egli sentì sempre e affermò con orgoglio l’elevatezza e la dignità e l’intima bontà, e come tale fu risentita da tutta la gioventù d’Italia nel periodo del Risorgimento….”. ( B. Croce in Poesia e non poesia ).
Foscolo con i suoi scritti politici e, soprattutto, con la sua poesia cercò di educare le nuove generazioni alla necessità degli ideali, dei valori come la bellezza, la virtù, l’amicizia, la patria, l’umanità. E volendo fare un parallelismo tra il tempo storico delle grandi trasformazioni sociali ( rivoluzione francese ) in cui visse e fu protagonista e quello che stiamo vivendo ( altrettanto trasformazioni sociali e declino dell’Occidente e processi di sottomissione di altre culture e religioni ), questi moniti, questi obiettivi, queste “difese culturali, divengono, nuovamente, importanti e , sembra, riascoltare i suoi incitamenti e la sua passione politica, in quelle straordinarie ed attualissime parole, contenute nell’”Orazione inaugurale degli Studi nell’Università di Pavia” ( Recitata il giorno 22 gennaio 1809 ):
“O italiani, io vi esorto alle storie,perchè niun popolo più vivo di voi può mostrare nè più virtù che vi facciano rispettare, nè più grandi anime degne di essere liberate dalla obblivione da chiunque di noi sa che si deve amare e difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e che darà pace e memoria alle nostre ceneri. Io vi esorto alle storie, perchè angusta è l’arena degli oratori; e chi ormai può contendervi la poetica palma? Ma nelle storie tutta si spiega la nobiltà dello stile, tutti gli affetti delle virtù, tutto l’incanto della poesia, tutti i precetti della sapienza, tutti i progressi e i benemeriti dell’italiano sapere. […]”.
Parole e pensieri di grande attualità. Con questa illuminante Orazione, si dovrebbe aprire, ogni anno, l’anno scolastico ed accademico in Italia, non solo per rendere omaggio ad un grande della storia della letteratura italiana ed europea, ma per ricordare che le nostre radici non sono “fatti pubblicitari” o “contingenti”, legati ai facili trasformismi epocali, ma perchè l’uomo, l’italiano, non dimentichi il suo essere, la sua identità, la sua storia, la sua cittadinanza , che non ci conquista con un timbro su un semplice attestato burocratico, ma è segno indelebile di un percorso storico, quello stesso che, nella mirabile sintesi poetica dei Sepolcri: la Bellezza, l’Eroismo, la Morte e l’Arte, fondano il grande mito ideale dell’immortalità delle memorie della genìa italica. Quella stessa che animerà la nostra letteratura patriottica ed il nostro glorioso Risorgimento.
“ Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia”.
Un incipit di rara bellezza e forza disperatrice, quella stessa che stiamo vivendo oggi, che senza avere dei “Bonaparte”, si svendono i tesori della nostra Storia culturale ed artistica, si calpestano e banalizzano i riti delle nostre tradizioni, si tende a cancellare quella risorsa inestimabile che è presente in ogni territorio del nostro Paese : l’identità secolare del nostro popolo. I flussi migratori non sono stati letti con gli occhi della civiltà, ma con gli occhi del pietismo umanitario e si è compiuta ad una vera e propria pacifica invasione, che tenderà all’obiettivo della sottomissione e cancellazione delle identità nazionali.
Leggere e far conoscere l’opera di Foscolo, non è un esercizio scolastico, ma ci aiuterebbe, per le sue approfondite conoscenze dello spirito italico e dell’italianità, a riconquistare un “tempo perduto” e ricominciare a governare con sapienza, senza interessi economici internazionali o complicità di accordi sconosciuti ed invisibili, per evitare di riscrivere un’edizione contemporanea della disperazione della perdita di valori universali e della nostra Patria, così come ci ricorda, con struggente affetti, lo stesso Foscolo, nell’ indimenticabile ed eterna poesia: A Zacinto. Il richiamo alla “materna mia terra”, deve diventare il vero incipit per la continuità delle Storie del nuovo Millennio.
Franchino Falsetti
Produzioni Millecolline
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