Pillola corsara n°32 – Ugo Foscolo

Foscolo con i suoi scritti politici e, soprattutto, con la sua poesia cercò di educare le nuove generazioni alla necessità degli ideali, dei valori come la bellezza, la virtù, l’amicizia, la patria, l’umanità.

Pillola Corsara n° 29 – L’Arte non ci emoziona più, non ci rende più meravigliati

“ E’ sufficiente ricordare le tendenze recenti dell’arte visiva: sono ormai passati i tempi in cui si producevano semplicemente statue e quadri con cornice. Noi oggi assistiamo ad esposizioni di cornici senza quadri, mucche morte e loro escrementi, video di interiora del corpo umano ( gastroscopie e colonscopie ), esalazioni di odori nelle installazioni, ecc..”.

Pillola Corsara N° 15 – L’essere o non essere della Costituzione Italiana

L’essere o non essere della Costituzione Italiana…   [n.15]

Lo scorrere sempre più veloce del tempo del vivere e dell’agire in rapporto all’irrefrenabile bombardamento mass-mediologico che domina, ormai, l’intero pianeta, ci rende privi di memoria e rende ogni nostro comportamento “originale”, come se fosse stato pensato in quel momento. Viviamo l’attualità e su di essa si confrontiamo e tutti si sentono opinionisti, conduttori, scrittori, artisti, vignettisti, profeti di nuovi scenari , sempre più, apocalittici od incomprensibili.

In questi giorni ci sono stati appuntamenti di ricorrenza per il  settantesimo della nascita della Repubblica Italiana ( 1946-2016 ) e pochi richiami alla formazione dell’Assemblea della Costituente ( 10 giugno 1946 ). Due grandi momenti per la nostra storia democratica e repubblicana, realizzati a pochi giorni di distanza, per rendere l’Italia una nuova Nazione senza più mortificazioni morali,  senza più limitazioni dei diritti umani, senza precisi riferimenti costituzionali.

Si può festeggiare la data di nascita della Repubblica Italiana , ma tutto si limita al “fatidico” referendum, dove, per la prima volta votarono, finalmente anche le donne e dove il diritto al voto si espresse con un SI’ o con un NO. Ma dopo questa grande conquista di libertà e di speranza, bisognava, immediatamente, provvedere a dare agli italiani la propria carta d’identità, e cioè : la Costituzione. Queste due realtà non sono separabili. Non possiamo pensare che modificare la Costituzione, come si vuole, oggi, più che nel passato, non voglia dire,anche, cambiare la Repubblica.

Piero Calamandrei, uno dei grandi padri della Costituzione, in un importante articolo, intitolato: La festa dell’incompiuta, apparso sulla rivista “Il Ponte”,n.6,1951, con inquietante attualità, ricordando il terzo anniversario della Costituzione, si pone alcune domande: “Di quale Costituzione? Di quella che ci dovrebbe essere, o, di quella che c’è? Di quella teorica, immaginata dalla Costituente, o di quella pratica, messa in atto dal governo?”.  I soliti inganni, i soliti modi dell’essere e del non essere. Le solite : parole, parole, parole, degli amletici divulgatori di oggi, propugnatori di novità senza evidenziare “quel diavolo in corpo”, che è necessario per contrastare ogni velleità ed ogni improvvisazione.

 

Franchino Falsetti

 

Scheda_elettorale_referendum_2_giugno_1946

Produzioni Millecolline

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Pillole corsare n°10 – Ci salveranno i nostri nipoti o i nostri pro-nipoti?

Ci salveranno i nostri nipoti o i nostri pro-nipoti?           [n.10]      

Alla fine degli anni quaranta, l’indimenticabile Leo Longanesi scrisse un libretto dove si considerava la condizione politica e sociale dell’Italia del dopoguerra ed indicava nelle”vecchie zie zitelle”, ultime amazzoni e laiche custodi di un “decorso che trovava nei propri sacrifici l’orgoglio di una tradizione storica da contrapporre alle spavalde classi dei ricchi e dei proletari”. Dopo  qualche anno, lo stesso Longanesi, sulle pagine de “Il Borghese”, settimanale da lui fondato e diretto fino alla sua morte, prendeva atto che queste “zie” avevano alla fine ceduto divenendo “libere” e rompendo ogni “vincolo” e liberandosi da ogni “pregiudizio”.

Tutto questo per compiacere alle loro nipoti, aderendo al “conformismo dell’Italia nuova”.

Di tempo ne è passato, dopo oltre sessant’anni, il desiderio di pensare che si possa ancora soccorrere questa “nave” Italia, è ritornata alla mente.

I rivoluzionari “miti” della quotidianità che caratterizzarono il progresso (il cosiddetto boom economico ) della nuova Italia : dal frigorifero agli elettrodomestici di varia natura  alla televisione ed agli apparecchi radio e giradischi portatili, dal turismo di massa alla “vettura familiare”, dalla scuola di massa ai consumi di massa, modificarono, sostanzialmente e radicalmente, il costume e la cultura degli italiani.  Dalla fine del secolo scorso ad oggi si sono aggiunti “nuovi miti” che hanno , ulteriormente, trasformato il nostro essere sociale: come persona, cittadino ed italiano.

Le rivoluzioni tecnologiche e scientifiche , di fatto, hanno prodotto oggetti d’uso quotidiano di straordinario condizionamento  non solo sul nostro modo di vivere, ma sulla nostra sfera psichica, intellettiva e di apprendimento. L’Italia si è così uniformata ai agli altri paesi più industrializzati del mondo europeo ed occidentale

Senza voler rievocare una certa morale flaubertiana o ricordare le illuminanti pagine di Roland Barthes ( nel suo mirabile catalogo della cultura popolare e dei miti borghesi, analizzati attraverso una modalità smitizzante dei suoi luminosi ingannevoli simboli – 1957 ), il catalogo aggiornato dei nuovi idola contemporanei, ci provoca l’incontrollato senso di smarrimento e di vuoto dovuto alla furia provocata dalla “vertigine creativa”. L’Italia, improvvisamente, è divenuto un territorio fertile per ogni sfrenata fonte di consumo materiale senza limiti. L’Italia degli ideali, della sua storia, della inimitabile bellezza, si è sciolta come una semplice “margherina”, nel soffritto dell’incuria, degli abbandoni, delle ipocrisie, dell’indefferenza, degli eccessi affaristici e nell’egoismo più incontrollato.

Dal computer al cellulare, dal processo di informatizzazione di ogni oggetto ed azione umana, dalla robotica alla velocità planetaria dei mezzi di informazione, una vera alluvione, dove l’uomo del XXI secolo è naufragato insieme alla sua coscienza ed ai suoi valori a cui eravamo ancora legati. Anche il nostro Paese rischia di acquisire e di uniformarsi alla coscienza informatica ad una sorta di agglutinazione di ogni forma di sapere e di interpretazione legata alle modalità cognitive e conoscitive dei microprocessori. I nostri nipoti o , forse, i nostri pro-nipoti, potranno salvarci da questo mortale virus del non essere?

Piccolo evviva (W). Ph. Roberto Cerè, 2015.
Piccolo evviva (W). Ph. Roberto Cerè, 2015.

Franchino Falsetti