EDITORIALE Millecolline. Cosa tramanderemo ai Posteri?

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 20/07/2025

Cosa tramanderemo ai Posteri?

È una domanda che non sento da quando ho lasciato i banchi di scuola (nel secolo scorso) e da quando le gesta degli uomini illustri e di prestigio storico sono diventati oggetto di vandalismi su commissione dell’imperante dominio dell’Ignoranza intelligente.

Essere ignoranti non basta, oggi, bisogna possedere il “supplemento” ed allora ecco la torta dell’ignoranza condita con qualche stecca di intelligenza ereditata dalla perdita di qualche DNA ma sufficiente per cogliere la materialità del vivere, le diffuse degenerazioni e la demolizione (anarchica) di ogni regola sociale e di convivialità civile.

C’è chi tende a denigrare coloro che lamentano la mancanza di veri Maestri (tra questi coloro che si definiscono filosofi e sono semplici docenti di storia di filosofia, così per ogni altra professione umanistica su cui è possibile arrotondare per eccesso).

Questi sostengono che le Società moderne non hanno bisogno di nessun guru o maestro o chierico vagante. Bastano loro con il “racconto” su ogni situazione o condizione critica della vita in trasformazione, evitando, accuratamente, ogni spiegazione ed approfondimento.

Ne sarebbero incapaci (anche se fanno parte, dello star system della quadreria dei Grandi Magazzini).

Il senso del desiderio come indispensabile stimolo per operare, inventare, produrre, progettare, rendere la nostra esistenza più piacevole possibile, più vicino a certe immagini di beatitudine, non esiste più. Il desiderio, in questa epoca del torto che diventa diritto ha perso la sua consistenza ideologica e si è identificato nel possedere, nel piacere delle cose agglutinate, quelle che si “mandano giù”!

La perdita dei valori, del sistema che garantiva la progettualità delle nostre stagioni di vita, hanno fatto implodere ogni pensiero finalizzato a studiare uno scopo per vivere; per vivere questa vita, in questo mondo smemorato, sempre più smarrito nella sua vacua attualità, in cui Essere è il clone del Non Essere.

Anche le visioni filosofiche dall’antichità si stanno stemperando e stanno diventando esclusiva materia per nuovi “mandarini” custodi di una futura città del sapere, della conservazione di testi e documenti come i nuovi Beni culturali di un’Umanità che dovrà ri-comporsi.

Non sono visioni di fantascienza, sono le realtà che si consumano oggi senza alcuna prospettiva, senza alcuna garanzia, senza alcuna finalità di benessere e di progresso per le attuali e prossime generazioni.

Si vive pensando di essere eterni e di programmare il proprio utile, la propria avidità, il proprio orgoglio di appartenere ad un gruppo di potere che non è “garante”, ma garantisce ogni facile guadagno, ogni facile gratificazione, ogni conquista sociale. E gli altri?

Quelli che non vivono di privilegi, ma pagano con il loro sacrificio quotidiano, gli stenti di una quotidianità sempre più demotivata? Questi, che sono la maggioranza assoluta, in che cosa possano sperare per non cadere nella disperazione, nell’abbandono, nell’emarginazione, nella perdita della propria identità?

Non possono sperare che ritornino i nuovi Maestri, i veri Maestri, che non parlano copiando dai social o da ogni fonte precostituita, dove il seriale pensiero distingue oggi il dirigente, il politico, il professore, il mondo della conoscenza in generale.

E’ un semplice desiderio perché i Posteri potranno parlare di questa Epoca disastrata, dove, come ho già scritto in altri Editoriali, viviamo in mezzo alle macerie (quelle prodotte dalle inutili guerre, tuttora in corso in Europa ed altrove e quelle esistenziali che ci rendono inadatti, esclusi, rispetto alle rivoluzioni tecnologiche e relative applicazioni nei settori della comunicazione e delle relazioni umane).

Per essere ricordati bisogna lasciare testimonianze, concrete esperienze, da cui tranne nuovi spunti e nuove idee di produttività. Noi, invece, viviamo, privi di idee, se non quelle delle adunate propagandistiche per far parlare i girotondi e coloro che non hanno smesso di vivere con i calzoni corti (eterno infantilismo non solo politico, ma anche culturale e sociale).

Un mondo da ricostruire, non da rattoppare. L’Italia sta cadendo a pezzi ed i politici ci parlano per difendere la poltrona, la propria posizione elettorale, la propria ed unica occupazione.

Potranno i Posteri parlare di Noi come coloro che hanno continuato e realizzato gli obiettivi istituzionali, culturali e sociali fissati dall’Unità d’Italia?

Sappiamo della mobilità della Storia, delle varie altalene legate alla volubilità degli uomini, ma questi ultimi cinquant’anni hanno fatto rimpiangere molte cose del passato, molti valori solidi che erano i cardini di un sistema da valorizzare e non da vandalizzare, da sostituirlo con nuovi eccellenti valori non con il Nulla, Ecco questo è ciò che rischiamo di tramandare: il NULLA.

Ed i Posteri scompariranno per sempre.

 

Franchino Falsetti

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