Editoriale
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 20/11/2022
I libri si bruciano i quadri si imbrattano
In questi ultimi giorni la contestazione che un tempo agitava le piazze e per cui si organizzavano imponenti cortei minacciosi ed urlanti ha cambiato cavallo. Giovani ecologisti hanno occupato posizioni di attacco senza essere ostacolati e trasportati in zone di sicurezza pubblica, compiendo atti vandalici contro capolavori dell’arte.
(Goya, Van Gogh, Monet, Klimt). Questi giovani ambientalisti dimostrano, innanzitutto, di non aver alcuna conoscenza delle opere vandalizzate: intendo conoscenza nel senso storico e dei valori patrimoniali sul piano culturale. Cioè sono privi di coscienza formativa di trovarsi di fronte a beni culturali universali ed unici.
Se così non fosse, se questi sciagurati ne fossero consapevoli allora saremmo di fronte a dei veri e propri teppisti che con intenzionalità desiderano colpire ciò che loro definiscono “proprietà consumistica e capitalistica”. I giovani definiti ambientalisti ed attivisti di ambo i sessi mostrano modalità di protesta inaccettabile, poiché l’obiettivo è quello propagandistico e non quello di sostenere teorizzazioni e culture sull’ecosistema altamente motivate.
Sono contestatori vuoto a perdere: vogliono colpire una mentalità borghese individualista (secondo loro) e poiché sono incapaci di pensare e di sostenere discorsi, comizi in luoghi pubblici per diffondere e confrontare le loro idee (inesistenti) rivolgono le loro attenzioni sabotando i luoghi dove si conservano le testimonianze della storia del pensiero creativo e dei suoi massimi esponenti.
I giornalisti si interessano di comunicare che non vi sono stati danni rilevanti, anzi per il famoso quadro di Van Gogh, Seminatore al tramonto, la zuppa di verdura gettata sull’opera è stata descritta come una ragazzata. E così vale per il grave danneggiamento provocato all’importante opera di Klimt “Morte e Vita “, esposta al Leopold Museum di Vienna, imbrattato di vernice nera.
Questi giovani ecologisti (altra denominazione) più che essere dei contestatori del nulla, sono dei dissociati sociali, dei semplici disadattati vergognosamente tollerati, per non dire protetti, dall’opinione pubblica. Nessuna legge è stata finora applicata perché i Musei e le Pinacoteche siano luoghi inviolabili, garantiti e fortemente difesi, soprattutto, in modo preventivo.
Ma di fronte a casi come questi, e ad altri che si verificheranno, non si può giocare sugli eufemismi, evitare le parole esatte che devono essere pronunciate e scritte, e cioè che qui siamo di fronte non solo a dei teppisti ma a dei veri terroristi con la precisa volontà di usare metodi talebani (cancellazione della cultura) per distruggere la memoria storica ed artistica dei patrimoni dell’Umanità. Sono incoscienti attentatori a ciò di cui una Civiltà ha di più sacro: la propria Identità, la propria Storia, la propria Memoria, le Opere frutto del Genio umano in ogni ambito dell’inventività e creatività non solo artistica.
Sono gli stessi giovani che nella democratica Bologna si riversano sulle piazze per allestire fantocci con la testa in giù che riproducono la figura del Presidente del Consiglio, trasformati poi in falò tra urla e delirio collettivo. Sono sempre gli stessi che con queste forme di inciviltà osteggiando l’eventuale visita a Bologna dello stesso Premier. Non so quale potrebbe essere un termine di paragone per definire simili comportamenti. Forse il termine “bestialità” potrebbe essere quello giusto. C’è comunque un’aggravante, sia per il vandalismo dei nuovi iconoclasti, sia per coloro che vietano nelle Università (luoghi pubblici) chi non è gradito, sia per chi improvvisa falò dove si bruciano i fantocci degli indesiderati istituzionali: attuando gli stessi modelli nazifascisti che vorrebbero contestare essi sono fuori da ogni contesto democratico.
Questa non è la contestazione del ’68 (con studenti preparati, colti e produttori di progetti ideologici e di dialettiche antagoniste), ma una mascherata forma di anarchia che trova complicità nel sistema democratico e facile manipolazione da parte delle varie aggregazioni politiche ed economiche.
“Resta da spiegare questa fine della civiltà europea, da tempo aperta nei più diversi campi e che oggi tocca il culmine delle sue manifestazioni. La modernità, che sta giungendo alla propria fine, venne concepita all’epoca del Rinascimento. Noi oggi stiamo assistendo alla fine del Rinascimento”.
(Nikolaj Berdjaev, Nuovo Medioevo, Fazi Editore, Roma, 2004)