I valori stanno cambiando

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 28/11/2021

I valori stanno cambiando

Non mi riferisco a quelli tradizionali, che da tempo sono oggetto di volgari trasformazioni o addirittura indignate negazioni e cancellazioni. Mi riferisco un po’ a tutto quel mondo di conoscenze e modalità relative, che come il Mappamondo del esilarante film “Il dittatore” di Charles Chaplin, viene preso a calci e disegna evoluzioni soltanto da ridere ma in pochi secondi ritorna al suo stato di quiete, inerme, insignificante, inutile.

Il Mappamondo un tempo, anche nelle nostre, ormai alluvionate scuole del dopoguerra (1945), primeggiava sulla cattedra o era disteso come “emisfero” lungo le nobili pareti dell’aula didattica e del silenzio, per indicare, con molto referenza, il grande “mare” delle conoscenze, delle distanze, dei luoghi noti e meno noti, anche sconosciuti, insomma un contatto fisico con il sapere, con la voglia di mettere il dito e sbagliando, pronunciare “Io sono qui “.

Quante volte siamo stati incantati di questi “strani” oggetti che erano in tutte le classi e facevano sfoggia dei loro misteri.

Oggi sono quasi scomparsi. In qualche classe rimase il manifesto dell’emisfero (affisso solo per arredamento), ma del magico Mappamondo nessuna traccia. E’ diventato un oggetto da comodino, con luce soffusa per dormire, non solo nella cameretta dei bambini ma anche in quella degli adulti. Ma a che serve? Questo forse sarà il compito per i nuovi ricercatori del prossimo secolo.

Questo utile spunto per dire che un valore essenziale per la nostra vita e questo vale per tutti i popoli: abbiamo dimenticato come si legge. Ciò che è scritto sul Mappamondo non si legge, non lo sappiamo leggere. Abbiamo imparato a leggere per sigle, per slogan per piccole frasi, per messaggi, per messaggiarci a vicenda su banalità, su vettori di località da raggiungere, su etichette da collezionare o da considerare per una festa con gli amici. Abbiamo imparato per monosillabi, per frasi precotte, per codici ristretti alla cerchia tribale di cui, ormai, si fa parte.

Un tempo nei programmi scolastici esistevano tre grandi obiettivi che tutti dovevano raggiungere: leggere, scrivere e far di conto. Tre grandi obiettivi non per leggere la Divina Commedia, ma per vivere, per disimpegnarsi di fronte alle piccole e grandi difficoltà quotidiane della vita. Le grandi difficoltà si superavano con qualche aiuto superiore, ma, in generale, era ancora commovente incontrare anziani che scrivevano con bella calligrafia, che sapevano leggere il giornale per quello che interessava, che sapevano scrivere una lettera e leggerla con trasporto, come se fosse una poesia, e poi sapevano fare di calcolo meglio di un ragioniere.

Questi per me sono i nuovi valori che stanno cambiando e che  stanno modificando i nostri modi di relazionare, di convivere, di comunicare.

Oggi gli studenti scrivono in modo incomprensibile come calligrafia (non sanno neppure cosa sia); scrivono in modo sgrammaticato e privo di logica. Nessuna conoscenza specifica sulle regole del pensiero orale e scritto. Tutto viene destrutturato e poi incollato come fossimo di fronte al gioco del “passa parola”. Si parla come si mangia, si diceva un tempo d’oro.

Il lessico è ridotto, per non dire ridottissimo. Non c’è capacità argomentativa. Non si conosce la sintesi. Non si riesce a rendere incisivo un pensiero con poche e selezionate parole (conoscenza dei sinonimi e contrari). L’uso delle subordinate è inesistente. Non parliamo delle figure retoriche ed il loro uso. La lingua italiana viene studiata come se fosse una lingua straniera, per gli stranieri, non per gli Italiani.

Non valgono più i motti alla De Amicis, alla Dante o alla Petrarca.

Carducci inorridirebbe e così tutti i nostri padri della letteratura e della poesia. Noi non dobbiamo imitarli, dobbiamo conoscerli, studiarli, come il Mappamondo, per non perdere la nostra cultura (che non invecchia), le nostre vere tradizioni (che non svaniscono) e i nostri valori, soprattutto, quelli che ci fanno sentire Italiani, che ci distinguono dagli altri popoli e che ci inorgogliscono per la nostra illuminata e secolare Storia.

 

                                                                    Franchino Falsetti

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