Parliamo dei mass media
Cattivi Pensieri di Franchino Falsetti
Pubblicato il 13/10/2021
I mass media producono informazione?
Questo non è un tema originale, poiché tutto il Pianeta è avvolto e sommerso da milioni di fonti informative, da quelle tradizionali ai nuovi social network, alle autostrade della galassia Internet. Ma quello che forse non è stato approfondito è: a chi giova questa immane proliferazione dei mezzi d’informazione?
E poi, che tipo d’informazione forniscono?
Ed infine, a quale richiesta sociale rispondono?
Dal “villaggio globale” definito da mass sociologo Mc Luhan negli anni cinquanta del secolo scorso, si è passati ai “grandi magazzini” dei giorni nostri. L’invenzione del nostro Marconi diede il via ai collegamenti via radio superando ogni confine e rendendo il nostro Pianeta una “piccola comunità”. Un nuovo modello di comunicazione e di vita. Si inaugurava l’era della Comunicazione globale.
Inizialmente era una gara al miglior programma, ai palinsesti competitivi e concepiti per educare e coinvolgere i vari utenti. Poi nacquero e si svilupparono a macchia d’olio i mass media privati, specchio, molto spesso, dei cascami consumistici, privi di ogni progettualità e finalità educo-formativa.
Completamente privi di obiettivi mirati alla crescita e maturità dell’utente, si sono trasformati, essenzialmente, in scatole sonore e megafoni per lanciare prodotti commerciali e mode pubblicitarie e globalizzanti. Ho provato una sera a scegliere oltre 100 emittenti nazionali ed internazionali, comprese le nostre reti RAI, dedicandovi da 5 a 10 minuti di ascolto. Una vera catastrofe: tutti programmati con format musicali a getto continuo di difficile sopportazione. Brani musicali vuoti in senso totale. Anche i nostri programmi, tranne Radio 3 – che si occupa di temi sociali e culturali, e cura con intelligenza una selezione di musiche da quelle tipiche del repertorio classico a quelle di ogni genere colto e popolare delle varie culture antiche e moderne.
Questo piccolo test mi ha fatto conoscere altre realtà di paesi europei ed extra-europei: la musica di consumo o spazzatura prevale al 90%. Il resto viene occupato da pubblicità e chiacchiere insulse, prive di ogni consistenza logica.
Questo come quadro generale; nel particolare si notano le trasmissioni di tradizione sia estere che nazionali, dove l’intrattenimento sui temi di attualità o di cassa di risonanza a quelli governativi fingono funzioni di formazione ma di fatto sono “teatrini” per giocare in cerca di personaggi. È qui che nasce la disinformazione. È qui che nascono le fake news. È così che nascono le holding dell’informazione nazionale ed internazionale.
Tutto il mondo dei social ha bisogno di creare effetti speciali, effetti di negatività, effetti che non formano ma eccitano, fanno nascere atavici comportamenti, come il linciaggio morale, la delazione, la menzogna, una nuova caccia alle streghe. Tutti segni di decadenza e di ignoranza individuale e sociale. Un mondo ricco d’informazione, se corretta e finalizzata alla crescita culturale della persona (utente), si potrebbe dedicare a nuovi e stimolanti maestri, mentre invece siamo di fronte a cattivi maestri che usano l’informazione come evasione, come vuoto divertimento, come “fattoidi” utili solo a non pensare.
È questa la Società della conoscenza? È questo sistema informativo e divulgativo che ci salverà dalla Pandemia, che aprirà una nuova era post Covid? Nelle condizioni attuali prevale una certa schizofrenia e dispersione della cultura. Ma tutti continuano a vivere felici e contenti, perché è bello credere che tutto è vero perché accade, perché se ne parla, perché ci diverte, perché il “cancel culture” sarà l’antidoto al dominante taedium vitae.
Franchino Falsetti