Che vita fa un poeta di strada?
Gabo, poeta di strada fra i portici di Bologna
Pubblicato il 23/08/2021
Ho incontrato Gabo per puro caso durante una sosta che mi ero concesso dopo una lunga camminata fotografica nelle strade del centro cittadino di Bologna. Faceva caldo e in lontananza, in piazza S. Stefano, ho notato una panchina completamente vuota; una di quelle rare, con la spalliera su cui appoggiarsi all’ombra.
I primi giorni di agosto rendono percorribile Bologna anche se gli incontri si fanno più rarefatti; in quel momento stavo visualizzando le foto scattate alla mattina quando, vicino a me, sento un rumore come se qualcuno intendesse aprire una porta.
Alzo lo sguardo e noto una persona che, leggendo una scritta impressa con lo spay, ha sicuramente letto: “Bagno pubblico comunale”. Io alzo lo sguardo e mi rivolgo a lui e alla sua bicicletta dicendo: -“Credo che quella scritta sia fatta per prendere in giro; guarda, ci sono due lucchetti che chiudono la porta di questa baracca”. L’uomo a piedi che conduceva a mano la sua bicicletta sotto la canicola mi risponde: -“Eh, lo sospettavo ma ci ho provato comunque; in questa città se hai bisogno di andare in bagno sei costretto a consumare in un bar per accedere alla toilette. Se il bar ha una toilette…”
Da questo scambio di battute abbiamo iniziato a parlare dei nostri rispettivi interessi; lui ha scoperto che io faccio foto, io ho scoperto che lui è un poeta di strada; “mi chiamo Gabo e sono di Bologna”.
Al momento di salutarci ci siamo dati appuntamento a giovedì alle 17:00 perché avrei voluto che mi raccontasse qualcosa di più della sua attività e avrei voluto che lo facesse davanti alla videocamera di Millecolline.
Così è stato: giovedì ero in piazza S. Stefano con Tonia Gentile ad aspettare Gabo ed eccovi l’intervista.
Testo di Roberto Cerè per la rivista Millecolline
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