Miry in Poetry, nota di lettura a “La creta indocile”
Ivano Mugnaini, prefazione di Miriam Bruni
Pubblicato il 18/12/2020
La creta indocile
Anche un lettore superficiale si accorgerebbe che questo libro è trapuntato da un termine che ricorre quasi ossessivamente: l’aggettivo “tenace”, una parola che sento molto mia, che ritengo colga un aspetto essenziale degli individui con un particolare senso artistico, e che forse fa anche da pendant con l’aggettivo del titolo “indocile”…
Del resto come si potrebbe amare questa vita, “siepe di rovi con una sola rosa selvatica” – come leggiamo a pagina 45 – se privi o scarsi in tenacia, incuranti della resistenza da opporre alle nostre spesso “vane infinite salite” (p.39)?!…
Uno dei testi che avevo evidenziato già alla prima lettura, e che ora mi si è ripresentato aprendo a caso queste pagine è tra i più pertinenti ad affrontare quel nodo dell’esistere che forse solo l’arte sa sfiorare senza smarrirsi, senza barare. Leggendolo mi sembra di sorridere al suo autore, a me stessa, e a molti altri…L’io narrante si descrive sul divano vicino alla finestra, immobilizzato da una pena che gli si siede a fianco, ed è “gentile, quieta, quasi gioviale”. Gli copre “come un abbozzo di abbraccio la vista del vetro assolato”. Egli resta “seduto, comodo, stordito. Il gelo nella carne” (p.49)
Troviamo qui la trasposizione poetica di una gran mole di istanti di ciascuno: tempi di lotta, di attesa, di resa, di disagi, inadeguatezze o atrofie che cozzano col desiderio, imperscrutabile a volte, di restare vivi, e caldi, accesi! Il testo di Mugnaini prosegue sul filo di una salvezza possibile: i “voli del cuore” non sono del tutto impediti, perchè “c’è un raggio più tenace, diretto da trame arcane di mura e rami che arriva a toccare la gamba, l’avvolge, la scalda, la sfiora”. E il protagonista riesce ad alzarsi, grazie al dono di quei raggi: la “coscienza allegra e leggera dell’armonia” (p.50) Quell’armonia che spesso tacciamo di mera ipotesi o utopia, (p.51) ma che il mistero della vita e del vivere sempre rinnova in noi, seppur con tratti fuggevoli.
L’autore in questo libro sembra voler testimoniare come l’impronta umana sia spesso un continuare a cercare, anche senza speranza (cfr.p.61). Perchè la nostra anima è contradditoria, incoerente, testarda, come diceva anche Madre Teresa di Calcutta. E in certe persone talmente intrisa di “ossimori naturali” da non avere neppure “l’onore di un dolore visibile, palese” … (p.88)
“Ti accade di pensare di avere sbagliato direzione […] Dalla luce verso il buio”. E che forse la scommessa è non temere di affrontare “la fame, il bisogno, l’attrazione”. (p.17)
Ivano è così: pacato e onesto, un po’ folle e un po’ mesto. Così perlomeno io lo conosco. Lo vidi anni fa in via Indipendenza, sotto la statua equestre di Garibaldi; ci presentò un comune amico, e da allora siamo rimasti in contatto. In questo libro assume un tono quasi filosofico e a tratti possente, come nel testo cristico di pagina 45. Colui che legge è qui invitato a guardare l’intimo di colui che scrive: una sorta di alter Christus – non nella luce del Risorto ma in quella del Crocifisso – :“Ci è concesso di guardare in basso, il sangue sui chiodi arrugginiti,/ i piedi ossuti, sgraziati, la terra arida/ assetata. E’ questa la beffa e la sfida;/ perdere sangue ad ogni passo,/ ogni sogno, ogni pensiero, e generare/ nonostante questo, un sentiero arcano,/ intenso […]” (p.45)
La sola rabbia è una splendida poesia colma di una indefinibile speranza; qui sì che odoro, di lontano, un profumo da monte Tabor, monte della Trasfigurazione: “distinguere sguardo da sguardo, parola da parola, imparare che ogni passo lascia una traccia, un’impronta. […] Sarà bello smettere di voltare la testa di scatto, inutilmente, come un gatto che teme la sua immagine riflessa in uno specchio. In un istante di quiete sapremo condividere il tratto di strada che ci è dato in sorte con le gocce di rugiada di un mattino”… (p.57)
Ci sarebbero vari aspetti da sottolineare ancora, ad esempio sull’amore e sul mondo animale, ma come sapete amo gli scritti brevi, e preferisco tornare a tu per tu coi testi, perchè la poesia va letta e riletta, lasciata cantare e decantare!
Nota di lettura a “La creta indocile” di
Ed. Oedipus 2018
Testo critico di Miriam Bruni per le pubblicazioni Millecolline
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