Nero e Bianco in mostra a Bologna
Note di Flavio Favelli a proposito della mostra Ex Africa
Pubblicato il 11/08/2019
Con un po’ di (colpevole) ritardo pubblichiamo lo scritto che Flavio Favelli ci ha inviato a seguito della mostra Ex Africa, visibile al Museo Civico Archeologico di Bologna fino all’8 settembre 2019. Una piccola perla: l’artista contemporaneo e non il critico di mestiere ci racconta quali considerazioni si movimentano a seguito della visita di una mostra d’arte.
Flavio Favelli
Nero e Bianco
19 luglio 2019
E’ interessante la scelta di mettere come foto rappresentativa della mostra “Ex Africa”
quella di Man Ray Noire et Blanche del 1926. Il titolo dell’immagine già parla chiaro:
non si può parlare di cose nere, senza le cose bianche, nemmeno quando il soggetto è
l’Africa; non c’è nero senza bianco, come fa il biscotto Ringo. La maschera misterica è
accompagnata dal viso ariano di una donna con un volto Anni Venti che si relaziona -per
forza di cose- con l’oggetto scuro. Interessa poco, come e perché Man Ray abbia messo
la fidanzata (Kiki) sognante vicino al manufatto, il punto è la scelta di un’immagine del
genere a rappresentare una mostra che mira -o tenta – un diverso sguardo sull’arte del
continente nero. Una mostra sull’arte dell’Africa ha un biglietto da visita con l’arte
bianca, a mo’ di angelo custode, come una firma del genitore, un pass autorizzato, come
un’autentica. L’opera nera non può andare sola, deve essere certificata da una viso di
donna (una super donna) che si relaziona e contrappone due mondi, due culture, due
tempi. Si mantiene così un punto di vista viziato, del resto non è questo un paese che ce
l’ha avuta sempre coi negri (con l’eccezione di quando cantano e fanno gol) e con le loro
facce? La foto fu pubblicata su Vogue nel 1926 col titolo Viso di madreperla e
maschera di ebano (chissà come sarà arrivato il manufatto in Europa, dove iniziava a
essere à la page collezionare l’arte africana) e rappresenta magnificamente l’eleganza,
l’unica misura (del salotto) dell’Occidente per comprendere l’Africa. Se è stata scelta
per attrarre pubblico (cosa c’è di più glamour della foto di copertina di Vogue France
degli Anni Venti?) in un’esposizione pensata per vedere con sguardi differenti un mondo
da sempre incompreso e frainteso, allora si è nel grossolano, se invece è venuta
spontanea allora sembrerebbe un tipico lapsus freudiano.
Flavio Favelli