EDITORIALE Millecolline. Il regresso civile pari a quello religioso

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 07/12/2025

Il regresso civile pari a quello religioso

Come in tutte le nostre esternazioni ed espressioni pubbliche si nascondono motivazioni vicine o lontane, così il declino della civiltà europea in senso laico e religioso ha radici con la nascita del progresso industriale, scientifico/tecnologico ed economico.

Da oltre un secolo e mezzo, sotto l’influenza ed effetti della rivoluzione francese, assistiamo ad una sorta di lenta demolizione della famosa piramide dei valori civili e religiosi.

Una sottile e perforante metamorfosi per realizzare un’altra Piramide: quella del mondo alla rovescia. Per cui quello che era bianco e diventato nero.

C’è una linea guida che modifica, di volta in volta, la vecchia impalcatura: si sono creati metodi e strumenti sempre più efficaci che per molti anni hanno agito indisturbatamente con l’eufemismo di “provocazione”.

Le avanguardie per esempio letterarie ed artistiche fanno parte di questa nuova storia dell’evo moderno. Il dibattito sempre acceso e scomposto in fazioni urlanti e scandalizzate a conclusione delle loro acute critiche si concludeva con una parola che spegneva ogni risentita rivendicazione: siamo di fronte a delle provocazioni senza alcuna seria preoccupazione.

E così dall’astrattismo alle installazioni, dallo scrivere per sperimentare la scomposizione della parola, del verso poetico, dello scrivere per descrivere le anatomie della carne e dello spirito e non per riflettere, pensare ai sensi storici ed attuali dell’esistenza e della propria formazione etica e morale.

La cultura della liberazione e della contestazione a certi canoni tradizionali di pensiero e di realizzazione hanno sostituito la profondità e la fragilità del divenire nel senso di dare armoniosità al già conosciuto e di saldarlo con le prospettive dell’innovazione e dei necessari cambiamenti della contemporaneità.

E così siamo entrati nella società liquida, nell’epoca dello smarrimento non solo sociale ma psicologico ed esistenziale e tutto si è radicalizzato nel perfezionare le “provocazioni”, nel sostituire persino la nostra nobile lingua.

Non solo in Italia si parla inglese, ma si sostituiscono le parole italiane con quelle inglesi e l’editoria italiana dal dopo Covid, sta ripubblicando i classici (vecchi e contemporanei) cambiando i titoli e molte parole chiave del testo (nel colophon del libro in fondo appare: Nuova traduzione).

Questo sul fronte laico, civile, profano… sul fronte della religione si registrano gli stessi impulsi provocatori, eccessi della dissacrazione, della voluta deformazione e vilipendio alla propria identità e ritualità religiosa e cristiana.

In una scuola del Grossetano nella recita di Natale hanno cancellato il nome di Gesù: “i bambini delle elementari canteranno una versione di Jingle Bells modificata per “tutelare la laicità dell’istituto””.  A Bruxelles, nella Gran Place, hanno allestito il presepe rendendo i volti di Maria, Giuseppe, Gesù e dei Re Magi in modo irriconoscibili (senza volto).

Provocare per affermare, non per scandalizzare, perverse ideologie come quella siglata Lgbtq, che con la religione cattolica non ha nulla da spartire. Papa Francesco affermò:” Il gender è un’aberrazione della mente umana”.

E per finire, tra le aberrazioni, a Roma si è aperta una Mostra d’arte viennese (visitabile fino a febbraio) dove, senza limiti, la “cristianità” è ampiamente mortificata, vilipesa, derisa, denigratoria del sentimento religioso. Si possono vedere: rane crocifisse, preti-lupo con teste di pecora, Madonne barbute o transessuali, crocifissi “con connotazione erotica”.

Questa mostra che viene definita d’arte, entusiasma il clero viennese. Mi auguro che non sia così per il clero italiano e per tutti i credenti che non abbiano intime vocazioni a forme primitive di un nuovo paganesimo.

 

Franchino Falsetti

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