Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 19/01/2025
Raccontare condurre improvvisare
Potrebbe essere l’insegna luminosa per entrare nel nuovo Paese dei balocchi Italia. È vero che la democrazia, non solo italiana, è malata e dà segni di allarmanti squilibri, ma bisogna saper isolare i virus che l’hanno resa priva di ogni salutare immunità.
Tutti sono consapevoli che ogni giorno nel nostro Paese in ricostruzione avvengono episodi che, invece di raccontarli, sarebbe necessario evidenziarli come non appartenenti alla nostra cultura. Non si può giustificare che siamo governati da un Governo neo-fascista: perché non è vero.
Ma siamo governati da tante lobby che hanno formalizzato e costituito una nuova Costituzione trasversale basata sul nulla (sull’anarchia) dove sfogliando il dizionarietto delle castronerie hanno trovato le parole del loro manifesto, quello che ogni giorno redigono e diffondono attraverso ogni mezzo a disposizione.
Ogni stupidaggine ha un canale di comunicazione. Il famoso “villaggio globale” è ampiamente realizzato. Pertanto ciò che vediamo non esiste. Ciò che accade diventa motivo di racconto, di semplice opinione priva di ogni verità.
I fatti in senso oggettivo sono pura fantasia per non dire illazioni. I recenti e gravissimi episodi di violenza barbara ed incivile che per vari motivi incendiano gli animi in diverse località italiane, diventano pretesto per far cadere il Governo ma non per fare, come si diceva una volta, l’autocritica.
L’eccesso di permissivismo che da decenni ha pervaso ogni settore della nostra socialità e produzione, sembra essere la strada maestra per il nostro modello di vita e sulle scelte scellerate che non appartengono più agli emarginati, ma sono il vanto di molti esponenti e responsabili della legalità e dell’ordine sociale.
I politici sono diventati fini dicitori, conduttori televisivi (passa parola- sono sempre gli altri che sbagliano) ed improvvisatori (cioè sono coloro che non sanno o non vogliono sapere e quindi improvvisano soluzioni, risoluzioni, funamboliche progettualità).
E la distanza tra il popolo ed i suoi governanti aumenta sempre di più con le gravi conseguenze di cui tutti siamo testimoni.
Ultima castroneria nata sono le anticipazioni del ministro all’Istruzione ed ect… Valditara, il quale ha esternato al canale dell’improvvisazione mediatica una riforma del sistema scolastico (elementare e media di primo grado con avvio con il prossimo calendario 2025-2026) come se fosse seduto in un vecchio tavolino di Via Veneto.
Ha presentato un mix di richieste suggerite dalle varie associazioni e sindacati interpellati, ma non c’è progetto organico, non c’è nessuna aderenza con la realtà (scuole fatiscenze, laboratori dimezzati, personale docente e non decente inadeguato, impreparato, mal pagato). Ancora una volta si sperimenta una scuola frammentata, disorganica, priva di collegamenti con gli altri gradi dell’istruzione compresa l’Università o scuole di specializzazione.
Una scuola populista. Una scuola italiana che non esiste. Una riforma da social ad uso commerciale senza alcuna esplicita formazione educativa e culturale. Una scuola che sta morendo poiché è stata resa corpo separato dalla società e privata degli strumenti che permettono d’imparare (dal ritorno alla disciplina ed alla meritocrazia).
Questa riforma se non sarà ritirata segnerà il fallimento dell’Istruzione pubblica in Italia.
Il ritorno del latino (optionale) alle medie, la letteratura fantasy, le poesie imparate a memoria e la divisione della “geostoria”, nonchè l’adozione della Bibbia come nuovo libro di testo! In questo quarto di secolo la scuola italiana ha perduto tutti i suoi cardini fondamentali (mediante leggi e leggine, snaturando il suo ruolo istituzionale e la sua primaria funzione educativa e formativa per le nuove generazioni ed oltre) e si è resa ostaggio di creatività improvvisate ed effimere da parte dei ministri che si sono succeduti dimenticando che la società italiana non è più omogenea ma multietnica e molte sono le realtà territoriali dove questa nuova presenza è prevalente.
E non possiamo più parlare di sistema scolastico italiano ma di modelli mirati e variabili poiché le diversità non sono state affrontate ed il livello d’istruzione si è impoverito ed i ragazzi, i giovani italiani sono quelli che non sanno leggere e capire i contenuti dei testi scritti.
L’analfabetismo funzionale (dentro e fuori la scuola) che tocca quasi il 50%, non si affronta con queste riforme ideologiche agglutinate maturate ai Centri commerciali di giocattoleria per scegliere quelli più graditi.
“La scuola combina le aspettative del consumatore, espresse dalle sue asserzioni, con la fede del produttore: espressa dal suo rituale”. (Ivan Illich, Descolarizzare la società, 2010)
Franchino Falsetti