Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 30/06/2024
Non sappia la tua sinistra quel che fa la destra
Dal Vangelo di Matteo 6:3 questo detto significa che è consigliabile nella vita avere un comportamento riservato anche quando si fa del bene. Non è necessario esternare le proprie buone azioni.
Ma in politica quanto vale questa valutazione? Chi fa del bene? La destra o la sinistra? E poi possono aver valore nell’attuale baraonda, in cui tutti si parlano addosso solo perché hanno ricevuto il dono della parola?
Un tempo si parlava citando con cognizione di causa, magari con il libro in mano e cercando di andare oltre alla semplice contestazione o semplice emendamento. Gli strumenti come i dizionari della lingua italiana e storici nonché delle conoscenze rintracciabili non su Internet ma sulle classiche Enciclopedie, sembrano solo memorie di quadri di capolavori, ormai, sconosciuti.
Siamo entrati nel periodo estivo, un tempo felice si diceva balneare, dove, ciclicamente, le scene, i rimbotti, le baruffe si ripetono: sia da destra che da sinistra e nessuno nasconde la propria riservatezza, il rispetto del luogo, il ruolo di parlamentare, il rappresentante del popolo.
I nostri esponenti vivono alla giornata e rincorrono l’attualità e le dicerie. La politica senza idee non è politica e non può essere né di destra né di sinistra. La pluralità incondizionata ed indifferenziata dell’informazione si è sostituita allo studio, alla documentazione, alla storia della politica e degli atti che la costituiscono.
Si ricorda Giacomo Matteotti, paladino della dignità del Parlamento e del suo ruolo democratico, come se fosse una Starlette: fiumi di parole copiate, estrapolate, giornalisticamente trattate come dispacci da vecchia telescrivente, ma nelle scuole non sanno chi sia. Nessuno lo ha studiato e tantomeno ne conoscono il suo pensiero, la sua fierezza ed indomita lotta contro il fascismo.
Giacomo Matteotti è il combattente senza armi, con le armi delle sue idee, con la sua cultura con la sua istruzione universitaria ben utilizzata e con l’amore verso il popolo (Fratta polesine) di cui era orgoglioso rappresentante.
Queste sono le doti morali e professionali di cui parlare e non di aneddotica melensa tolta dai “sussidiari” della partitocrazia.
Come ho ricordato in altri editoriali e scritti apparsi su questa Rivista, l’informazione dell’Evo moderno si è fossilizzata su sé stessa e ha inventato modelli a risposte chiuse e quindi adattabili ad ogni circostanza, poiché tutto si ripete e tutto ricalca le stesse animosità di un Catone o di un Cicerone.
Sono diversi gli attori, ma lo stampo empatico, lo schema neuro-vegetativo è sempre quello ed avendo smesso di studiare e di leggere i libri che formano la nostra mente e le nostre operosità, la destra ha smesso di essere storica così pure la sinistra è una vetrina per manichini parlanti.
Rimane il linguaggio che ancora ci differenzia dal regno animale ma sta prendendo le caratteristiche del fantasioso Flatlandia, la terra bidimensionale “abitata da figure totalmente piatte”. “Un luogo è un linguaggio: noi possiamo essere “qui” solo accettando le regole linguistiche che lo inventano. Essendo il porsi del linguaggio arbitrario e non deducibile, i diversi linguaggi indicherebbero luoghi totalmente discontinui”. (Giorgio Manganelli, Luogo è linguaggio – Saggio su Flatlandia di Edwin A, Abbott,1966)
Si parla di algoritmo, di figure geometriche, di matematica applicata all’arte, al mondo dell’espressione, della comunicazione, alla fantasmagorica AI (Intelligenza Artificiale). Tutto per alimentare la nascita di un nuovo Gulliver che incontrerà popoli indaffarati, quasi invisibili, che invece di essere padroni della Terra saranno solo greggi al pascolo!
Ma per tornare al tema principale ciò che disorienta è la mancanza di memoria, di memoria storica: la destra dimentica ciò che ha sostenuto in Parlamento dieci anni fa e la sinistra non ricorda neppure le sue campagne elettorali. Alla fine i temi in discussione sono sempre quelli non visti da destra e da sinistra, ma svisti e dimenticati da entrambi.
Un vero divertimento come per la legge sull’Autonomia differenziata regionale.
Al tempo dei motti e dei proverbi giornalieri si diceva: Si fa ma non si dice. Oggi non si fa ma si dice. Si parla ad ogni palpito di sospiro e tutti, meccanicamente, ripetono le stesse cose o cose incomprensibili. Persino il giornalismo ha collezionato il suo stupidario ed ogni giorno riempie pagine per chi non sa leggere.
Sono scomparse le ideologie e la famosa “cassa di risonanza”, pertanto ognuno scrivere a ruota libera le sue “filastrocche”. E, nel frattempo, stiamo assistendo allo sceneggiato dei “trova robe” che si chiama Europa.
Io mi metterò in prima fila per dormire ad occhi aperti e voi, dove vi metterete? A destra od a sinistra?
Franchino Falsetti