EDITORIALE Millecolline. La penombra della Storia ci rende indifesi

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 05/05/2024

La penombra della Storia ci rende indifesi

Non intendo evocare le vicende del “Gattopardo”, anche se lo scetticismo nella natura umana potrebbe essere ancora condiviso; intendo rivolgere la mia attenzione su ciò che l’uomo è capace di rendere il presente Storia e la Storia del passato tabula rasa.

Ciò che sta accadendo in queste ultime settimane negli Atenei italiani può essere alquanto sintomatico di come gli studenti affrontino le dinamiche internazionali e la guerra Palestina- Israele, mostrando una concreta ignoranza conoscitiva del passato ed un’altrettanto ignoranza sugli strumenti non solo di conoscenza ma critici per valutare il presente.

Viviamo nell’Epoca della conoscenza, dell’informazione e siamo ignoranti su entrambi questi domini della comunicazione, dell’educazione e della formazione.

Gli studenti universitari insieme ai loro professori di cosa parlano? Cosa studiano? Come si possono vedere i luoghi delle maturità professionali trasformati in penose ed infantili manifestazioni, occupazioni e violenze contro la Polizia (che come un tempo ha le mani legate, perché?)?

A chi giova questa rituale messa in scena? Il Governo non governa e lascia alle Università un’autonomia sintomo del degrado accademico e della sua specifica Identità culturale e morale.

Le Università, come le scuole in generale, hanno adeguato le loro funzionalità ai soliti prestiti anglo-americani, dove, oggi, è evidente la disfatta di certe Istituzioni a servizio della Comunità e dello Stato.

Gli intoccabili, sono solo impiegati dello Stato e, in nome dell’autonomia, gestiscono i percorsi di studio e di formazione come credono, inventando cattedre, elevando la politica del reclutamento docenti, ma di istruzione superiore, professionale e critica, non se ne parla.

Le lezioni sono delle conversazioni e gli esami un esaminificio. Gli studenti se voglio sapere di più diventano autodidatta. Non esiste una componente universitaria omogenea, di qualità formativa e culturale dell’Italia democratica.

Al di là delle contestazioni il sistema scolastico ed universitario italiano risente del passato, vive di eredità del passato, per quel che riguardano i modelli di poteri riferiti alla gestione didattica ed amministrazione, ma essendo privo di Maestri, tutto si esemplifica e tutto si rende opinabile.

Le discussioni si trovano su Internet, così pure le tesi e le ricerche.

Tutti parlano di tutto e tutto si traduce in nulla.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”, ci ricorda il sommo Poeta Alighieri, padre della lingua italiana, dell’italianità e del dotto sapere.

Negli anni settanta del secolo scorso uscì un libretto dello storico (alla moda) Jean Chesneaux dove teorizzò che il passato doveva essere cancellato. L’edizione italiana edita da Mazzotta (1977), cercò di rendere morbido il titolo in francese: “Du passé faisons table rase? Traducendo con: “Che cos’è la storia” (titolo) e come sottotitolo:” Cancelliamo il passato?”.

Non ebbe un grande successo: l’Italia era distratta da ben altri episodi, ma certo che la lettura di pagine dissacratorie contro il potere costituito e certe affermazioni da “radio libera” possono esserci utile per capire la fenomenologia giovanile, non solo quella che soffre il post Covid, ma quella che, contrariamente ai sessantottini che studiavano e preparavano discorsi da interessare protagonisti scomodi come Paul Sartre presente in una aula universitaria occupata a Bologna.

Quelli di oggi che non portano l’Eskimo, sono espressione di un decadentismo culturale e strutturale disarmante. Non si trova di meglio che politicizzare le azioni violente contro la Polizia, contro il Governo, contro lo Stato d’Israele, senza aver studiato un rigo di Storia di quel Paese e della Palestina secolare storico avversario.

Appiattire tutto sul presente utilizzando i racconti dei giornalisti o delle botteghe di partito non qualifica nessuna contestazione e non si alimenta alcuna partecipazione popolare.

Tutti oggi possono leggere, connettersi nella rete Web, usare le fonti le più colorate, ma anche questo non fa formazione. È una forma agglutinata del conoscere senza ratio ed in particolare senza quella particolare indagine speculativa che si chiama Critica delle idee, dell’ideologia, dei fatti storici, dell’attualità.

Chi meglio degli studenti universitari può offrire chiarezze su ciò che si sta muovendo nel mondo? Dobbiamo combattere le fake news non con le armi dei giornalisti ma con la dottrina del sapere, della conoscenza senza ordini cronologici.

La Storia è fatta di date che si possono rintracciare quando vuole, ma la vera Storia è quella del Pensiero: dobbiamo insegnare come si pensava e come si pensa e dobbiamo perseguire sempre la ricerca della Verità. Inventarsi il nemico alimenta l’odio, l’ignoranza, la violenza, le pretestuose avventure (passa tempi) dei nostri Atenei, delle nostre scuole, della parte migliore di una Società che non vuole il fascismo, ma lo mimetizza nell’agire insensato e strumentalizzato.

Non possiamo non avere una concezione della pace come una qualità dello spirito ma i tempi che viviamo ci sembrano mostrare segnali di grave dimenticanza di questa qualità – si legge nel documento -. L’oscuramento della ragione e la propaganda profana, privano i credenti di una chiarezza d’intenzione: non sono più capaci di porsi al servizio del bene comune, mentre si esasperano le animosità e le contrapposizioni”.

(dal “Documento del Coordinamento Interconfessionale regionale Piemonte”)

 

                                                                               Franchino Falsetti

 

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