Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 17/03/2024
La Francia continua a stupirci
Sono passati alcuni giorni dalla storica approvazione del diritto all’aborto nella Costituzione francese. “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita per la donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza”.
Forse la modifica all’articolo 34 della Costituzione non è tanto il diritto, come sostengono alcuni “giuristi”, quanto la “libertà garantita”.
Ma è certo comunque che questa modifica costituzionale nella legislazione francese ha sorpreso e stupito il mondo occidentale, quello delle radici cristiane e cattoliche e tutti coloro che pensano, come noi pensiamo, che non sia possibile, per legge esercitare il diritto “a sopprimere una vita”, come hanno, fermamente, denunciato, con ira, i vescovi d’Oltralpe.
Tra i commenti usciti sui quotidiani vorrei proporne due: una della docente, giornalista opinionista Michela Marzano e l’altra Silvana De Mari, nota giornalista, medico contro e sottile polemista.
“[…] Non c’è solo l’IVG (Interruzione Volontaria Gravidanza) come libertà fondamentale, c’è anche la libertà di andare in giro senza essere molestate, dire no senza essere violentate, lasciare un compagno o un marito senza essere ammazzate. La Francia può (e deve) essere fiera di essere stata il primo Paese a inserire nella Costituzione il diritto dell’interruzione volontaria di gravidanza, non è concepibile che si schieri dalla parte delle donne quando si parla di molestie e femminicidi” (Michela Marzano, la Repubblica, 5 marzo 2024).
“In Francia grazie a Emanuele Macron, l’aborto è stato definito un diritto. L’aborto è un intervento violentemente antifisiologico. Una donna non può ordinare al suo corpo di abortire. Per potere abortire ha bisogno della complicità della società, di medici, sale operatorie, esami e così via. Tutto lo Stato e tutto il popolo diventano corresponsabili. Dove esiste un diritto, esistono anche un dovere e un reato. […] Un articolo contro l’aborto diventa reato. Non ci saranno più medici non abortisti. […]”. (Silvana De Mari, La Verità, 6 marzo 2024).
In poche righe non si fa fatica a capire le due visioni e commenti da sinistra a destra: un po’(?) Come amava l’indimenticabile Guareschi.
Ma noi non vogliamo scrivere per risvegliare delle animosità o delle pretestuosità. Rimasti ancora stupiti delle giravolte alla francese (e non solo su questo eccezionale provvedimento) l’effetto è ancora una volta il disordine che governa sovrano nel paese della Ragione, dell’Illuminismo, degli Enciclopedisti, della Rivoluzione che cambiò il mondo Occidentale e l’Ancien regime.
Siamo tutti figli della Cultura francese e molto ha rappresentato per le sue geniali innovazioni e trasformazioni, fino a pochi decenni fa, quando la tradizione del suo Pensiero anticonformista sintetizzato in tre immortali parole sulla sua bandiera: Liberté, Égalité Fraternité, hanno cominciato ad essere parole per una suggestiva pubblicità a scopi turistici.
La Francia non è più un mito, non è più la meta degli intellettuali per aggiornare le proprie idee, la propria cultura, certi approfondimenti critici e metodologici.
L’ombra della menzogna, dell’interesse, del consenso popolare sono divenuti anche per questo glorioso Paese che è stato anche una fonte di sogno e di sfrenato divertimento, hanno sostituito i valori della “Verità”, tanto esaltati e, coraggiosamente, affrontati dal grande Zola con il suo: J’accuse.
Questa storica scelta della legislazione francese nell’inserire l’aborto nella Costituzione dei diritti, merita un nuovo atto d’accusa, scritto dalle donne tradite, abbandonate, umiliate, costrette ad atti indesiderati, immorali, di negazione alla Vita.
Non siamo di fronte ad una svolta epocale, ma ad una vera mortificazione del genere umano. “Fierezza francese, messaggio universale”, avrebbe commentato il presidente Macron.
Triste orgoglio di un Capo di Stato che calpesta la Civiltà francese: dietro queste parole si nasconde un compromesso disonorevole tra le componenti politiche, che, cinicamente, hanno preferito, in particolare la sinistra, sacrificare il diritto alla Vita per tutti, alla strumentale libertà elettorale, per ogni rinnovata stagione del potere.
Franchino Falsetti