Editoriale
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 01/10/2023
Ma la vita è sempre altrove
Questi Editoriali, come avranno capito i miei 27 lettori e nuovi, non sono gli sfoghi di una voce nel deserto, ma sono meditate considerazioni e riflessioni su come, sempre più velocemente, cambia il nostro contatto e conoscenza con la realtà. Ed in questo universo mutante cercare di capire come agiscono gli uomini a cui noi deleghiamo i nostri destini.
Nel frattempo è nata una nuova scienza quella dell’intelligenza artificiale che tende a modificare i canoni tradizionali del percepire la realtà e di interpretarla, costituendo nuovi modelli di vedere, di pensare, di rappresentare.
Siamo di fronte a quella che il grande filosofo francese recentemente scomparso Jean Baudrillard aveva definito: “La scomparsa della realtà”.
“Se gli uomini sognano macchine originali vuol dire che disperano della propria originalità o che preferiscono farne a meno e godersene per macchine interposte. Ciò che queste macchine offrono è soprattutto lo spettacolo del pensiero e gli uomini manipolandole si dedicano allo spettacolo del pensiero, più che il pensiero stesso”. (J. Baudrillard)
In senso metaforico queste sconvolgenti rivoluzioni determinano e dividono classicamente l’operato dell’uomo, distinguendo, ancora una volta, il pensare dal fare, l’inventività dall’eseguire.
Giustamente Baudrillard parla di spettacolo del pensiero perché non esiste nell’intelligenza artificiale il processo elaborativo, creativo, progettuale. Queste considerazioni che non sono più pioneristiche ma in corso d’opera, sono importanti per domandarsi se si può ancora amare la Vita e che senso ha l’agire dell’uomo contemporaneo.
Una verità va subito detta: l’uomo contemporaneo vive di continue manipolazioni della realtà, al di là del mondo virtuale. La grande contraddizione è quella che non sappiamo più distinguere il mondo reale dal mondo virtuale, al punto che abbiamo raggiunto una identità tra i due mondi.
E questa identità condiziona non solo la nostra percezione, ma il nostro modo di pensare, il nostro costume.
Ma esistono altre preoccupazioni esistenziali per esempio, la mancanza di saper fare previsioni, di saper interpretare i dati scientifici, di valorizzare la nostra identità, di proporre, nella continuità, il senso e l’amore per la Vita.
La scomparsa di questi valori, ancora presenti nel secolo scorso, ha fatto maturare nuovi rigurgiti relativi alla violenza, all’odio, alla menzogna, alla cancellazione, ad un certo accanimento verso tutto ciò che si mostri “innocente”, senza particolari mire di sfruttamento, di emarginazione, di dominio.
Ecco che ritorna un pensiero shakespeariano: la vita è altrove.
Può essere che il secolo XXI° sia il secolo della sopravvivenza, dell’alienazione assoluta, della dissociazione tra essere ed avere.
E forse questo potrà essere l’antidoto per non soccombere e vivere nel Nulla, nella negazione dei diritti e del rispetto reciproco individuale e collettivo tra i popoli.
Resta una piccola stella che mi piace ricordare. Fino agli anni cinquanta del secolo scorso, la parola “innocenza” era ricca di significati positivi e sembrava a molti, non certo ai maliziosi cineasti, una parola di elevazione spirituale, di fiducia, di sentimenti che, specialmente, nelle giovani età (maschi e femmine) rappresentò la parola magica per vedere la realtà senza inganni, senza malefici, senza doppi sensi, senza alcuna negazione per credere, per sentirsi raggianti nell’agire quotidiano e nel convivere ogni socialità e benessere comune.
Si viveva in quella Comunità, tanto predicata da illustri indagatori dell’anima e da uomini di buona volontà.
La perversione a rendere tutto banale, insignificante, realistico e privo di vitalità interattive, ha portato tutto ad una deriva dove le onde del mare si ascoltano ma non si vedono.
Le cose non è vero che non esistono: esse ci parlano ogni giorno, dobbiamo ri- imparare ad ascoltarle e renderle vive nella nostra ritrovata innocenza poetica di sentirci davvero altrove ma per ritornare a sognare e volare, poiché la Vita è sogno!
Franchino Falsetti