CATTIVI PENSIERI. Sfogliando i libri d’oggi

Inviti ad abbandonare il pensiero unico

Sono considerazioni come fossero Cattivi Pensieri per chiedersi altro: siamo tutti colpevoli ?

Pubblicato il 03/05/2023

Sfogliando i libri d’oggi

È da un po’ che la mia attenzione si rivolge a questo oggetto d’indagine perché è poli-direzionale ed interdisciplinare.

Non è un tema per ri-scrivere vecchie novelle o racconti di interrogazione intima, ma sempre di più si caratterizza come un invito per esplorare e rendersi conto di come questa antica e preziosa invenzione come la scrittura, anch’essa stia subendo una delle più volgarizzanti aggressioni e saccheggi incalcolabili.

Il libro come prodotto della scrittura e del pensiero fino a qualche decennio fa aveva ancora una varietà di funzioni: dal piacere a strumento di studio, approfondimenti, speculazioni conoscitive e scientifiche. Vademecum per la propria crescita e maturità intellettuale e professionale. Ma era anche uno strumento di consultazione, di confronti, di analisi comparative, per imparare meglio la propria lingua (nelle sue molteplici sfumature espressive e regole sintattiche da memorizzare).

Alla fine, senza annoiare troppo nell’ elenco delle utilità, il libro era una sorta di piccola enciclopedia tascabile, per rendere sempre sveglia la nostra fantasia, il nostro immaginario collettivo, i suggerimenti, a volte da scoprire, per saper stare in un contesto sociale con dignità e consapevolezza. Ma i libri sono stati anche consolatori: le famose letture rosa, i feuilleton, le gazzette amene, i libri lascivi e di volute amenità. Il libro della distensione, ma intelligenti come quelli di Jerome K. Jerome o l’impareggiabile Woodehouse.

La vasta produzione di libri per ragazzi che ha formato generazioni di piccoli lettori dalla metà dell’Ottocento e non solo con i grandi capolavori scritti da (Perrault, Andersen, Grimm, Collodi, De Amicis, Salgari, Vamba, Capuana, fino ai moderni Milani, Mosca, Argilli, Faeti, Rodari, Calvino) con le irrepetibili collane dalla Scala d’oro alla Salani alla magnifica Enciclopedia per ragazzi  il Tesoro ed i  volumi della Bompiani dedicati agli Autori. Una vera miniera su cui era piacevole attingere perché il mondo coltivava ancora i valori portanti per vivere “con conoscenza” il proprio percorso di vita su questa misteriosa e sempre più fatale o fantasioso viaggio tra i mortali.

Nella lettura si sviluppano l’intelligenza, la creatività, la conoscenza, nel senso di essere sollecitati a scoprire, ad indagare ad approfondire a ricercare fonti ed altre letture: a saper correlare contenuti e renderli critici in un perpetuo confronto con la realtà ed il sogno che rende attuale i mondi che ci hanno preceduti. Quindi il libro è un prezioso strumento non solo per esercitare le nostre abilità acquisite ma per ricevere la linfa che alimenti i nostri pensieri, che, insomma ci aiuti a crescere e pensare.

“Da quando la scienza diffida dalle spiegazioni generali e dalle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande sfida per la letteratura è il sapere tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo”. (Italo Calvino)

Nella letteratura e nei suoi generi sono cambiati i soggetti, i motivi per cui scrivere, per comunicare insegnamenti, esempi da seguire, valorizzazioni della persona, della comunità in cui vive. Una ricerca di positività e di contrasto con la decomposizione del mondo sociale, del declino delle sue tradizioni secolari ed il diffondersi di un narcisismo esistenziale per produrre attitudini ala contestazione, alla negazione di ogni sana critica sociale cioè ad un saper cosciente della eventuale cultura del cambiamento.

È una letteratura autoreferenziale: gli autori, quelli che continuiamo a chiamare scrittori e scrittrici, parlano a sé stessi: si raccontano, voglio vivere o rivivere le proprie esperienze fin dall’infanzia con ogni grottesca realtà o rivelazione. La letteratura per fare dell’outing, per servire un mercato che la richiede perché è una scrittura che non fa pensare, non sveglia nessuna mente, ma emoziona sciogliendo in bocca il miele dell’insolito, questo oggetto misterioso scoperto (come pietra filosofale) negli anni ottanta, definiti dal grande Vassalli: “banali”.

Siamo di fronte ad un mare magnum di professionisti (non della penna) che si improvvisano letterati e poeti: dai magistrati agli psicologici, dai medici di frontiera o di navigazione alle corsiste pasticciere, dai professori per tutte le stagioni ai cantastorie di memorie vicine e lontane, dagli attori, conduttori, giornalisti, imprenditori, e giovani rampanti cresciuti nel vivaio delle scuole o laboratori di scritture fino alla disastrosa scuola di giornalismo, per cui alla fine tutti giornalisti, una filiera di fantasmi che scorrono sui mass media per ratificare e comunicare l’ignoranza e l’insipienza dell’attuale Occidente, dell’attuale mondo contemporaneo.

(Come nella scuola nel giornalismo si registra un’alta percentuale di oltre il 70% di donne. Cosa significa? Tra poco avremo anche gli “sbarcati” che verranno inseriti delle nuove folte schiere dei replicanti dello scrivere e del parlare?!?)

Un’onda lunga che ha determinato le attuali barbarie dell’Ultima generazione (impuniti attivisti ecologisti), la cancellazione della cultura, l’avvento di una nuova censura del pensare, del dire, del comunicare.  Insensibili a questo travolgente declino, dove la lettura è il nostro salvagente per superare ogni malevola aggressione, alcuni mezzi d’informazione quotidiana ci vogliono imporre le “classifiche” del mercato editoriale (segnalando le graduatorie dei corridori illuminati (dilettanti dolciari), ma di necessaria pubblicità.

Trascrivo dal settimanale Tuttolibri (sabato 15 aprile 2023) i primi dieci (della classifica, senza citare gli autori. Vediamo cosa vi viene in mente…):

  • 1) Una brava ragazza è una ragazza morta
  • 2) Innamorati pazzi
  • 3)Perfetti e felici
  • 4) La custode dei segreti
  • 5) Capolinea Malausséne
  • 6) Buchi bianchi
  • 7)La Malnata
  • 8) Dammi mille baci
  • 9) Brick for stone
  • 10) La vita intima

“La legge di questa vita a cui si aspira quando si è oppressi, sognando la semplicità, non è altro che quella dell’ordine narrativo, quell’ordine normale che consiste nel poter dire: -” Dopo che fu successo questo, accadde quest’altro”. (Robert Musil)

                                                                                                                                                        Franchino Falsetti

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