CATTIVI PENSIERI. Siamo ciò che vediamo

Inviti ad abbandonare il pensiero unico

Sono considerazioni come fossero Cattivi Pensieri per chiedersi altro: siamo tutti colpevoli ?

Pubblicato il 15/03/2023

Siamo ciò che vediamo

Senza dover ricorrere alle solite definizioni lasciateci dai grandi filosofi e pensatori della storia dell’Umanità, perché questo immane patrimonio è tuttora disatteso e serve per usi di finzioni e di allettamenti consolatori ed ostentata sapienza. Ma non sono serviti a niente: dai motti, alle massime, agli aforismi, ai sistemi ideologici, alle profondità tematiche ed intrecci problematici sull’esistenza e sulle sue ipotesi oniriche, favolistiche, mitologiche, dogmatiche. Dalla filosofia alla teologia, alle visioni fantascientifiche, esoteriche, escatologiche, letterarie e poetiche, un fiume inesauribile di chiacchiere, di impietose contrapposizioni, di illusioni perdute, di vanagloria incenerita dalla Storia.

L’uomo, interpretando le sfide della Natura e dei suoi confini, ha cercato di aprire la ricca risorsa del cervello capace di inventare, di fantasticare, di sognare, di creare. Ed avendo scoperto queste facoltà nel tempo ha pensato di essere Dio per poi negarlo nel nome dell’effimera illusione dell’eternità. Di ciò che l’uomo può lasciare su questa Terra sconosciuta, incomprensibile, ingiustificabile.

Alla si è accorto di essere una cosa come tutti gli oggetti lo circondano. Il progresso, le rapide trasformazioni della scienza e della tecnologia hanno modificato la realtà, hanno sostituito i valori, si vive di virtualità e di artificialità. Il tempo è stato distrutto, lo spazio delimitato, il respiro della Vita è limitato al tempo biologico che ogni uomo possiede. Le nostre identità stanno sparendo. Anche l’anagrafe dei nomi sparirà perché ritenuta superflua dal momento che noi siamo ciò che vediamo e non ciò che pensiamo.

Si vivrà sempre di più di convenzioni, di allusività, di anonimato, di cancellazioni. La nostra storia personale sarà un cip non per trascrivere la nostra vita e la nostra identità, ma per tracciare segni di primordiale testimonianza, il più possibile indecifrabili e predisposti alla sua completa cancellazione. Siamo destinati a non lasciar traccia. La cultura dello scarto, della spazzatura, dei rifiuti, della decomposizione, saranno i valori che verranno perseguiti.

Si vivrà come le farfalle: un giorno solo e nessuno saprà mai se siamo venuti al mondo, in questo mondo che ci rende inospitali fin dalla nascita. Si intuiscono che menti da Grande Fratello stanno preparando questi nuovi sconvolgenti panorami e per meglio realizzarli la morte sarà la culturale dei processi riduttivi, delle nuove censure, dei nuovi sistemi di dominazione e di sottomissione.

La deforestazione, che nessuno vuole fermare, va in questa direzione. La Terra non sarà più per il genere umano ma per un selezionato genere umano. La ricchezza non sarà più divisibile e con soccorrerà   nessuno aiuto o solidarietà. Chi avrà, vivrà.

Il post Covid e relativa pandemica ci ha aperto gli occhi, anzi dobbiamo aprire tutti gli occhi. I prodromi della depersonalizzazione e della disumanizzazione sono già in atto. L’uomo, improvvisamente, è ritornato un lupus ed i fenomeni latenti di forme isolate di anarchia, diventeranno la nuova bandiera che governerà tutti i popoli, che, nel frattempo, si saranno trasformati nella genia dei robot Visitor.

Questa riflessione non è una traccia per un nuovo romanzo di fantascienza o di fantapolitica, è, invece, un’amara costatazione a seguito di quello che sta accadendo attorno a noi, all’antiche Civiltà, a ciò che può rischiare che tutto ciò avvenga.

Viviamo d’immagini, siamo noi stessi immagine e ciò che ci ha distinto finora dagli animali di essere forniti di una testa pensante, l’abbiamo fatta cadere per la perdita dei nostri sentimenti, dei nostri valori, della nostra storia ed identità personale e collettiva.

“Un cittadino europeo è oggi schedato in media da venti a trenta volte al giorno e nel giro dei prossimi dieci anni dovrebbe esserlo fino a settanta volte. La schedatura interviene in occasione degli episodi più comuni della vita quotidiana: telefonate, uso del cellulare, navigazione su Internet, passaggio davanti a una telecamera di videosorveglianza, ingresso in un parcheggio, pagamento con carta di credito, utilizzazione di una smart card o del badge di un’impresa, passaggio in una stazione di servizio, frequentazione di un luogo pubblico, pasto in un ristorante, visita di un centro commerciale, spostamento in autostrada”.

(Alain de Benoist, La nuova censura, Napoli, Diana edizioni,2021).

 

 

                                                                             Franchino Falsetti

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