Editoriale Millecolline. I fatti della politica sono già realtà virtuali

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 05/03/2023

I fatti della politica sono già realtà virtuali

Abbiamo assistito azionando il solito salvifico zapping alle vicende delle Primarie e delle sue goliardiche conclusioni.

In tempi di simulazioni, il Risiko ha soddisfatto non chi voleva un partito di contenuti adeguati e distintivi dal nazional popolare della destra ma una parte goliardica di chi ragiona per frasette imparate a memoria, per slogan ripetuti nei circoli e nelle periferie e chi pensa che giovane sia bello. Una lunga sceneggiata che non fa parte delle nostre tradizioni culturali della politica e del fare politica. In un contesto desolante dove tutte le parole del “mondo di ieri” vengono cambiate o cancellate, c’è chi si esalta nell’usare le vecchie parole per auto gratificarsi e illudersi che esista ancora la dialettica tra i partiti o le fazioni interne capeggiate dai vari candidati. Ma dove sono i candidati? Sono i nuovi soldatini di piombo che nessuno muove e nessuno vede. Candidati invisibili che non possiedo storia, pensieri, cultura politica, formazione ed esperienza, se non quella di essersi sempre resi visibili perché essendo personaggi a “molla”, qualcuno ogni tanto devi caricarli, come gli orsacchiotti nella calza della Befana (quella vera!!). Di tutto questa ridicola e conosciuta situazione nessuno ha mostrato di esserne consapevole. Nessuno ha pensato di essere un oggetto di una scacchiera su cui ci si muove solo se manovrati non perché si è capaciti di autodeterminarsi e combattere a campo aperto, come vecchi e valorosi guerrieri.

Un tempo si chiamava il teatrino della politica. Oggi è meglio definire queste messe in scene di una passerella ai grandi magazzini. Alla famosa Rinascente bolognese di via Rizzoli, nella prestigiosa palazzina liberty, molto frequentata come i gazebo di più modesta presenza. Alla fine che cosa è uscito? La pallina del flipper ha scelto una semplice viandante: una persona convertita all’ultimo momento, promossa senatrice e dopo salti propiziatori a segretario e non segretaria del PD, che pensavo avesse già messo fuori il cartello dell’80% di sconto, approfittando della stagione dei saldi.

Un’ennesima protagonista senza gavetta, senza aver lavorato, senza concreta esperienza della Vita: il suo mondo è quello di milioni di giovani che vedono ed imparano a riconoscere e ripetere. Ma le cose rimangono al loro posto perché si è incapaci di spostarle, di modificarle, di renderle diverse, di saperle ripensarle e ricrearle.

Una protagonista a sua insaputa. La spinta giovanilistica e l’incoscienza del ruolo che avrebbe assunto hanno giustificato la sua scelta e si è mescolata tra gli iscritti per cercare di vincere in modo corale, come se, alla fine, tutti i suoi elettori fossero la sua anima.

Puntiamo ad essere un’alternativa alle destre, abbiamo bisogno di un nuovo Partito democratico che riscopra i valori di inclusione, di giustizia sociale e di giustizia climatica. Serve un partito che possa aiutare i giovani a trovare un lavoro”.

(Schlein – Libero, 26 febbraio 2023)

Sembrano le parole di Draghi, di Conte, di Cuperlo, De Micheli.

Insomma che cosa dice questa ninfa della politica della sinistra-sinistra italiana? Un italiano tutto da tradurre e forse un pensierino della sera potrà uscire.

I soliti giornaloni l’hanno subito battezzata l’anti-Meloni.  Ed ancora cosa significa? Due donne l’un contro l’altra armata?

Il folklore e la retorica reggono ancora la nostra povera identità ed in più non si smette mai di prendere atto degli eventi ma di commentarli senza conoscerli e, con autorità, diffonderli con ogni mezzo a disposizione. Quello che conta è definire un’immagine non le idee, non i programmi (che non esistono) non quella moralizzazione di cui lo stesso Enrico Belinguer si rese conto.

Non credo sia necessario parlare anche di Bonaccini, uomo d’apparato, che lealmente ha condotto la sua sfida, ma anch’esso rimane ancorato agli slogan, alle formule obsolete (mai, comunque, sperimentate), un esponente deludente come è il suo partito (agonizzante) che comprende la vincitrice ed il vinto e tutti coloro che hanno pensato che avere un ruolo nella società sia importante avere un posto in politica, una sedia in un circolo od uno scanno in Parlamento.

I rigurgiti non sono solo di destra ma anche di sinistra. Non si vuole (per ragioni di piccolo potere) rendersi conto che le Società contemporanee vanno rifondate. È opportuno ripensare la democrazia, la partecipazione e le sue istituzioni. Viviamo in un’epoca di radicali cambiamenti non solo delle domande legate alla solidarietà, accoglienza e comprensione, ma alla ricerca di nuovi valori che concorrano a definire un nuovo tipo di Società funzionale e pienamente rispondente non alla propaganda urlata, insignificante, demagogica delle improvvisate campagne elettorali (di questo o altri partiti, liste civiche, e libere aggregazioni). Le cose non cambieranno con le frasi fatte, prese a prestito (anche dalla controparte e modificate), non con la demagogia dei comportamenti alla moda o di giocare ai Ragazzi della via Pal.

Abbastanza emblematica la “squadra” della vincitrice. Sembrano degli sbarcati sans papier (alcuni già conosciuti per la loro completa invisibilità e vacuità). Il Sindaco ha giocato il ruolo del talent scout. E un outsider che avrà bisogno di “studiare” per il suo avvenire. Alla fine non ci resta solo che piangere, ma di sperare che gli italiani, i veri italiani, si sveglino da questo torpore ereditato e possa, finalmente, uscire dalle gabbie dell’ignoranza, delle illusioni permanenti e dalla indifferenza che (vedi il drammatico calo degli elettori alle urne per ogni seria motivazione) hanno connotato il comportamento politico, culturale e sociale del nostro Paese. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

La sinistra chiede ogni giorno le dimissioni di un Ministro per aver espresso il proprio pensiero o parere su ciò che accade o riguardi la sua competenza. Ciò non vuol dire che è uscita una legge o un decreto. Ma il flatus vocis dei disperati di sinistra-sinistra (privi di alcun pensiero e formazione politica) sono capaci solo di chiedere le dimissioni e usare incondizionatamente il termine  “vergogna o vergognatevi “, come se si chiedesse un cappuccino al bar anzi alla buvette.

  

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