Concorso “Una città che scrive 2022”, sezione speciale “Procida nel cuore”.

Gisella Fidelio ha ottenuto la pubblicazione di un suo racconto.

Procida nel cuore 

Pubblicato il 12/09/2022

 

Vi presentiamo uno dei 12 racconti vincitori della sezione “Procida nel cuore”, scritto da Gisella Fidelio, una delle partecipanti ai nostri incontri del Jardin de Palabras!

Sono stati ben 712 i partecipanti all’edizione 2022, dedicata all’Isola di Procida, ‘Capitale Italiana della Cultura 2022’. La Sezione Speciale ha ottenuto il patrocinio morale sia della Città di Procida che della Presidenza della Regione Campania.
Il 10 giugno presso la Biblioteca Sociale Giacomo Leopardi di Casalnuovo di Napoli si è svolta la cerimonia di Premiazione.

I testi inediti, poesie e racconti brevi, sono tutti ispirati all’Isola di Procida e dalle esperienze personali ad essa legate. La partecipazione al concorso, ancora una volta, è diffusa su tutto il territorio nazionale.

I vincitori sono stati pubblicati nella nuova antologia 2022 dal titolo ‘Procida nel Cuore’.
In copertina c’è l’immagine di Procida, tratta dal dipinto, olio su tela, raffigurante l’Isola.

Il dipinto originale, donato all’Amministrazione comunale di Procida, è stato realizzato dalla pittrice Annamaria Ruocco su commissione del Piccolo Museo Biblioteca Sociale Giacomo Leopardi di Casalnuovo di Napoli.

Giovanni Nappi, fondatore del concorso letterario e direttore del piccolo museo ha sottolineato la “straordinaria partecipazione” al Premio e si augura che  “Procida possa affermarsi quale punto di riferimento poetico e letterario, oltre che strumento di crescita e sviluppo, soprattutto per le future generazioni”.

Buona lettura e fateci sapere che cosa vi suscita.

                                                             Miriam Bruni

 

Capodanno all’isola di Procida
Avevo visto una strana figura piccolissima vicino a Ischia disegnata sulla cartina geografica, quando
i miei amici mi parlarono di Procida. Più la guardavo con la lente di ingrandimento e più assomigliava
a una tartaruga mentre si muove con quell’incedere tipico delle testuggini sulla spiaggia.
Un viaggio breve di due giorni, col treno fino a Napoli e poi il traghetto, si poteva fare.
D’inverno a Capodanno, che sarà mai, farà freddo ma staremo in albergo a chiacchierare, come
avremmo fatto se fossimo rimasti a Bologna.
Fino a Napoli con il Frecciarossa fu una passeggiata, poi al porto con un taxi che sembrava una
macchina degli “autoscontri da luna park” fu più da cardiopalma, tanto che chiesi al taxista di frenare
ogni tanto, non avevamo fretta, il traghetto sarebbe partito dopo un’ora, ma lui rispose tranquillo:
“Non mi fanno passare, signora!”, cercando di non usare il suo napoletano.
Finalmente al porto fu tutto più semplice, avevamo un piccolo trolley a testa e 15 minuti di
navigazione, poi la vacanza, nessuna fatica. Ma non feci i conti con il mare, che si mise ad ingrossarsi
anche se per un così breve tragitto, fu davvero burrascoso in tutti i sensi, vomitai in quei sacchetti in
dotazione sulle navi. I miei quattro amici erano dispiaciuti perché furono loro a consigliarmi di non
prendere nulla per il mal di mare, si trattava in fin dei conti di pochi minuti e poi saremmo sbarcati
sull’isola.
Appena scesi lo stomaco si rimise a posto, aveva piovuto e ora stava uscendo un sole di mezza
mattina, la comparsa di un arcobaleno enorme, coloratissimo che abbracciava tutto il paese da
Corricella a Terra Murata, fu uno splendore, non pensai più alla nave. Rimasi incantata dai mille
colori delle case disposte sull’isola illuminate da una luce unica, quasi abbagliante nonostante la
stagione invernale, potevamo ammirare l’Isola come fosse sdraiata sul mare, fu pura emozione.
Ci venne a prendere il proprietario dell’Albergo situato in cima al paese, verso la piazza, con una Ape
Car, ci stringemmo nell’abitacolo a tre ruote e con due viaggi fummo nelle nostre camere. Nel
corridoio appena entrati una finestra aperta con balconcino ci mostrava mare e cielo che si baciavano,
come fosse un ritaglio di cartolina. La visuale era stupenda, ci si poteva spostare di 90 gradi per vedere
il Vesuvio sul Golfo di Napoli, e il sole stava lì, una vera certezza.
Era un fine dicembre di anni fa, non era per nulla freddo, dopo una buona colazione al bar con una
fetta di pastiera e un cappuccino alla cannella ci incamminammo su, verso le vecchie mura medievali
di Terra Murata, divenute poi carceri fino a una ventina di anni fa, dove «Là, nei giorni quieti, il mare
è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada», così descrive Elsa Morante nel suo libro
“L’Isola di Arturo”, esattamente così, dall’alto si poteva ammirare il mare che si posava leggero a
riva, e noi vicino a quei cannoni della repubblica Napoletana rimasti come monumenti bellici innocui,
contemplavamo un panorama mozzafiato.
Ma la bellezza ci riservava altro ancora, una passeggiata ci portò a Corricella, borgo antico marinaro
di Procida, da vicino sembrava un presepe vivente, con le case una accanto alle altre dai variegati
colori accesi e caldi: rosa confetto, celeste, giallo, arancione, bianco, rosso. Pescatori seduti davanti
alle barche ad aggiustare le reti, uomini e donne fuori dalla porta di casa che infilavano nei vasi di
vetro pieni di sale grosso le alici fresche appena pulite, una sull’altra, con mani sapienti e mai stanche.
Gatti meravigliosi, biondi, rossi, neri, tigrati, che girovagavano in cerca di qualche testa di pesce da
assaggiare. E la famosa scala del film “Il postino”, ecco ci fermammo lì in un piccolo ristorante che
ci permetteva di stare al sole il 31 di dicembre con le maniche corte a guardare il mare, le barche, la
gente di Procida.

Ci sedemmo al tavolo apparecchiato verso le 13 e cominciammo a mangiare alle 15, la signora che
gestiva il ristorante si trovò impacciata con tutti quei turisti arrivati per passare il Capodanno, e ci
mise un po’ di tempo a cucinare e servirci, ricordo che ordinammo le mezze maniche al pesce, ma ci
portò dei maccheroncini, noi apprezzammo ugualmente, con tanta fame e gusto, divorammo il pranzo.
Non mancammo di visitare il centro con i piccoli negozi, ma lo spettacolo più attraente furono i fuochi
d’ artificio che ammirammo nel loro splendore, lanciati in alto nel cielo a caduta libera sul mare, nel
buio di una notte serena dal balcone dell’albergo e che partivano da Napoli, botti compresi che si
sentivano vicini. Uno splendido brindisi di spumante fresco a mezzanotte, fuori all’aperto, e fu un
Capodanno indimenticabile.
A mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno si esprimono i propri desideri in silenzio, nella propria
mente, io fui contenta della pace che esprimeva quel luogo, nonostante il rumore dello spettacolo
pirotecnico, e mi venne da augurare che tutte le persone del mondo sentissero quella pace interiore.
Pochi giorni dopo, quando rientrai a casa, mi giunse la notizia della morte della mia sorella maggiore,
dopo una lunga malattia, arrivò dalla Sicilia dove lei abitava. Non so se quel capodanno avesse influito
sul mio stato d’animo, ma di fatto accettai quel lutto con molta serenità, più di quanto immaginassi.
E quando penso a mia sorella rivedo Procida e i suoi colori di pace.
In quel viaggio ci mancò solo il bagno in mare, ma andammo ugualmente la mattina seguente sulla
spiaggia di Chiaiolella ad ascoltare il rumore ritmato delle onde sulla battigia. L’acqua era fredda e
anche se alcuni ragazzi si buttavano in acqua noi rinunciammo.
Un signore distinto sui cinquanta nel silenzio di quel momento si avvicinò e mi porse il fiore di un
cardo, color lilla. Un fiore spinoso strano da donare, si sedette accanto a me mi spiegò la storia di
quel fiore. Non ascoltai una sola parola, ero imbarazzata, i miei amici mi facevano strani cenni: “Lo
conosci? Chi è?”, io non sapevo che fare ma quegli occhi blu, il contrasto con i capelli neri, la pelle
abbronzata e la voce suadente, mi attirarono. Ci trovammo dopo un’ora soli per le vie di Procida a
parlare della nostra vita. Io ero da poco divorziata, lui vedovo, unimmo le nostre solitudini e aprimmo
il cuore l’uno all’altra.
Ancora non smettiamo di parlare e di raccontarci quell’Isola meravigliosa che ci ha fatto incontrare.

                                      Gisella Fidelio

 

                  Foto di Gisella Fidelio

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