Perchè agire da poeti è rispondere a una chiamata
L’autrice Mirian Bruni risponde ad alcune domande postele da Monica Baldini
Pubblicato il 19/06/2022
Di Miriam Bruni.
Pubblicata in prima battuta sul notiziario WEB delle Marche, regione della Baldini, anch’ella alla sua sesta pubblicazione, ho il piacere di trasmettere questa recentissima intervista anche ai lettori di Millecolline, cui collaboro in vario modo da due annetti. Eccola dunque, e a giovedì prossimo, per chi vorrà e potrà esserci, quando sarò protagonista dell’incontro “Autori dietro l’Angolo” che avverrà a Bazzano.
Mi rivolgo a te, a te che sei poetessa, per porre subito centrale la questione: perché si scrive in poesia anche se resta sempre, nel tempo, una modalità di comunicazione di nicchia e poco vendibile?
Perché agire da poeti è rispondere a una chiamata, e le vocazioni non si curano – se non marginalmente! – delle dinamiche di mercato.
E perché quello che mi interessa è la Bellezza, la Verità, la Gentilezza. Poesia e fotografia non sono che i due canali preferenziali che la mia Anima ha scelto per prendere posizione e agire in queste direzioni…: al mio io non restava che obbedire, frequentare, onorare e affinare in modo sempre crescente.
Credo però anche un’altra cosa: che i tempi cioè siano maturi affinché questa “nicchia” possa dilatarsi da un momento all’altro, e divenire – chissà! – fiaccola e fondamenta di una nuova concezione dell’abitare la terra; guidati da quella Ragione poetica tanto ben delineata da Maria Zambrano.
In “Così” ED Poetry, la silloge che hai pubblicato nel 2018, inizi con una poesia che poi riprendi e sviluppi e che ritroviamo nel titolo stesso:
Così scoscesa, concisa, contesa.
Così cantata dal vento
cercata dal pianto.
Così silente e sconcertante,
così suadente, così cangiante.
Così io sono. Così vi amo.
Ci spieghi questi accostamenti valorizzando soprattutto queste definizioni anticipate dall’aggettivo “così”. Cosa vuoi trasmettere?
Nei miei testi cerco l’esattezza delle parole, la densità naturale dei loro significati; cerco un grembo per ciò che è inconcreto e perlopiù invisibile, e questi aggettivi, questi sintagmi, sono scaturiti in me come una sorgente che in modo limpido riflette il mio volto interiore, il mio profilo umano.
La natura è molto presente nella raccolta come anche lo spirito religioso, la mano di Dio. Come li poni in relazione tra loro, l’uno concreto, l’altro astratto? Le tue ispirazioni da dove provengono maggiormente?
Amo la natura profondamente, ed essa mi ispira costantemente!
Scrivo ciò che deve rimanere, ciò che supera una certa soglia interiore di intensità emotiva, o di acquisizione intellettiva.
Quanto la poesia, per te, è anche rifugio e abbraccio, oltre che riflesso di ispirazione e poi comunicazione?
Oh, lei è la mia più fedele compagna, mi capisce e mi accetta quando per tutti non sono che strana e straniera, lei mi guarda sempre (come direbbe Antonia Pozzi), e per questa viscerale amicizia sopporto di incarnare, ogni tanto, quella splendida poesia di Beaudelaire dell’albatros deriso dalla ciurma…
Poesia e Trascendenza viaggiano paralleli nel mio peregrinare – e a volte, non di rado, si intrecciano: quasi non le distinguo! – rinsaldando quella corda misteriosa che mi tiene per la vita quando le sofferenze si fanno troppo acute perché bastino misure umane a far tornare i conti…
Da mamma e lavoratrice, ti conciliano dei momenti della giornata per dedicarti alla scrittura?
Diciamo che mi metto al pc ogniqualvolta riesco, e lì leggo, scrivo, mi confronto.
Mi piace quando resto sola, e posso saltare da una attività all’altra, dai lavori di casa ai lavori di intelletto, a modo mio, senza intralci di sorta. La mia scrittura avviene molto nella mente, dove posso lavorare pressoché ininterrottamente 😉
Quante pubblicazioni vanti ad oggi e cosa hai nel cassetto? Un poeta si sa è sempre in moto…
Alcune settimane fa è uscito, per Controluna editore, il mio sesto libro di poesie, “Concentrati sul cromosoma celeste”. Nel cassetto ne ho già un settimo, che uscirà probabilmente entro l’anno, e che si intitolerà “Guardarlo ancora. Paesaggi e miraggi della parabola amorosa”, e un ottavo, che tratterà in modo specifico il mio personale rapporto con la fibromialgia, e quanto sto facendo ultimamente per cercare di diventarne asintomatica.
Ci sono anche altre forme d’arte che coltivi?
Come ho accennato sopra, anche la fotografia è un mio canale espressivo prioritario. Recentemente mi sono messa di impegno per trasformare anche questa passione in qualcosa di offerto al vasto (si fa per dire:-P) pubblico, e ho realizzato un’Esposizione di alcune decine di scatti selezionate tra le migliaia di questo ultimo decennio. Sto lavorando ad una seconda Mostra, che chiamerò “Diario di Borgo”, essendo dedicata al quartiere in cui abito attualmente. Chi volesse sbirciare nei miei “quadretti” può cercare la mia pagina facebook chiamata “MiriScatti” e mettersi in contatto con me per farsi spedire non solo carta da libro, ma anche carta fotografica 😉
Grazie per questa intervista!
Miriam Bruni, filotessa 🙂