Editoriale Millecolline. Vi aspettiamo! Non mancate!

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 05/06/2022

Vi aspettiamo! Non mancate!

Sono tra le invocazioni accorate insieme ad una lunga sequela di altre captatio benevolentiae come: Ci vediamo tra poco!Restate lì!Non cambiate canale!Pochi minuti e ritorniamo!Tra pochissimo! Aspettateci! –  sempre pronunciati con toni suadenti, quasi ammiccanti. Questa è la televisione italiana, altamente commerciale, allineata alle regole di mercato e grande inventrice di prodotti ad alto gradimento di consumo targati “vuoto a perdere”, con forti condizionamenti subliminali per colpire la nostra fragile autonomia.

L’alternativa alle fiction (parlate in dialetto siciliano, con temi violenti e sulla malavita organizzata), ai film d’importazione sempre violenti con scene di stupri, omicidi a go a go come se si giocasse al tiro al piattello, scene altrettanto truculente (inguardabili) privi di dialoghi, con doppiaggi afro-italico, insomma un parco di divertimento semplicemente demenziale, antieducativo, sobillatore e provocatore di devianze, disturbi psicologici e letteralmente immaturi. Non sono i grandi attori o i grandi registi (così denominati ed assunti dal mercato) che fanno la qualità di questi generi.

Gli italiani hanno smesso di parlare la lingua italiana da quando siamo stati invasi e contagiati da questi generi prodotti dalla degenerazione del “racconto filmico” che ha sovvertito le sceneggiature tradizionali con gli effetti speciali, con le ardite animazioni e la presenza del sonoro fino ad eliminare persino le poche parole che vengono pronunciate dagli attori. Al cinema come alla televisione mille opportunità per vedere film “roboanti” altamente reclamizzati, vincitori di Oscar da circoli ricreativi e compiacenti produttori che soddisfano e sostengono radicali cambiamenti di cultura e di mentalità.

Il cinema, la fiction non offrono esempi di formazione e di maturità, ma semplicemente orge di volgarità e blasfemie prodotte dall’incultura contemporanea per generazioni di “avatar”, di “replicanti”, di “frustrati”, di “alieni” in caduta libera come dei meteoriti impazziti.

L’altra parte della programmazione televisiva viene occupata dalla costellazione dei talk show, condotti, ormai, da impiegate (la maggioranza sono donne) da decenni dipendenti della Rai o di altre Emittenti private. Sono intrattenimenti che occupano l’intera giornata di programmazione. Tutti che trattano gli stessi temi, con gli stessi ospiti come nel Circo Barnum, tutti ruotano: dai virologi, ai generali in pensione, dai politici disoccupati a quelli propagandistici, dagli esponenti del mondo gay ai cantanti, attori sociologi, opinionisti da marciapiedi e liberi pensatori e vanagloriosi. Che cosa si lascia allo spettatore? Cosa capisce colui che abbia una istruzione minima, di base? Anche in questo genere alterato e sconvolto in questi ultimi anni, non si parla in lingua italiana: solo con forti inflessioni dilettali ed uso di forme gergali e di idiotismi (espressioni e fraseologie familiari).

I conduttori sono i soliti giornalisti con le stelle da sceriffo o di aiuto sceriffo. Che si vivono di corti improvvisate affollate da giovani in cerca di un’occupazione. Il linguaggio è predefinito, schematico, insignificante, autoreferenziale. Si atteggiano da corrispondenti di guerra, come fossero Montanelli od Orwell. La messa in scena governa indisturbata: alla fine sono semplici puntate di una fiction illimitata su temi del giorno, sulle intese senza elettività affettive. Rigorosamente le molte donne ed i pochi uomini sono i sopravvissuti di una inossidabile spartizione delle parti o delle “particelle”. Nessun protagonista (donne e uomini) di rilievo. Tutti sulla stessa onda di anziana maturità di servizio, dove l’esperienza e gli espedienti ne tracciano meriti e valori. Ma rappresentano un mosaico deludente, privo d’interesse e di cultura, che si potrebbe parlare di spazzatura spaziale.

Un discorso più particolareggiato dovrebbe essere riservato ai programmi di intrattenimento con i soliti conduttori, che ho visto invecchiare, altrettanto impiegati senza macchia e senza paura, che hanno trasformato questi spazi di “distrazione piacevole” in volgari esternazioni sulla propria vita privata e su quella degli ospitati, vestiti e truccati come se di dovesse sfilare sui famosi carri mascherati. Dove sta il divertimento? Mi chiedo cosa significhi godere di questi momenti insulsi, offensivi, inutili.

La cultura del tempo libero è rimasta ed è morta negli anni d’oro della televisione italiana, quando la regola sovrana era nel rispetto del telespettatore, della sua sensibilità e dignità della persona e della sua cultura.

Per chiudere vorrei ricordare l’imbonimento giornaliero della pubblicità che non governa solo le Emittenti private, ma la stessa Rai nelle sue naturali e diverse mutazioni dei suoi canali.

La quantità riversata giornalmente è pari allo straripamento del Vajont. Lo spettatore è letteralmente inondato da un getto continuo di pubblicità la più disorganica ed eterogenea mai subita finora.

Una pubblicità che viene programmata senza alcun criterio valutativo di circostanze o di situazioni contingenti. Dopo scene di dolore segue la pubblicità del profilattico, del reggiseno, delle automobili super razzo, degli incontri trasgressivi, delle baldorie più irrefrenabili. E tutto questo è avvenuto durante tutto il periodo più buio e triste della Pandemia, come dall’inizio del conflitto russo-ucrania. Alla famosa e tragica sfilata dei carri militari pieni di bare di morti di Covid (Bergamo), seguivano pubblicità delle convenienze dei super mercati e delle offerte dei telefonini; alle macerie delle città bombardate in Ucraina, si corrisponde con il triplo hamburger; ai rastrellamenti militari e morti per strade con un fragoroso cocktail e con Albano sempre uguale a se stesso e ossessivamente ripetitivo.

La miseria, la povertà della guerra, di tutti i disperati della terra sono tragici orpelli per l’ennesimo lancio pubblicitario dell’acqua Uliveto o di un diamante dell’intramontabile Dior.

Ed allora? Continuate a guardare, bevete un ginger soda, non cambiate canale, aspettatici, gli angeli neri sono arrivati e vi culleranno per l’eternità!!!!

 

                                              Franchino Falsetti   

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