La scuola ha scelto: sarà un supermercato
Cattivi Pensieri di Franchino Falsetti
Pubblicato il 28/08/2021
Non solo a Bologna, città “amatissima” dal Carducci, luogo di anticipazioni, di sperimentazioni e programmi riformistici e di riconosciuta innovazione educativa e didattica; una città conosciuta come esemplare e di infiniti primati, ma in tutta Italia si registrano, da alcuni decenni, da quelli della liberalizzazione del mercato, dei passivi comportamenti seguendo l’ambiguo e persuasivo slogan: “consigli per gli acquisti “.
Questo slogan si è diffuso a macchia d’olio non solo nelle istituzioni private ma anche in quelle pubbliche, a partire dai licei sempre più competitivi fino ad arrivare alle scuole primarie e dell’infanzia. Una certa difficoltà le mostrano le scuole del nostro Sud che non hanno, ancora raggiunto, livelli manageriali, di autonomia economica e di suggestive programmazioni. Tranne in alcuni casi isolati e sostenute da certi localismi “dorati” o di tradizione, per il resto mostra tutto l’abbandono storico.
In piena era pandemica, nulla è cambiato: si continua ad invadere pagine di giornali quotidiani con inserzioni pubblicitarie, con roboanti “strilli” di inarrivabile qualità, con immagini ed inviti (Open day) a visitare le scuole, con il marchio di qualità.
Le catastrofiche scelte ministeriali: dai banchi a rotelle al Dad, al green pass, non hanno scalfito la vetrina delle scuole di alto gradimento o 24 carati, come quelle private che a Bologna agiscono da diversi decenni.
Per esempio sul Corriere Bologna (Corsera) ogni giorno, da oltre un mese, mezza pagina è dedicata al Kinder College (Scuola elementare e media bilingue) e Kinder Haus (Scuola materna dai 2 anni bilingue). Istituzione internazionale molto conosciuta ed apprezzata, presente a Bologna dal 1969. Lo spazio riservato è corredato di fotografie di riferimento e da specifiche comunicazioni, con evidenti richiami pubblicitari e commerciali. Come si potrà leggere per intero nella copia riprodotta dell’inserto giornalistico citato, dell’8 agosto 2021.
E’ questa la scuola che vogliamo? La scuola di qualità è solo auspicabile secondo le offerte formative, le vacanze organizzate, stage all’estero, lingue impartite come il cinese, il russo e l’arabo?
La Scuola della Costituzione non è più in discussione: la scuola italiana, quella pubblica, dall’infanzia all’Università, non esiste più.
Esistono i cimeli (gli edifici scolastici, in parte fatiscenti) ereditati fin dall’Unità d’Italia, un esercito di docenti e di personale non docente, ereditato dalle politiche precedenti e dai partiti in cerca di voti per i propri candidati in Parlamento.
Un’aggravata ed evidente incapacità a gestire ed organizzare il bene più prezioso, democraticamente parlando, che è quello della scuola, nel nostro caso di ciò che è rimasto della scuola, di quella oltraggiata, ridicolizzata, calpestata a partire dai famosi venti dell’Est. Oggi non siamo più capaci di fare scuola, di saper stare a scuola, di considerare la scuola come luogo di apprendimento, di conoscenze, di saperi, di imparare ad imparare. Un luogo propedeutico alle scelte successive, future al lavoro, ai mestieri, alle professionalità.
Questo luogo non esiste più. I Maestri sono scomparsi e sono nati i pedagogisti e gli apprendisti Ministri. Esiste la logica del collocamento. I concorsi sono il totip delle assunzioni. Non si richiedono particolari competenze. Tutto continua con gli appunti degli zii e dei nonni e l’erudizione, gli approfondimenti tematici e multidisciplinari, fanno parte solo di una nuova cabala per godere, all’italiana, di un posto nella pubblica amministrazione.
L’orgoglio è essere riusciti ad essere statali, col posto sicuro, il resto è solo polemica per gli invidiosi e per i somari alla radice quadrata.
Con questa “cultura” del posto fisso, statale ed inamovibile, quale scuola è stata realizzata o si sta cercando di realizzare? In oltre un anno e mezzo da quando è iniziata l’era del Coronavirus, la scuola italiana ha vissuto le pagine più nere della storia repubblicana e post risorgimentale.
La scuola è stata considerata un bacino sanitario entro il quale sperimentare ogni diavoleria anti virus, senza rendere gli studenti protagonisti del proprio anno scolastico e della necessaria ed importante preparazione agli esami di maturità (conclusesi, nel giugno 2021, in una disperata farsa). La categoria studenti è in astanteria ed i docenti fungono da crocerossine per tamponi, vaccini, distanze, video lezioni, Dad psichedelico e l’aumento di nuove malattie nervose e depressive.
Forse le scuole private, nella loro evidente gastronomia, sono più affidabili?
Franchino Falsetti