Cattivi Pensieri: Nel declino prevale la “mutazione sociale”

Nel declino prevale la “mutazione sociale”

Cattivi Pensieri di Franchino Falsetti

Pubblicato il 28/04/2021

Prima del Covid -19 in Italia come altrove, soprattutto, nel mondo cosiddetto occidentale, era da alcuni decenni in atto una mutazione del costume, della cultura, della mentalità. Motore principale di questa rivoluzione silenziosa e dei processi di radicali cambiamenti in senso comportamentale ed etico è stato l’eccesso ed ossessivo sfruttamento della tecnica e della scienza a porter .

Le culture miste e tendenti al tribalismo ed alla spettacolarizzazione presenti nel paese dalle radici mobili ed in perpetua sperimentazione come gli Stati Uniti, hanno, di fatto, portato la tradizione delle civiltà europee ad una inarrestabile e rovinosa caduta di dignità, di stile e dignità del vivere relazionale politico e sociale.

In una mia “particella”, ricordando una mirabile pagine dell’ intramontabile “Cuore” di De Amicis, in cui si parlava come sia importante saper stare, comunicare, camminare in un movimentato e particolare mondo, come la Strada, oggi desidero fare notare come la serietà dei luoghi e degli ambienti che respirano di Storia, di Storia d’Italia e dei suoi grandi uomini che l’hanno costruita anche con il sacrificio della propria vita, come Matteotti, siano oggetto di volgare mutazione e di oltraggio della sacralità del luogo che è il Parlamento della Repubblica italiana.

Qualcuno nel passato remoto provò a definire il Parlamento come “un bivacco di manipoli” . Ma erano tempi bui e di fatto il Parlamento era stato messo a tacere e tutti i partiti democratici preferirono trasferirsi sull’Avventino. E così nacque la dittatura fascista.

Oggi il Parlamento italiano è di nuovo un “bivacco” perché è occupato da giovani barbari mescolati con una pattuglia di “anziani” nostalgici ( un gruppo di reduci orfani dei grandi ideali ancora vivi ed operanti nel secolo scorso ). Non più personaggi come Moro, Fanfani, Cossiga, Codignola, Jotti, Pertini, De Gasperi, Salvemini, Nenni, Mancini, Togliatti, Einaudi, Saragat, De Martino, Spadolini, Andreotti, Zangheri, Terracini, Belinguer, Croce, Turati, Costa, Carducci, De Sanctis, Manzoni, Cavour, un piccolissima carrellata di uomini illustri che hanno onorato il Parlamento italiano nel rispetto della diversità ideologica e di appartenenza partitica.

Il nostro Parlamento, oggi, senza aggiungere nient’altro, è stato trasformato in un albergo, in un rifugio, dove si entra con lo zainetto a tracolla, vestiti in modo casual, senza alcuna dignità e dovuto rispetto al ruolo che si ricopre ed al luogo che si frequenta. Da un po’ di tempo va anche ricordato che l’Italia non è più governata dal Parlamento: non si discutono progetti legislativi, quindi non di fanno leggi, ma decreti o “decretini”, così come molti autorevoli opinionisti preferiscono definire.

Un tempo, per comodità demagogica, si diceva che l’abito non fa il monaco. Invece, per effetto di un’altra motivazione demagogia, quella dell’ugualitarismo e del pensiero debole, l’abito fa il monaco. E tutto in piena sintonia con la caduta di stile e di costume diffusi a partire dal fatidico ’68 dello scorso secolo. Un processo di omologazione che ha coinvolto il nostro modo di vestire, di comportamento, di educazione . Valori basilari delle nostre relazioni interpersonali e pubbliche, che sono stati completamente ribaltati, fino a diffondere e praticare , in modo onnicomprensivo, la mala educazione.

A questi modelli dello stare e del convivere, si deve aggiungere la volgarità del linguaggio e del pensiero unico. Nuove forme di persecuzioni e di censure e l’irrefrenabile volontà distruttiva verso il passato, le tradizioni, il cosiddetto mondo di ieri . Una vera rivoluzione giacobina, che ci mostra un pericoloso ed involuto processo di mutazione sociale e non di visioni critiche ed intelligenti di cambiamento e di progresso.

                                                                                                                                                                                           Franchino Falsetti

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