Lettera aperta di Andrea Lupo; il suo teatro al tempo del Covid

Proponiamo in maniera integrale il testo inviato su FB

Abbiamo chiesto ad Andrea Lupo di pubblicare il testo in segno di solidarietà
 
Pubblicato il 16/11/2020
 
In questo momento difficile che stiamo attraversando, le mie preoccupazioni si concentrano principalmente su due piani.
Il primo, visto che TDT è un’impresa culturale, con dei dipendenti a tempo indeterminato a cui vengono garantiti ovviamente e giustamente tutti i diritti economici e previdenziali, è quello di come continuare a garantire a loro uno stipendio.
Il secondo è continuare a dare la possibilità a loro e a me stesso, di creare, frequentare, nutrirsi, cibarsi di arte e di poesia, perché questo è quello in cui credo.
 
 
I passi indietro non mi sono mai piaciuti,
non si adattano a quello che sono.
Questo non significa fare teatro in streaming,
che per definizione non è possibile,
visto che il teatro esiste solo dal vivo.
Ma significa mettere il nostro artigianato
e le possibilità offerte dalla pratica teatrale
al servizio della creazione di contenuti
che si possano proporre in video o in diretta streaming. 
 
 
Non sarei capace di fare altrimenti
un po’ per come sono fatto:
non riesco a stare fermo, non sono un essere meditativo,
io FACCIO teatro, più che studiarlo o pensarlo.
Ho bisogno di FARE, altrimenti finisco per stare male.
 
 
E poi penso che ce ne sia bisogno, al di là di me.
O meglio, penso che il fatto che esistano persone come me
che hanno questo bisogno
e questa tensione continua verso la produzione
di arte e di teatro,
risponda al bisogno che c’è nel mondo di nutrirsi
di arte e di teatro.
 
 
Questa catena che si crea e si tiene insieme grazie all’incontro tra questi due bisogni, rende gli esseri umani, esseri umani. Interromperla vuol dire rinunciare alla propria umanità.
 
 
Quindi, adiamo avanti, a costo di dover finire prima o poi come “carbonari”, a far teatro di nascosto nelle cantine.
Rispondere adesso con il silenzio alla pandemia o a decisioni che hanno utilizzato criteri discutibili, rinchiudendosi in casa, aggiungendo un’ulteriore chiusura alle chiusure già in essere non è la mia scelta.
 
 
Se mi chiudono il teatro,
reagisco proponendo di andare a declamare poesie
gratuitamente, magari fra le corsie di un supermercato.
Progetto che già ad ottobre 2019 avevamo proposto ad una grande catena di alimentari.
Non c’è una via giusta o una sbagliata.
Ognuno ha la propria sensibilità.
E questo non significa non partecipare alle giuste lotte o mobilitazioni a favore del teatro e della cultura.
 
 
Ma nel frattempo,
restare a casa non rappresenta la scelta che sento giusta per me,
per tutto il gruppo di Teatro delle Temperie,
per le persone della nostra comunità
che come noi hanno bisogno di aiuto per superare questo momento difficile.
 
 
Andrea Lupo c’è…
Teatro delle Temperie c’è…
finché ne avremo la forza… finché…
 
 
“​Il vento soffia ancora
e soffia forte.
Tenetevi stretti
e continueremo a portarvi altrove,
in alto, in basso,
lontano e poi di nuovo vicino.
Perché finché il vento soffia,
noi saremo i vostri aquiloni.”
                                                                                                                   Andrea Lupo
 
Tutte le fotografie di questo articolo sono di Roberto Cerè

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