Presentiamo il primo volume assieme ai cinni bazzanesi
Il cinno, eterno ricordo di paese
Pubblicato il 01/06/18
Chi scrive è un cinno dei Campo dei Fiori, anche se preferirebbe chiamarsi “delle Case Operaie” ma, si sa, i termini seguono sia le mode che la politica e sembra che tutti noi siano tenuti a seguirli senza fare commenti di sorta, da buon assertivo rassicurante.
Il cinno, è un termine dialettale bolognese che identifica il bambino non ancora entrato in fase adolescenziale; ovvero uno dei periodi più liberi della vita umana e quindi pieno di crescita, giochi (abili o improbabili), incontri nascite di interessi in seme, amori, corse sfrenate e osservazioni di cieli senza chiedersi perché o fare analisi a cui debbano seguire giustificazioni o relazioni scritte. E’ l’età in cui non si comprende ancora il peso di un voto o un giudizio che possa inibirti. Non credo sia un caso che, quando raccontiamo “i nostri tempi migliori” a qualche sconosciuto, la maggior parte degli episodi appartenga all’epopea in cui era ancora consentito giocare e sognare; l’epoca in cui si era cinni.
I cinni del Campo dei Fiori sono (o sono stati) gli abitanti di un quartiere di Bazzano (Bo) chiamato “Le Case Operaie” e si trovano ogni tanto per rivedersi dopo anni di lontananza e piccoli o grandi abbandoni. Oggi, domenica 27 maggio 2018 hanno, però, alzato il tiro ed hanno iniziato a pubblicare una collana di volumi leggeri in cui raccoglieranno, piano piano la memoria degli abitanti che ne hanno definito i confini. Questa iniziativa, a cui auguriamo tutto il bene possibile, è una maniera autonoma per restituire la dignità dovuta ad un luogo che identifica un epoca che era fatta di uomini e donne che, pur lavorando pesantemente, potevano organizzarsi ed immaginare di essere, loro, un modo per rispondere alle esigenze di miglioramento delle condizioni di vita e stato sociale. Mica poco, inimmaginabile al giorno d’oggi (?).
Certo, come potete vedere i cinni che si ritrovano hanno, oggi, una età anagrafica molto variabile ma, come si sa (o come si fa finta di non sapere) l’età anagrafica conta relativamente nel misurare la vitalità delle persone.
Buona visione.
Testo e fotografie di Roberto Cerè per la rivista WEB Millecolline
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