La geografia dei nostri patrimoni artistici è terremotata
In questi giorni viviamo, con viva partecipazione e solidarietà, i tristi e drammatici avvenimenti dovuti alle devastanti scosse del terremoto, concentratesi nel centro della nostra bella Italia. Regioni come Umbria, Marche ed Abruzzo, di rara bellezza paesaggistica ed artistica, sono allo stremo e moltissimi patrimoni artistici inestimabili nella loro realizzazione e testimoni di epoche in cui si formarono, sono andati in mille pezzi. La continuità degli ideai e dei simboli della nostra storia e della nostra identità è stata frantumata, cancellata, in pochi secondi, in modo spietato.
Si dice che la Natura non commetta crimini e che tutto è colpa dell’uomo o di ciniche fatalità. Vorrei essere, per un momento, in disaccordo:è vero che non dobbiamo consolarci nel ritenere qualcuno o qualcosa sia sempre il capro espiatorio, ma la Natura ha un suo misterioso disegno ed è quello che regola sia la nostra esistenza, sia quella dello stesso Pianeta. Non possiamo essere sempre fatalisti. Se tutto non è assegnato al caso o al Caos, allora, dobbiamo porci altre domande e, forse, fare altre considerazioni. Noi viviamo, purtroppo, del nostro presente e tutto quello che ci capita, è esclusivo: succede solo adesso. Abbiamo perso la memoria storica, non conosciamo la storia degli avvenimenti che hanno, sempre, modificato il nostro modello di vita individuale e collettivo. C’è un filo rosso della storia dell’umanità che è fatta solo di distruzioni naturali, di sconvolgimenti climatici e tellurici.
Tutto questo ha,continuamente, fatto cambiare le nostre abitudini, il nostro habitat, i nostri riti civili e sociali.
Quando questi sono crollati, l’uomo ha ricostruito, ma non ha potuto dare alcuna continuità alle tradizioni consolidate. Stiamo attenti a chi dice: ricostruiremo tutto come prima. Non è vero, si potranno trovare soluzioni ottimali per ricostruire materialmente, ma non si ritorna indietro. Non ci saranno più quelle testimonianze artistiche, in quel loro naturale contesto, che respiravano ed alimentavano i valori di una tradizione millenaria.
C’è il rischio che la cultura e le tradizioni di questi luoghi divengano materiale per un museo di città perdute, sepolte, come la straordinaria testimonianza della città di Pompei. (79 d.C.)
Franchino Falsetti
Produzioni Millecolline
Diritti Riservati