EDITORIALE Millecolline. Sembra di vivere in una realtà romanzata

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 12/10/2025

Sembra di vivere in una realtà romanzata

Ho vissuto e vivo questo lungo periodo di tensioni civili e morali con molto scoramento e preoccupazione.

Le immagini che ci innondano, si ripetono, si riciclano ci dànno la dimensione più di un mondo romanzato che di una realtà di cui saperne valutare ogni impensabile conseguenza. Siamo convinti di vivere un periodo difficile per la democrazia non solo del nostro Paese ma dell’Occidente in generale.

Dopo ottant’anni di pace e dopo la caduta del muro di Berlino, gli equilibri della vecchia geopolitica si sono spezzati e si sono liberalizzate forme di visione anarchica e libertaria che come un uragano tende a far piazza pulita di ogni valida presenza valoriale del nostro recente passato.

E molti sono i cambiamenti esistenziali e comportamentali che ci hanno travolti. Senza alcuna diretta prescrizione ci siamo trovati ad assumere modelli di vita che non avevamo mai sperimentato e non erano presenti, neppure, nel nostro modo di pensare.

È nata una cultura del fai da te. Le diffusioni e persuasioni pubblicitarie hanno concorso insieme alla rete web e dei mass media internazionali a costruire questa nuova mente operativa ed imitativa, capace solo di reagire e non più essere l’albero della conoscenza.

Il presente ha livellato il divenire, l’alternarsi, la comprensione delle dinamiche dei fatti e la consapevolezza delle interpretazioni. Assistiamo a devastazioni di città storiche e millenarie senza alcuna motivata ragione politica, culturale e sociale.

Predomina l’ignoranza e la fomentazione strumentalizzata per altri fini di alternanze di potere. Potere cieco e cinico, che sta attuando le pagine più snaturanti della dignità della persona, della sua integrità e libertà della espressione critica e del diritto al dissenso.

I pretesti li conosciamo tutti: popoli oppressi, invasori, vittime incalcolabili, distruzioni massificate, nuovi e continui scenari di una Umanità sempre più nomade ed indesiderata.

Tutto questo come vedevamo nei vecchi film di ricostruzione storica degli antichi popoli, delle loro lotte di sopravvivenza e di episodi inventati per dare corso a soluzioni di superstizione e di usi duttili per cambiare il corso mistificante della Storia. E noi, tornavamo a casa soddisfatti, sollevati, convinti di quanto avevamo visto e partecipato. Educare non alla conoscenza storica, ma alla menzogna, alle subdole combinazioni per rendere la realtà uguale alla verità.

Ma noi non eravamo istruiti per essere ricercatori della verità, ma per emozionarci, sognare, schierarci, spontaneamente, dalla parte dei liberatori e dei costruttori di “novelle”.

A scuola ci insegnavano con lo stesso metodo: la modalità del racconto storico come nelle migliori ed appassionate favole tradizionali. La realtà come letteratura, la realtà come un romanzo a puntate illimitate, la realtà da godere seduto in poltrona guardando sciami di forsennati e cronisti scappati della scuola materna, pensando che fuori, alla fine, si fa del chiasso, ma noi viviamo un altro mondo.

Ogni evento oggi non ha nessuna credibilità. La parola si è trasformata in sonorità incomprensibili e le immagini sono le tracce di situazioni immaginarie e fuorvianti, poiché prive di contenuti, di motivazioni studiate a discutere non in processione, in guerriglie provocate o combinate, ma in luoghi in cui sia possibile il confronto, la discussione, la lettura di documenti e la presenza di un popolo non mascherato, non infamante, ma propositivo, cosciente che ciò che sta accadendo (pericolosamente) non è una realtà romanzata.

Franchino Falsetti

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