EDITORIALE Millecolline. Entrate libere e porte girevoli

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 26/05/2024

Entrate libere e porte girevoli

È da tempo che cerco di sentirmi protagonista! Non un influencer e neppure una figurina dell’imponente album seriale della vanità mass mediologica. Un protagonista del mio agire, del mio pensare, del mio Essere, della mia Esistenza.

Un protagonista che cerca di guardarsi attorno, relazionarsi con gli altri, rimanere sorpreso (se fosse possibile) ed interagire sulle varie problematiche che affliggono, disturbano, mortificano la nostra strana vita del XXI secolo! Questo mi piacerebbe perché sarebbe un motivo essenziale per dare un senso al mio soggiorno (non richiesto) su questa indecifrabile Terra (pianeta rotante).

Ed invece, mi accorgo sempre di più, di non poter esprimere alcun desiderio.

Tutto quello che faccio è già segnato (entrate libere), senza alcuna spiegazione, motivazione e consapevolezze e la mia vita si consuma utilizzando invisibili sollecitazioni (porte girevoli) che mi rendono un automa ed inconsapevole dei miei comportamenti.

Si vive di riflessi condizionati. Si vive perché ci si incontra e qualcuno crea delle provocazioni (dai vari Uffici che ci governano alle nostre obbligate partecipazioni per inventarci un ruolo sociale, culturale, politico, professionale).

Possiamo riscontrare esempi nell’uso di luoghi comuni definendo queste situazioni: kafkiane, pirandelliane, shakesperiane, proustiane, gozzadiane, zavattiniane, ect… ma non sono consolatorie, come un tempo (quando la vita era più semplice ed i linguaggi erano naturali). Con le stesse aggettivazioni (prese a prestito inconsapevolmente) si cerca di caratterizzare un disagio, un malessere, ma, soprattutto, una evidente impotenza a capire le nuove dinamiche sociali ed i fatti che accadono nel mondo che ci rendono distonici e smarriti.

Stiamo assistendo a ritorni storici ed a stravaganti comportamenti, non esclusi quelli diplomatici ed internazionali.

Le porte girevoli sono quelle preferite per cambiare la propria identità (pirandelliana evocazione): nessuno ne parla, ma, oggi, la vergogna è solo un termine del dizionario italiano che non è conosciuto e tantomeno non colpisce il sano pudore perché anch’esso è stato seppellito. Pertanto la porta girevole della perdita della propria identità è a giro continuo e coinvolge ogni ceto sociale, ogni professione ed ogni responsabile della vita pubblica.

La corruzione, altro termine della lingua italiana, non preoccupa più nessuno. Quello che è importante è fare (anche illegalmente), tanto sono cadute le barriere punitive sicure e la nostra reputazione, comunque, sia, non verrà sporcata. Solo nei casi del capro espiatorio.

La caccia all’untore è sempre presente e quella ha accesso ovunque e gira le mille aperte girevole.

Nella politica ci si muove senza idee. Si vive alla giornata e secondo quello che passa per la testa di chi ha messo la giacca con i distintivi comprati al mercatino dell’usato.

Predomina il giovanilismo che ha sostituito la leva obbligatoria e poiché siamo dotati del linguaggio, in ogni latitudine e longitudine si parla sparlando “con autorità” improvvisata come se fossimo invitati permanenti ai grandi Eventi Epocali. Ma la cosa più grave è che siamo di fronte alla politica senza memoria e qui la porta girevole diventa un turbine!!

“Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi”.

(Shakespeare, Re Lear)

Viviamo di circostanze che ci tengono occupati durante la giornata, ma tutto il resto ci è sconosciuto, non ce ne preoccupiamo e pur non potendo avere alcuna spiegazione, continuiamo a commettere gli errori di sempre.

La vita passata non può essere Maestra, perché non la conosciamo, anzi la vogliamo cancellare, la rendiamo inesistente.

Vogliamo le entrate libere e le porte girevoli come è accaduto ed accade alla nuova edizione del Salone del Libro di Torino. Un ennesimo fenomeno mediatico dove sfilano come in una passarella di moda figure e controfigure inventate dal mercato editoriale italiano e non solo: ma nessuno compra libri e nessuno li legge.

Ci troviamo di fronte al trionfo della spazzatura della cultura, al nulla della scrittura commerciale, alla decadenza della letteratura ed alla vacuità di personaggi liquidi dello spettacolo e dei mass media e dei loro scritti gastronomici ed inutili.

Non più la fiera delle Vanità, ma la Fiera della Stupidità nelle peggiori forme del trasformismo e della visibilità pubblicitaria per l’imposizione dei nuovi barbari e delle loro scorrerie.

Un mondo non solo stravagante ma privo di veri Maestri,di idee  consolidate dalla Storia, “sapendo di non sapere”.

“Non è il desiderio d’insegnare agli altri ciò che so o credo di sapere che mi mette voglia di scrivere, ma al contrario la coscienza della mia incompetenza”. (Italo Calvino, Mondo scritto e mondo non scritto, Oscar Mondadori, 2002)

                                                                

                                                                 Franchino Falsetti

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