Editoriale
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 07/11/2021
Intellettuali o intellò
E’ solo un titolo provocatorio, perché gli intellò è una pura invenzione, per dare esistenza ad una “sinistra” ondivaga ed orfana di veri e grandi Maestri. Il gregge intellettuale che esce dai banchi delle università italiane va bene per una domanda da turista all’estero in cerca di posti in cui tutti possono sedersi perché non esistono finalità, progettualità d’Istituto e le Accademie sono solo pezzi di pergamene da mettere insieme alle corazze lungo gli scaloni dei bei palazzi musei inglesi o francesi. Gli americani non possono concedersi neppure questo, perché sono una brutta copia dell’Europa e vivono di corsi dedicati alle arti marziali ed alle mappe del transgender.
In tempi bui come viviamo la figura dell’intellettuale ritorna ad essere ricordata e proviamo a darne una obiettiva definizione: “un uomo o una donna che usa la sua celebrità acquisita in campi specifici, come nelle scienze, nelle arti o nella cultura per mobilitare l’opinione pubblica in favore delle idee che egli considera giuste”.
Ricordiamo che con il famoso “J’accuse” del notissimo scrittore francese Emile Zola, apparso sull’intera prima pagina del giornale “L’Aurore”, la parola intellettuale da aggettivo divenne sostantivo (13 gennaio 1898).
Zola con questo famoso editoriale rivolto al Presidente della Repubblica francese Félix Faure, per denunciare le false accuse ed il degrado del potere militare francese nei confronti del capitano Alfred Dreyfus, inaugurò un nuovo modo di fare giornalismo. Un caso clamoroso che scosse non solo l’opinione pubblica ma diede vita ad una appassionante e coinvolgente partecipazione del cittadino alla vita pubblica ed alla condotta morale dei suoi governanti
Ma non sono i casi emergenti che devono muovere questa “pattuglia” di chierici vagantes, che nelle tempestosità contemporanee preferiscono partecipare ai talk show, alle tavole ovali, ai girotondi, e lanciare qualche sentenza appena letta su un giornale di provincia.
E’ uscito un intelligente libro, in questi giorni, dell’instancabile ed acuto Sabino Cassese, dal titolo proprio “Intellettuali”. Lo consiglio vivamente. Ma penso sia difficile per gli stessi intellettuali capirne realmente il significato ed il richiamo accorato a loro rivolto perché si sveglino dal loro torpore e che entrino nella mischia, nell’Agorà della vita pubblica.
E’ un invito ottimista, io preferisco suggerire che per riprendere il vero discorso delle Idee, vuol dire rimandare a scuola tutta la classe dirigente attuale e tutta la fitta schiera di disoccupati che aspirano solo, per facilità d’accesso, di diventare politici, amministratori, gestori della cosa pubblica senza alcuna preparazione, studi, ed esami pubblici e nazionali.
Bisogna ricordare a costoro, alcuni ben mascherati, che va ricostruito tutto il pensiero politico, in modo critico, e questo non può essere affidato ad un solo (come vorrebbero e richiedono gli intellò)ma da un gruppo di alta qualità culturale e sapienziale per cominciare , per esempio, a dare la parola a chi non può averla facendo tacere tutti coloro che manifestano senza cervello, senza cognizione di causa , senza alcuna conoscenza.
E’ importante fischiare, tambureggiare, urlare, spintonare e commettere atti di violenza gratuita. Questi, a partire, dai loro dirigenti, anche quelli più rappresentativi, devono ritornare a scuola. Quella di un tempo fatta di banchi di legno e carte geografiche affisse al muro insieme alla lavagna. In questa epoca tormentata e preoccupante (Covid e non Covid) così critica e complessa, afflitta da abitudini diffuse di contestazioni insulse (Vax o non Vax) e distruttive secondo la nuova ideologia dell’ ”Arrabbiamoci”, sorretta dalla pura Ignoranza, è opportuno parlare di intellettuale collettivo, nuovo impegno ed auspicabile aggregazione per contribuire a creare le condizioni (consapevoli e mature ) d’una nuova produzione e di nuove utopie da realizzare.
Franchino Falsetti