Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 23/11/2025
Siamo tutti colpevoli
Mi piacerebbe che le poche considerazioni che scriverò sui nuovi “campi di sterminio” prodotti della cosiddetta età del progresso scientifico e tecnologico, possano divenire l’incipit di un manifesto per un nuovo riscatto sociale e per un processo di ricostituzione della nostra Italia non più proletaria, ma inesorabilmente, diretta verso la deriva dell’autodistruzione.
Non dovrebbero essere scritte nuove parole generiche, ma capitoli importanti su cui si fissano gli obiettivi e le modalità con cui si potrà uscire da questa maledetta retorica (tutta italiana) che impedisce di pensare per decidere, di pensare per operare, di pensare per risolvere.
I “campi di sterminio”, si chiamano femminicidio, bullismo, violenza alimentata ed impunita, ogni azione finalizzata al vuoto vandalismo dei beni pubblici e ad ogni violazione della libertà individuale e dignità della persona.
Sappiamo, come ho trattato nell’Editoriale della domenica 16 novembre, che l’informazione si è sostituita alla conoscenza e quindi tutto si è frammentato dai saperi, ai comportamenti sociali. Viviamo una Società maleducata, sprovvista persino del vituperato “buon senso”.
La perdita dei valori laici ha contaminato la perdita dei valori religiosi, di tutto ciò che regolava il mondo delle relazioni pubbliche e private.
Gli episodi recenti, come quello di Milano, relativo alla violenta aggressione di un giovane studente universitario da parte di una banda sbandata di giovanissimi, non può essere solo oggetto di giornalismo telecomandato, di sparate verbali tra fazioni rionali, tra comari della politica che recitano in Parlamento o in qualunque altro luogo della pubblica Amministrazione, poiché, secondo la verbosità dominante e l’assenza o l’incapacità decisionista, non si risolve assolutamente nulla.
Si creano i telefoni amici, i canali delle confessioni, delle consolazioni, delle interviste sui media o sui social, ma non si provvede, non si decide, non si opera, non si fronteggiano questi nuovi pericoli che hanno costruito le nuove forme di “campi di concentramento” nelle principali città italiane.
Tutti ne parlano, tutti guardano i filmati delle videoregistrazioni, ma nessuno provvede.
È possibile pensare che esista una violenza di sinistra o di destra? È possibile ascoltare tutte le sere le solite comparse per parlarsi addosso, mentre fuori le città muoiono perché si uccide ogni giorno, si violenta ogni giorno, si limita senza alcun motivo la libertà di ognuno di noi?
Come si può tollerare che la democrazia venga esercitata secondo gli spicchi dei poteri che la costituiscono e che dovrebbero, invece, difenderla? Difendere i cittadini, tutti i cittadini, soprattutto, quelli indifesi, più poveri, più emarginati.
Ciò che succede sembra autorizzato ed alimentato da chi, invece, dovrebbe intervenire e garantire ogni legalità, ogni forma di rispetto e di ritorno alla sicurezza. Si vive in un mondo di continue rappresaglie, sotto gli sguardi di chi dovrebbe poter intervenire perché ciò non accada.
Siamo ostaggi nelle nostre città, nel nostro territorio: ci dominano la paura e l’insicurezza.
Abbiamo spento ogni entusiasmo personale e collettivo.
I giovani possono essere sofferenti in senso generazionale, ma non assassini, non omicida.
Il loro disagio sociale è frutto di quella incapacità decisionale della Società italiana.
In questo ipotetico Manifesto bisognerebbe lanciare l’appello che tutti i partiti, il Parlamento, gli amministratori, le forze dell’ordine, devono provvedere al risanamento del vivere civile secondo regole, collaborazioni e cooperazioni, sapendo offrire e garantire a tutti il desiderio ed il diritto alla convivenza ed alla legittima serenità del diritto alla Vita .
Franchino Falsetti

ciao Franchein per il 25 ho preparato un placchetta. Te la porto all’incontro per Oriano