EDITORIALE Millecolline. A volte vorrei pensare al singolare

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 19/10/2025

A volte vorrei pensare al singolare

L’Età dell’informazione, dell’informazione millimetrata, frantumata, incisa e diffusa ovunque, dell’ossessiva presenza nella nostra vita, anche intima, molto spesso, mi stordisce, mi altera la mia tranquillità, mi condiziona al punto che per, ritrovare un po’ di quiete, spengo ogni fonte invadente della comunicazione artificiale, virtuale e ripetitiva fino allo stordimento.

Avete mai considerato che le sofisticate tecnologie applicate all’informazione hanno modificato i modelli del comunicare, anzi gli strumenti naturali, in particolare, del come si comunica, del come si comunica pensando, di come il dire non è una qualità innata, ma un modo cosciente, di saperi, per esprimere necessità e pensieri?

Il comunicare senza conoscenza è tipico del Tempo storico che viviamo: fin dalle prime contestazioni nacque non solo lo slogan del pensiero al plurale, il famoso collettivo, che cancellò l’individualità, il proprio sentire, la propria sensibilità, il proprio pensiero, la propria personalità.

Noi siamo figli dell’uomo massa e la massificazione ha, lentamente, pianificato, livellato, omologato, clonato le nostre identità e le singole ragioni dei nostri sentimenti e delle nostre volontà. Siamo stati spogliati di tutto, resi semplici oggetti di consumo commerciale e finalizzati ad usi strumentali, demagogici, menzogneri e superficiali.

L’uomo di oggi non deve pensare perché, non ha pensiero autonomo, ma collettivo e quindi quando noi parliamo o comunichiamo non abbiamo più la capacità di discernere, di valutare l’”io” e il “noi”.

Prevale quel particolare pensiero al plurale di cui le pubblicità a sfondo ecologico hanno sostenuto per animare la partecipazione di massa, l’indiscriminata presenza di fronte ad eventi sociali o politici. Ma si è formata una nuova coscienza al plurale e di massa.

Le piazze non sono più le agorà, ma luoghi in cui ammassare milioni di persone, di ogni età, per materializzare emozioni, sentimenti e pensieri personali in momenti di pluralistica esaltazione ed imbattibile violenza fisica di una momentanea e coesa volontà separata dalle singole ideologie.

Nasce la nuova figura professionale di attivista. Che produce pensiero unico collettivizzante finalizzato a determinati scopi di contestazione e di sovversione.

Avere troppe opinioni non è pensare al plurale e nemmeno allargare le nostre conoscenze, dal momento che noi consumiamo informazioni e non apprendiamo conoscenze.

Ecco perché mi piacerebbe che si ritornasse all’educazione dell’individuo, della persona, della personalità.

L’insicurezza sociale che è il male oscuro del XXI secolo ha proprio queste origini: lo sviluppo delle manifestazioni pubbliche, la partecipazione ad eventi culturali, il consumo agli incontri di massa come sagre, film e concerti nelle piazze sconfinate, testimoniano la vittoria del pensiero debole, di una cultura che ha bisogno di unificare e non di far pensare (individualmente).

Alla fine seguire un dibattito in un Festival sulla lettura, perché non aumentano i Lettori? Perché non si diventa più critici nella scelta e nella selezione dei testi?

Mi sembra che il segreto di pulcinella sta proprio qui: diffondere la cultura emendata, quelli dei libri di testo, quelle che si ripetono da secoli e che degli autori noti e ripetuti, conosciamo sempre le stesse opere, come per i musicisti per i poeti e per le arti in genere.

Avere trasformato e coltivato il mercato delle menti plurime ha contribuito a sostenere e programmare la famosa battuta: “Con la cultura si mangia”.

Franchino Falsetti

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