Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 31/08/2025
Scuola come carcere minorile
È la prima considerazione che ho fatto quando ho letto i vari provvedimenti che il Ministro dell’Istruzione e del Merito.
Valditara intende renderli quanto prima operativi a partire dal prossimo anno scolastico 2025-26. I soliti provvedimenti tutti orientati nella limitazione dell’autonomia e responsabilità, che non sono delle parole tolte dal libro “Cuore”, ma sono le basi di processi educativi che incidono sulla formazione della personalità dello scolaro/studente.
Si parla del divieto di usare lo smartphone (sequestrato ogni mattina, come se si entrasse in un carcere minorile e depositare gli oggetti personali, anche nelle scuole superiori). Ritorna il sei in condotta e riparazione a settembre, sostenendo un’esame di cittadinanza per ottenere la promozione “sospesa”.
I docenti dovranno valutare un elaborato, una sorta di “compito di cittadinanza”, per comprendere se ci siano stati un ravvedimento e una riflessione dello studente tali da poterlo ammettere alla classe successiva”, (Virginia della Sala, Il Fatto Quotidiano, martedì 12 agosto 2025).
Ma che prova è? E come sarà compilata? È una sorta di dichiarazione di auto-pentimento dello studente per ottenere, dai docenti, componenti di un nuovo tribunale d’inquisizione scolastico, la promozione all’anno successivo. Ma cosa c’entra questo con la disciplina?
Cosa c’entra con il senso di responsabilità, di educazione alla responsabilità? E così per altri divieti formali, privi di consistenza, ma finalizzati al senso di colpevolezza, di trasgressione comportamentale, che non si spiegano pedagogicamente, ma come normative militarizzate.
La scuola italiana dalla riforma Luigi Berlinguer (1997) ha perso la parola educazione, lasciando all’istruzione ogni oggettività e finalità in ambito formativo con il rischio di formalizzare un’istruzione dogmatica e non dialogica.
Cicerone diceva che “per scoprire la verità è necessario discutere sia a favore che contro ogni argomento”. Mentre nelle nostre Università si sta realizzando ciò che negli Stati Uniti da alcuni anni imperversa e cioè che non sono più fonti di conoscenze ma di politicizzazione “le abilità per risolvere i problemi più urgenti della nostra società”, nel sistema della scolarizzazione abbiamo svuotato ogni contenuto educativo, ogni percorso formativo finalizzato non solo alla conoscenza ma alla riflessione critica su ciò che si conosce e sule potenzialità d’uso o di utilizzo.
I giovani escono da un esame di Stato e non più da una “maturità” e questo deve farci riflettere, poiché ogni finalità educativa è scomparsa, prevale l’attualità, il presente, e ciò che sembra ancora “disciplina” è un segmento dottrinario affidato ai docenti, ai genitori tuttologi e privi di ogni autorità didattica e pedagogica.
Un marasma generale che da anni non si riesce a ricostruire. Non sono i provvedimenti punitivi che qualificano il ruolo e la competenza di questa primaria e fondamentale Istituzione democratica e pubblica. Sono i contenuti di cui non si parla.
La Scuola italiana come può essere multiculturale se non si fa cultura? Se i docenti escono dall’industria dell’esamificio?
Se non esistono università con indirizzi professionalizzanti per rendere i docenti “architetti” del sapere, della convivenza sociale, della maturità educativa che ci rende solidali, rispettosi delle diversità e dell’altro/a.
Il femminicidio si combatte con l’Educazione e la conoscenza degli stessi problemi (uomo e donna) che si rendono complementari, indissolubili, partecipi degli stessi obiettivi del vivere insieme. Non ci vogliono più poliziotti od agenzie di pronto intervento.
Questi sono provvedimenti inutili perché non agiscono sulla persona, sulla personalità, sul modo con cui si è stati educati nel considerare la donna.
Ecco che nella scuola italiana bisognerebbe aver di nuovo la presenza educativa e non dis-educativa: docenti formati per realizzare utopie valoriali che sono contenute nei progetti dimenticati dell’educazione permanente, quella che avrebbe allontanato ogni velleità belligerante, ed ogni attacco mortificante alle nostre identità, al diritto alla convivenza pacifica ed alla libertà di scegliere consapevolmente il proprio modello di Vita.
Franchino Falsetti
