Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 18/05/2025
Ho provato a fare un sogno
Qualche decennio fa circolava un film che era tragicomico “Non ci resta che piangere”.
E poi ci fu un programma musicale televisivo dell’estroso e sempre verde Arbore che si apriva con una divertente ma veritiera canzone: “La vita è tutto un quiz”.
Due note evocazioni, apparentemente, diverse, ma il pozzo “bituminoso” è lo stesso e quello che può renderci più tristi è che l’uomo, anche se oggi si notano forme di disadattamento sociale, culturale e tecnologico, rimane quell’essere vivente a cui si può dire tutto, fargli fare tutto, renderlo inutile e poi invisibile, come non accade per nessun’altra forma di essere vivente.
In alcuni miei precedenti Editoriali ho rimarcato gli antidoti contemporanei per la sopravvivenza e non solo per vivere il tempo che ci viene concesso da madre Natura.
C’è un’oggettiva difficoltà e novità: la valigetta del pronto soccorso è sempre quella, dove oltre la solitudine, prevale il silenzio, la nostalgia, l’illusione, la rassegnazione ed il sogno.
Ma, non tutti hanno colto la differenza tra le generazioni passate e presenti: un tempo si caratterizzavano per l’incomunicabilità, per una rapida distanza tra padri e figli (a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso) e poi le generazioni si sono separate, non hanno cercato confronti, non hanno aperto certamen dialettici, ma quello che provocava l’uscita dalla famiglia d’origine un tempo (per incompatibilità di carattere e di vedute), oggi, con nuove presenze implosive nella diffusa comunicazione di massa e nella tendenza a trasformazione la nuova generazione in una “casta” senza guida e senza valori tramandati e da tramandare, si sono generate nuove radicalizzazioni, per cui le età dell’ uomo e della donna hanno alzato steccati vitali, estranei tra di loro, vere e proprie generazioni di alieni, di automa, in attesa di essere caricati con le molle dei valori del presente e delle esigenze imposte dal mercato consumistico e commerciale.
Ecco la scomparsa del sentimento, del rispetto, della considerazione degli altri, delle inesistenti relazioni pubbliche e convivere nello sguardo, primordiale, nel sospetto, nell’odio del prossimo come presunto o concreto nemico.
L’istinto distruttivo è il nuovo valore dell’età contemporanea: la disgregazione della famiglia (nucleo primario e fondamentale per l’educazione e la formazione valoriale, civile e sociale) e la perdita di un valore come l’amicizia, fondante per la nostra stabilità psicofisica hanno deformato altri basilari valori come la solidarietà, la comprensione, la sfera affettiva, la correttezza dei comportamenti, la compagnia, la libertà, la tolleranza.
La totale assenza di esempi e di esperienze di formazione individuale e collettiva, il mancato esercizio del vivere democratico, hanno generato, come fa il sonno della ragione, i nuovi mostri, di cui la Società rimane inerte e gioca al poker delle responsabilità: il femminicidio, le baby gang, gli infiniti flussi migratori nel disordine e nella illegalità (rendiamo legale chi è privo di documenti, di identità anagrafica e civile), la sottomissione musulmana: le religioni monoteiste hanno pari dignità.
Invadere l’Italia, Nazione “Cattolica, Apostolica e Romana”, di Moschee e di ogni forma di sottomissione da parte delle autorità civili e religiose italiane, dirigenti, insegnanti, è quanto meno sorprendente.
Il mio sogno è proprio questo; stiamo cambiando la nostra Italia, figlia del Risorgimento e della Costituzione repubblicana, per non avere una classe dirigente e parlamentare idonea, culturalmente formata per amministrare e governare e affidarci alle forme “separatiste” che denotano la loro impreparazione, lo scollamento con la realtà e la totale ignoranza della Cultura, della Storia e delle Tradizione della nostra Nazione.
In pochi decenni, con l’avvento delle “mani pulite” la tabula rasa non è stata uguale ad avere necessarie regole di onestà, un nascente mondo nuovo e credibile, ma un piccolo mondo fatto di incompetenti, avidi come i precedenti.
Un reale esempio di trasformismo dove l’ultimo vero risultato è stato quello di aver sepolto i Maestri, di aver azzerato le virtù, i valori e le qualificate professionalità per poter ancora essere orgogliosi di essere Italiani. IO lo sono.
“La nostra società non fa l’apologia del desiderio, fa piuttosto l’apologia delle voglie, che sono un’ombra impoverita del desiderio, al massimo sono desideri formattati e normalizzati. Come dice Guy Debord in La società dello spettacolo, se le persone non trovano quel che desiderano si accontentano di desiderare quello che trovano”. (Miguel Benasayag – Gérard Schmit, L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli,2004)
Franchino Falsetti